Le mamme scendono in piazza
“Giù le mani dal punto nascita”

SAN SEVERINO - Sale la protesta per il reparto dell'ospedale che proprio in questi giorni conta il 500esimo parto, una piccola di Petriolo. Tante le testimonianze di genitori che hanno raccontato la nascita dei loro figli in un clima familiare e accogliente. Presenti sindaci, consiglieri regionali e amministratori di ogni colore politico. LE FOTO

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Lo striscione mostrato durante la protesta

Lo striscione mostrato durante la protesta

 

Alcune delle mamme presenti

Alcune delle mamme presenti con il sindaco di Gagliole Riccioni

 

di Monia Orazi

“Giù le mani dall’ospedale”, “Meno tagli, più diritti”, sono i due striscioni che hanno accompagnato questa mattina la protesta contro la chiusura del punto nascita di San Severino, organizzata in piazza del Popolo dal comitato per la difesa dell’ospedale. Sono state raccolte le adesioni, anche di giovani mamme, alla manifestazione di martedì prossimo in consiglio regionale, quando al decimo punto sarà discussa la mozione firmata dai consiglieri della Lega, tra cui il settempedano Luigi Zura Puntaroni, per il mantenimento dei punti nascita di Osimo, San Severino e Fabriano. Intanto una mozione è stata approvata ieri dall’assise cittadina (leggi l’articolo). Questi rischiano di essere gli ultimi giorni in cui si può nascere a San Severino, proprio giovedì pomeriggio è venuta al mondo una bambina di Petriolo di oltre 4 chilogrammi, la nata numero cinquecento del punto nascita nel 2015.

Alcuni degli amministratori presenti

Alcuni degli amministratori presenti

Agli amministratori locali e regionali, si sono unite anche alcune mamme, che hanno voluto dire la loro sul perché il reparto deve rimanere. “Ho fatto nascere mia figlia a San Severino – ha detto Anna una giovane mamma tedesca di Matelica – mi sono trovata benissimo, non so come farei se chiudessero, andrei in Germania così partorisco per bene, il reparto funziona bene, chiuderlo sarebbe una tristezza”. Alice Ciattaglia, mamma per la seconda volta da una ventina di giorni ha raccontato cosa è successo ad una sua amica di Castelraimondo: “Il reparto funziona alla grande, per come ti trattano ti senti una regina, il personale tutto è in gamba, sempre pronto a dare consigli, disponibili e sorridenti. Non ci dimentichiamo delle urgenze, una mia amica di Castelraimondo, cinque mesi fa ha avuto un distacco della placenta, che richiede un intervento di urgenza, se fosse dovuta arrivare a Macerata avrebbe sicuramente perso il bambino, rischiando la sua vita. Vogliono vedere più morti a Macerata, è così che sarà”. Entusiasta del reparto anche Gianmarco, un papà di Macerata che ha scelto di far nascere i suoi due figli a San Severino ed il settempedano Danilo Panebianco: “I miei tre figli sono nati a San Severino e sono stati seguiti benissimo, come vicine di letto avevamo mamme anche da fuori, Monte Urano, Montegranaro e Montegiorgio, che hanno scelto di venire qui. Negli anni sono stati impoveriti i reparti del nostro ospedale, a partire dalla chirurgia, da cittadino mi chiedo però perché sono stati fatti tanti lavori, come l’ampliamento del parcheggio e ristrutturazioni, spendendo tanti soldi pubblici, per una struttura che si vuole chiudere”. Anche Amalia Brinda, mamma da undici mesi ha voluto lanciare un appello: “Mi sono trovata come in una grande famiglia, anche in pediatria ci sono persone preparatissime, dobbiamo lottare con le unghie e con i denti per non far chiudere”. Positiva anche la testimonianza della ginecologa Elisa Carboni, in servizio presso il reparto settempedano, che ha detto di trovarsi bene come medico e che tra pochi mesi diventerà mamma, pur essendo di Senigallia ha detto che verrà a partorire a San Severino.

La piazza d san Severino durante la protesta

La piazza d san Severino durante la protesta

A sottolineare le ragioni del comitato, con la richiesta di deroga e la lotta che sarà portata in Regione, anche grazie alle mozioni dei consiglieri regionali Elena Leonardi, Luigi Zura Puntaroni e Sandro Bisonni che ha chiesto la procedura d’urgenza per quella di Tolentino, sono stati Marco Massei ed il presidente dottor Marco Marchetti. “Mi hanno detto che le condizioni del reparto di Macerata, che dovrà accogliere le donne seguite da San Severino non sono ottimali – ha detto l’anziano e battagliero dottore – chiederemo la deroga alla chiusura, la nostra battaglia vuole essere un aiuto alle partorienti, anche quelle di Macerata”. Ci sono stati numerosi interventi degli amministratori presenti, ciascuno dalla sua posizione e visione politica, tutti uniti nel sostenere la necessità di mantenere aperto il punto nascita di San Severino, perché la viabilità nella zona montana non è agevole, inoltre l’ospedale serve un bacino di utenza di circa 80 mila persone, il reparto di Macerata non è stato potenziato per poter accogliere il flusso di donne aggiuntivo da San Severino. Secondo gli amministratori il reparto settempedano ha i numeri per poter restare e deve essere chiesta la deroga al ministro Lorenzin, tramite la Regione Marche. Fattore non secondario, tutti si sono espressi a favore del superamento della visione limitata al singolo comune, in una visione di rete territoriale, nella lotta per la salvaguardia dei servizi sanitari. Hanno preso la parola: Emanuele Della Ceca vicesindaco di Tolentino, i consiglieri regionali Luigi Zura Puntaroni e Sandro Bisonni, il sindaco di Gagliole Mauro Riccioni, presente anche l’assessore David Buschittari di Treia, per San Severino il sindaco Cesare Martini e il capogruppo di opposizione Gilberto Chiodi, da Macerata le consigliere Carla Messi e Deborah Pantana che ha chiesto al suo gruppo parlamentare di presentare un’interrogazione, Rolando Buschittari di Treia, presenti anche altri amministratori locali, il consigliere provinciale Pietro Cruciani, che ha annunciato un’interpellanza urgente al ministro Lorenzin tramite Lupi e Schifani. Sottolineata da Pantana e Martini la necessità di comprendere che gli ospedali di San Severino e Macerata sono complementari, rivolgendosi al collega Carancini, Cesare Martini lo ha definito “testone”, durissime parole di contrarietà alla “scelta scellerata” di Ceriscioli. Per coinvolgere i sindaci del territorio sarà inviato loro un documento di protesta, da approvare nei rispettivi consigli comunali.

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Il sindaco Cesare Martini con Deborah Pantana e Gilberto Chiodi

 

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La ginecologa Caroni con i sindaci

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Il comitato per l’ospedale “Bartolomeo Eustacchio”

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Gli amministratori Della Ceca, Buschittari e Pezzanesi


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Deborah Pantana

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Carla Messi

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Sandro Bisonni

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Massei e Chirielli del comitato

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Il presidente del comitato Marco Marchetti

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La testimonianza di mamma Sara

Alcuni degli amministratori presenti

Alcuni degli amministratori presenti

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La testimonianza di mamma Alice

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L’intervento di Zura Puntaroni

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L’intervento del sindaco Martini

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Presente anche Danilo Panebianco

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Gilberto Chiodi

 



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