L’avvocato Marco Massei insieme ai componenti del comitato durante una delle iniziative per la salvaguardia del punto nascita
di Monia Orazi
Un referendum abrogativo per salvare il punto nascita di San Severino. A prepararlo è il comitato sorto per difendere il reparto di Ostetricia del nosocomio settempedano e salvarlo dalla cancellazione. Una battaglia che continua senza sosta, quella del comitato, che ritiene il reparto sia un punto cardine della sanità della nostra provincia, specialmente per le aree interne e per evitare il rischio alle partorienti di fare molti chilometri per raggiungere quello che diventerebbe il reparto più vicino: quello dell’ospedale di Macerata. E arriva la nuova idea: un referendum abrogativo contro le determine dell’Asur e le delibere regionali che stabiliscono la chiusura del punto nascita di San Severino.
«Come anticipato dal comitato di Osimo, credo sia opportuno contrastare le nefaste scelte politiche della Regione, attraverso un referendum abrogativo per cancellare quei provvedimenti scellerati adottati dalla giunta regionale il 24 dicembre scorso», annuncia l’avvocato Marco Massei, del comitato per salvare il punto nascita. Il legale chiarisce che possono richiedere il referendum anche venti consigli comunali, ventimila elettori, due consigli provinciali, oppure tanti consigli comunali che rappresentino almeno un quinto della popolazione regionale. «Il comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale chiederà al sindaco Cesare Martini di fare da tramite tra tutti i comuni interessati dalla chiusura del punto nascite settempedano, oltre a Fabriano e Osimo, soprattutto tutti quelli dell’entroterra maceratese, al fine di promuovere tale proposta referendaria in tutte le opportune sedi istituzionali», continua Massei. In questi giorni circola anche a San Severino, nei comuni limitrofi e sul gruppo Facebook dedicato alla difesa del punto nascita, la petizione popolare per raccogliere le firme contro la chiusura. La deputata Lara Ricciatti ha presentato al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, un’interrogazione sul punto nascite di San Severino. «Qualora il punto nascite di San Severino venisse chiuso – scrive Ricciatti nell’interrogazione –, l’utenza delle aree, interne e montane, sarebbe costretta a rivolgersi al reparto di ostetricia più vicino, situato a Macerata. In tale ipotesi una donna si troverebbe ad affrontare, durante il travaglio, lunghi viaggi con il rischio di neve, gelo, incidenti, strade impervie, raddoppiando in più casi i tempi di percorrenza ad oggi previsti per raggiungere l’ospedale di San Severino ciò anche in situazioni d’emergenza dove è fondamentale la vicinanza alla struttura ospedaliera, quali parti improvvisi o distacchi di placenta». Nell’interrogazione ricorda anche che il numero delle nascite è superiore alle 500 l’anno, e chiede al ministro di mantenerlo aperto.
Sui tagli alla sanità interviene anche il Movimento 5 Stelle di Matelica. «A Matelica vogliono togliere il medico dall’autoambulanza dalle 20 alle 8 del mattino e mandano a partorire le nostre mamme a 50 chilometri da casa per “razionalizzare la spesa sanitaria” – scrivono in una nota -. Anche a sentire il nostro sindaco l’ospedale di Matelica non è una struttura sostenibile. Però, per il Pd di Ceriscioli, le consulenze (come ad esempio quella per la Giannini) sono sostenibilissime».
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Ottima iniziativa!! Spero che serva a fare rimangiare l’ insulsa decisione della chiusura in oggetto…
Ci siamo i localismi alla riscossa, la Vandea s’è desta! Mantenere la qualità della sanità regionale è razionalizzare l’offerta e migliorare la qualità e l’attendimento. I problemi della nostra sanità regionale sono altri , e basta con questa difesa degli interessi del proprio orto, o di un ceto medico che non vuol perdere i suoi privilegi, per mantenere “feudi” sui quali poi esercitano la libera professione, non è un mistero che se hai urgenza o hai necessità di un attendindemento particolare ti dirottano sempre sulal visita privata a pagamentom e non si capisce come mai con tanti ospedali non si riesca a dare risposte in tempi utili a chi ha bisogno di cure e assistenza. Nella sua campagna elettorale Cerscioli ha parlato di riorganizzare le struutre dell’attendimento , quindi non è una novità. –
E dietro a ciò c’è solo la voglia di rais politici locali attuali e aspiranti.
Bravi combattete , non fate come a Recanati
Dal Vangelo secondo Luca Cer,
MARCHE UNITE NEL DIRITTO ALLA SALUTE, NELL’EQUITÀ E NELLA QUALITÀ DEI SERVIZI SANITARI
Va ripensata e riorganizzata l’offerta sanitaria superando il dualismo ospedale-territorio sulla base di questi principi fondamentali: equità distributiva, accessibilità, riduzione dei tempi d’attesa.
È in tal senso necessario riannodare una rete di strutture e di servizi che garantiscano la presa in carico del paziente e la continuità del percorso di cura allo scopo di guidare e sostenere il cittadino nella prevenzione, nella terapia e nel mantenimento.
Oltre ai ‘conti in ordine’, garantiremo il diritto alla salute e ai servizi. L’investimento sui presìdi ospedalieri sarà fatto con trasparenza – coinvolgendo i territori interessati – e superando le diffidenze nate in questi anni tra l’amministrazione regionale e quelle locali.
Ottima idea il referendum abrogativo. Ma una sanità decente non la otterremo mai se continuiamo senza alcun senso logico a buttare soldi nel pozzo senza fondo per mantenere le amministrazioni regionali. Se non ci rendiamo conto che nel paese, il declino di tutto, sia incominciato proprio con la loro istituzione, non abbiamo il diritto di lamentarci su nulla. Potrei citare una lunga lista di cose negative introdotte dopo l’istituzione delle regioni; ne cito solo una a titolo di esempio. “quando non cerano i carrozzoni regionali, avevamo l’I.G.E. che era al 3%, ora abbiamo l’I.V.A. al 22% e sembra nemmeno si vogliono accontentare.”
sarebbero da abrogare i pidioti regionali e chi li ha votati….