di Monia Orazi
La “battaglia di civiltà e dignità” contro la chiusura del punto nascita di San Severino, così l’ha definita il sindaco Cesare Martini, annunciata dalla Regione di recente (leggi l’articolo), si consuma in due ore di discussione accesa, con distinzioni sulle reciproche posizioni, per poi giungere all’approvazione unanime della mozione presentata dal gruppo “San Severino città da vivere”, illustrata da Gilberto Chiodi, che impegna la giunta in una serie di azioni per cercare di mantenere aperto il reparto maternità. Il testo originale (leggi l’articolo) è stato integrato con alcuni emendamenti proposti dalla maggioranza ed illustrati da Martini. Si è introdotto un passaggio secondo cui la chiusura dei punti nascita dell’entroterra provocherà “un vuoto assistenziale a livello sanitario” e “disparità di trattamento” tra i cittadini, impegnando la giunta comunale ad intervenire nelle opportune sedi giudiziarie, sia amministrative che penali, per salvaguardare l’operatività del punto nascita, preparando gli atti necessari a chiedere la deroga alla chiusura, basata sia sul decreto Lorenzin (in fase di pubblicazione), che sull’accordo Stato-Regioni del 2010 che consente di mantenere, a certe condizioni, i reparti con oltre 500 nati all’anno. La delibera approvata dal consiglio sarà inviata anche ai sindaci dei comuni vicini, per coinvolgerli nella battaglia.
“Il consiglio deve esprimere un provvedimento unitario per affermare la propria volontà di mantenere il punto nascita – ha detto Chiodi – noi abbiamo appreso tutto questo dalla stampa, senza comunicazioni formali, rivendichiamo con orgoglio di aver chiesto il consiglio comunale e la mozione, siamo tutti contrari a questo provvedimento scellerato, chiedo le dimissioni di tutto il consiglio se non siamo in grado di tutelare il punto nascita”. Secondo Chiodi, la maggioranza ha gestito male la situazione, avrebbe dovuto coinvolgere la minoranza. “Quello che vi hanno dato all’incontro non è un provvedimento di concessione, ma una cosa sospetta, se si chiude il punto nascita si andrà verso la chiusura totale dell’ospedale, la responsabilità deve essere chiara – ha aggiunto Chiodi – la vostra posizione sin dall’inizio non è stata chiara, avete preso una sbandata”. Ad aprire il consiglio comunale è stato lo sfogo del sindaco Martini, che ha condannato alcune frasi offensive nei confronti suoi e della famiglia, apparse su Facebook. “Non vorrei che su questo la città si dividesse, come sindaco farò il mio dovere sono a fine mandato, ringrazio la minoranza per aver voluto il consiglio, il comitato per le sue intenzioni ma non per certi atteggiamenti, la preoccupazione per ciò che è stato riferito a mia moglie e mia figlia, uniamoci, io sono più arrabbiato della minoranza, voglio rafforzare la mozione”, ha detto il sindaco Martini.
“Il volantino della manifestazione è un attacco al sindaco, ho ricevuto la telefonata di alcuni colleghi che hanno imbarazzo a partecipare alla manifestazione di domani – ha affermato il primo cittadino – non è vero che supinamente ci siamo piegati al volere della Regione, c’è la legge sulla salvaguardia per le zone montane e inoltre San Severino ha i requisiti per poter resistere, questa è una scelta politica, non difendo nessuno, chi fa scelte scellerate se ne assume la responsabilità, ho lasciato il telefono acceso, attendevo un messaggio o una chiamata del governatore Ceriscioli, mentre parliamo il reparto maternità di San Severino ha raggiunto quest’anno i 500 nati”. La cicogna numero 500 ha portato una bella bambina di oltre 4 chili. Martini ha ricostruito l’incontro con Ceriscioli, spiegando che alla sua domanda su dove andranno le partorienti, è stato risposto che si attuerà un monitoraggio dei flussi, in particolare a Civitanova, che se non raggiungerà i mille parti, l’anno prossimo rischia di perdere il punto nascita, così come Senigallia. “Avevamo convocato l’incontro con il comitato di difesa per decidere il percorso da intraprendere, sabato è successo il finimondo, non ci è stata data la possibilità di confrontarci”, ha concluso il sindaco. Martini ha spiegato che la deroga è quella firmata insieme ai presidenti delle Unioni Montane e sono stati presi contatti con il gabinetto del ministro Lorenzin, per approfondire il tema. A nome del comitato per la difesa dell’ospedale cittadino, ha replicato l’avvocato Marco Massei, vicepresidente: “Stiamo assistendo al ripensamento di Martini, ci fa piacere, ma qui deve essere ristabilita la verità, non abbiamo colori politici, vogliamo essere al fianco del sindaco, se avessimo sentito dire che sarebbe stata presentata la deroga non ci sarebbe stato bisogno di fare tam tam su Facebook, telefonate ed incontri, se da subito l’amministrazione si fosse schierata a favore di quello che è un dovere civico”. Il vicesindaco Vincenzo Felicioli, ginecologo dell’ospedale settempedano, ha illustrato la vasta normativa sanitaria sulla riorganizzazione dei punti nascita, spiegando che non serve chiedere la deroga, prevista dal decreto Lorenzin per chi ha meno di 500 parti, visto che San Severino ha oltre 500 parti. “La delibera 735 è stata fatta a seguito della legge sulla revisione di spesa del 2012, dunque per risparmiare – ha detto Felicioli – questo è un percorso iniziato nei confronti della montagna, mi spaventa che forse ci troveremo a parlare della trasformazione dell’ospedale di San Severino in casa della salute, tante donne mi telefonano io cerco di tranquillizzarle, non so neanche io cosa succederà. L’ospedale di Macerata, così come è organizzato non è in grado di recepire i parti di San Severino, il flusso dei pazienti non si crea con le delibere regionali, ma lo fanno i professionisti, nel 2010 avevamo 800 parti, poi il calo demografico ed alcuni professionisti che hanno cambiato sede, ci hanno fatto scendere nel numero”.
Per il consigliere di minoranza Alessandra Aronne “la politica deve rendersi conto che così impoverisce il territorio montano, una donna da Fiuminata impiega almeno 50 minuti per raggiungere Macerata, non è possibile che un cittadino si senta dire che una visita è disponibile nel 2017, a pagamento la settimana dopo, si va verso il privato, al pubblico restano solo le briciole”. Critico contro la Regione l’ex sindaco Fabio Eusebi: “Ci sono sessantasei inquisiti, non hanno le condizioni per legiferare, in Regione hanno fatto scelte strategiche sbagliate e sono ancora lì a fare danni, alla fine le donne le manderemo a partorire nel centro privato Blugallery, così sarà”. Ha invocato un’azione forte e concreta il consigliere di minoranza Gabriela Lampa, mentre il consigliere Fernando Taborro ha suggerito di coinvolgere i sindaci del territorio e fare massa critica. Già nel maggio del 2014 era stata inviata al ministro Beatrice Lorenzin una petizione voluta dal consigliere provinciale Pietro Cruciani, in cui si chiedeva di tutelare le strutture sanitarie dell’entroterra. Per salvare il punto nascite domani alle 9,30 la manifestazione indetta dal comitato per la difesa dell’ospedale, in piazza del Popolo, a San Severino. Martedì la protesta in Regione, dove durante il consiglio regionale sarà discussa la mozione a difesa dei punti nascita presentata dalla Lega, tra i firmatari il consigliere regionale settempedano Luigi Zura Puntaroni.
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