di Giuseppe Bommarito
Si può capire la foga di Romano Carancini, appena rieletto, nel portare avanti a velocità supersonica, nella calda estate di quest’anno, i lavori di adeguamento dello stadio Helvia Recina alle normative per lo svolgimento delle partite di calcio della Lega Pro. Il sindaco Carancini tempo addietro era rimasto infatti fortemente scottato dalla promessa non mantenuta di allargare la vecchia palestrona di Fontescodella, impegno pubblicamente ed incautamente preso dopo il secondo scudetto vinto nel 2012 dalla Lube Volley, il cui mancato rispetto determinò la fuga da Macerata tra mille polemiche dei cucinieri pallavolisti e tante motivate critiche tirò addosso al primo cittadino.
Questa volta, con la Maceratese alle stelle per la travolgente vittoria nell’ultimo campionato e la tifoseria in delirio per il rientro dopo oltre quaranta anni nel calcio professionistico, la promessa di adeguamento in tempi veloci dello stadio Helvia Recina, proclamata con piglio solenne durante l’ultima campagna elettorale, doveva essere mantenuta a tutti i costi: un’altra bidonata era impensabile e non sarebbe stata di certo perdonata a Carancini, deciso a dimostrare, nel corso del suo secondo mandato, grande competenza e notevole abilità.
Ecco quindi, subito dopo la formazione della nuova Giunta, addirittura il primo luglio, una delibera dell’esecutivo (la n. 236/2015) che approva il programma dei lavori, degli acquisti e degli altri interventi urgenti per mettere a norma, secondo le ferree disposizioni della Federazione Gioco Calcio, l’ormai vecchio stadio Helvia Recina, che, in verità, necessitava di diversi lavori di manutenzione interna anche a prescindere dall’avvenuta promozione della Maceratese nella Lega Pro. In delibera si legge che la spesa complessiva preventivata per i vari lavori, definiti improcrastinabili per motivi di sicurezza, è pari a 450mila euro, iva inclusa, e che l’urgenza degli stessi giustifica il ricorso a procedure in economia e a cottimi fiduciari, anche nell’ottica di contenere il più possibile i costi.
Insomma, volendo chiamare le cose con il loro nome, la giunta, per l’adeguamento dell’Helvia Recina, ha scelto la pratica del cosiddetto “spezzatino” dei lavori, e quindi, anziché procedere ad una gara unica di appalto (come sarebbe stato giusto e necessario), ha frazionato in maniera strumentale i lavori stessi, rimanendo così per ciascuno di essi (fatta eccezione per quello, meno impellente, relativo alla rimodulazione della curva degli ospiti) sotto la soglia dei 40mila euro – al di sopra della quale è imprescindibile la gara di appalto e non è possibile la trattativa privata – e appaltandoli separatamente tramite ben diciotto determine dirigenziali, dando al dirigente dei Servizi tecnici “pieni poteri gestionali e di autonomia dirigenziale valutativa” nella scelta delle imprese chiamate ad eseguire i vari spezzoni dell’opera di adeguamento dell’impianto sportivo.
Due le motivazioni ufficiali di cotanta sottovalutazione della normativa sugli appalti pubblici da parte del comune di Macerata, che inevitabilmente ha determinato una lunga scia di illazioni in città circa i criteri di scelta delle imprese chiamate a partecipare al gran calderone degli interventi programmati: i tempi stretti e la possibilità, con le trattative private, di risparmiare sui costi dell’opera.
Sui tempi si potrebbe astrattamente anche essere d’accordo: è indiscutibile infatti che una gara complessiva di appalto, per quanto organizzata e gestita a spron battuto dall’ufficio tecnico, avrebbe impedito alla Maceratese di giocare nel proprio stadio sin dalla prima partita di campionato, sicchè l’esordio in casa sarebbe slittato di qualche settimana. Nel frattempo, però, non sarebbe di certo successo l’irreparabile (l’esclusione, cioè, della Maceratese dalla Lega Pro), visto che i cugini anconetani, grazie all’opera impagabile del formidabile avvocato Giancarlo Nascimbeni, avevano già dato la loro disponibilità ad ospitare, sia pure dietro lauto compenso, i biancorossi nel loro stadio sino a quando all’Helvia Recina non fossero stati completati i lavori di adeguamento.
Certo, la divina Mariella (a proposito: complimenti per l’ulteriore dimostrazione di grande valore della squadra e di chi la dirige) avrebbe dovuto farsi carico di un costo aggiuntivo, dato che lo stadio anconetano sarebbe stato concesso a condizioni discretamente onerose, tuttavia, in definitiva, nel caso specifico il pieno rispetto della legalità quanto ai pubblici appalti non avrebbe causato la fine del mondo: il campionato professionistico, sia pure con qualche settimana di ritardo, sarebbe comunque sbarcato a Macerata.
Assolutamente infondato invece era – e si è infatti ben presto rivelato tale – il discorso della giunta Carancini-bis relativo ai risparmi per le casse comunali che la contestata pratica dello spezzatino avrebbe consentito. I lavori di adeguamento dello stadio, infatti, come ha recentemente dichiarato con “voce dal sen fuggita” l’assessore allo Sport Alferio Canesin, sono fortemente lievitati, sino ad arrivare a 900mila euro (cioè circa il doppio di quanto inizialmente ipotizzato), una cifra che in seguito lo stesso Canesin ed il sindaco hanno cercato di ridimensionare con altre pubbliche dichiarazioni, arrivata in ogni caso ben oltre le previsioni e con un incremento tale che, per mancanza di ulteriore liquidità, ha impedito all’amministrazione di mettere mano ai lavori interni che pure sarebbero stati indispensabili (ad esempio, sul manto erboso ormai abbastanza logoro e negli spogliatoi, regolarmente allagati ogni volta che a Macerata cade dal cielo un po’ di acqua).
Come sia avvenuto tale impressionante sforamento delle previsioni non è dato sapere, forse per un utilizzo generoso, ma comunque improprio, delle somme a disposizione del Comune quale stazione appaltante in relazione a ciascuna frazione dei lavori di adeguamento.
Certo è che il frazionamento di un appalto in più lotti da parte di un ente pubblico è consentito, secondo il Codice degli appalti pubblici, solo quando esso sia economicamente più vantaggioso per l’Amministrazione (ma nel nostro caso, come si è visto, è accaduto esattamente il contrario) e quando i lavori relativi ai molteplici lotti così ottenuti siano dotati di una reale autonomia funzionale (cosa che, per quanto riguarda i lavori allo stadio maceratese, appare abbastanza insostenibile, vista la loro stretta ed innegabile interconnessione).
Insomma, fortissimo è il sospetto che i costosissimi lavori di adeguamento dell’Helvia Recina siano stati frazionati artificiosamente eludendo una gara complessiva d’appalto che avrebbe, essa sì, con i ribassi d’asta che sarebbero pervenuti, portato ad un sicuro risparmio per l’ente pubblico (sia pure con tempi un po’ più lunghi). E tanto è stato il malumore nell’ambiente dell’edilizia nostrana che alcune imprese di Macerata e dintorni, nemmeno contattate nella fase convulsa delle varie trattative private condotte per i singoli lotti dello spezzatino in salsa maceratese, e quindi piuttosto amareggiate per il trattamento ricevuto, avrebbero già trasmesso un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone (più volte già intervenuta su vicende similari).
Comunque, in attesa di questi eventuali pronunciamenti da parte della magistratura (che in diverse città d’Italia hanno dato luogo a clamorosi procedimenti penali) e dell’autorità di vigilanza sullo spezzatino di casa nostra, una cosa è certa: i lavori allo stadio sono costati un botto ed ora molti cittadini, pur essendo al contempo tifosi della Maceratese che continua strepitosamente a vincere, e pur avendo apprezzato lo sforzo di Carancini di stringere il più possibile i tempi, iniziano ad esprimere forti perplessità per i costi dei lavori (anche e soprattutto per la loro insiegabile lievitazione in corso d’opera); per il conseguente impiego di ingentissime risorse economiche non più disponibili per altri sport minori, regolarmente penalizzati; per l’assurdità di un siffatto esborso di soldi pubblici, necessario in definitiva solo per tamponare i possibili atti di violenza di frange minoritarie di ultrà e forse riducibile se vi fosse stata una seria trattativa del Comune con la Federazione gioco calcio (che in altri campi di Lega Pro è molto meno severa circa gli standard di sicurezza); per l’effetto visivo terrificante del bunker che infine è emerso a cantiere ultimato, dove mancano solamente il filo spinato ed i cani al guinzaglio di qualche kapò; per il pugno allo stomaco rappresentato dai campi di beach volley realizzati, a seguito di un poco chiaro spostamento di “location” e con tanto di bar interno, in mezzo al piazzale dello stadio ed in un’area destinata a parcheggio, e quindi in violazione delle più elementari norme urbanistiche.
In conclusione: se Carancini, anziché strafare e buttarsi sullo spezzatino, avesse dato subito avvio ai lavori di adeguamento dello stadio nel rispetto delle procedure, chi avrebbe potuto accusarlo di non mantenere la parola data in campagna elettorale, anche se i lavori, anziché terminare ad agosto, fossero terminati, per esigenze oggettive di rispetto delle procedure, a ottobre o a novembre? Nessuno, e il principio di legalità sarebbe stato esaltato da un ente pubblico che deve farsene garante.
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Vorrei ricordare all’amico avvocato che le categorie di lavoro possono giustificare il cosiddetto spezzatino.
L’impianto a circuito interno non ha nulla a che fare con l’ampliamento degli spogliatoi, questi sono una cosa diversa della posa in opera delle cancellate di separazione, come sono di altra categoria la realizzazione del centro stampa o l’adeguamento dell’illuminazione.
Voler a tutti i costi contestare questa scelta mi sembra cercare l’ago nel pagliaio.
Appalto unico avrebbe generato un mare di subappalti per le varie competenze che avrebbe sicuramente lievitato i costi perchè avrebbero dovuto guadagnare in due sullo stesso lavoro!!!
Una maggiore collaborazione tra Federazione, Maceratese e Comune non sarebbe servita a nulla (a parte il fatto che questa collaborazione vi è stata) per il semplice motivo che le direttive sono state dettate dalla Questura di Macerata che non ha voluto sentire ragioni.
Prima di esprimere giudizi così drastici sarebbe stato opportuno informarsi bene su come sono andate le trattative tra i vari attori di questa vicenda.
Abbiamo un questore che, nonostante i lavori realizzati per far defluire gli spettatori separatamente, nella partita con il Teramo ha fatto chiudere i cancelli della tribuna per circa 30 minuti!!!
Naturalmente se non fossero stati fatti i lavori ora vi sarebbero state un mare di critiche perchè il sindaco non era stato capace di mantenere la promessa di avere il campo a norma per l’inizio del campionato!!!
“Ci sarà pure un giudice a Berlino”, diceva il mugnaio di Potsdam che, nel ‘ 700, opponendosi al sopruso di un nobile….
Caro Carlo,
anche il rifacimento di un marciapiedi è cosa distinta dalla riasfaltatura della strada ai cui margini esso è collocato, però, se i due lavori vengono appaltati contestualmente, non c’è dubbio che siano funzionalmente connessi, e quindi debbano essere oggetto di un appalto unitario. Anche e soprattutto per ottenere quel ribasso d’asta che può venire solo da una gara pubblica.
A questo proposito, se ben ricordo, quando a luglio si cominciò a parlare di lavori a “spezzatino”, tu fosti in prima linea a difenderli non solo per la tempistica, ma pure per i grandi risparmi che la scelta a trattativa privata delle varie imprese avrebbe garantito al Comune di Macerata. A cose fatte, anziché risparmiare, il Comune ha speso il doppio di quanto preventivato, e questa cosa, trattandosi di soldi pubblici, credo che debba interessare tutti i maceratesi, tifosi e no.
Un’ultima considerazione. Nulla dici sui campi di beach volley che, inizialmente previsti da un’altra parte (e senza bar incorporato), si sono poi magicamente traslati, come la Santa Casa di Loreto, terminando assurdamente il loro viaggio (a questo punto con la previsione del bar, inizialmente offerto alla Maceratese ad un prezzo esorbitante e poi ceduto ad un privato ad un prezzo insignificante)) proprio in mezzo al piazzale dello Stadio, cioè in un’area urbanisticamente destinata a parcheggio, e con pregiudizio, almeno a mio avviso, dell’intero sistema di sicurezza.
Ebbene, anche questa traslazione è stata richiesta dalla Questura di Macerata per motivi di sicurezza?
Caro Peppe mi sono già espresso su questo argomento e comunque anche alla luce di quanto scrivi io continuo a pensarla così:
1. Sul fatto che le cancellate di separazione siano orribili e che il piazzale sia stato devastato il parere di tutti i cittadini, compreso il Sindaco, penso sia unanime.
2. Sul fatto che l’intervento sia stato imposto non ci sono dubbi ed è altrettanto vero che il Sindaco ha mantenuto la parola data
3. Così come è vero ( come ci riferiscono) che l’accordo tra i vari soggetti è stato trovato faticosamente anche sulla base della intransigente ( ma legittima)posizione della Questura penalizzando ulteriormente le casse comunali
4. Ma risponde anche al vero che il costo dei lavori è risultato circa il doppio ( 900.000 ) rispetto al preventivo di 450.000 euro. E questo può rappresentare un problema.
Non sono un esperto di appalti e quindi mi limito ad osservare che se alla reazione di alcuni imprenditori locali dovesse seguire l’intervento di Cantone ( Autorità Naz.le Anticorruzione ) e dimostrare che la scelta fatta di avviare trattative private per i singoli lotti, al posto di un unico bando, non ha comportato alcun risparmio per il Comune ma solo una accelerazione dei lavori, allora si aprirebbe un capitolo pericoloso sotto ogni punto di vista. Quindi il problema non è mantenere una promessa, cosa puntualmente avvenuta, ma come questa promessa è stata realizzata.
Comunque sia, nonostante la mia passione per il calcio, ritengo l’intera vicenda assurda ma in linea con quanto sta avvenendo in campo nazionale. Dove si preferisce alzare barriere e costruire dei veri lager al posto di intervenire seriamente e definitivamente contro piccoli teppisti locali e grandi organizzazioni delinquenziali che ruotano ogni Domenica intorno al calcio e che spesso fanno comodo anche alle Società.
Oltretutto costruire barriere e cancellate è la chiara dimostrazione che si vuol correre dietro il fenomeno e non abolirlo dimostrando passività e impotenza. Come mai in quasi tutta Europa è stato superato questo fenomeno ? Semplice, con strumenti di prevenzione e con una repressione durissima che prevede non solo l’accertamento immediato delle responsabilità ma soprattutto la certezza della pena.
Ma che volete pretendere, a capo della Federazione ci sono soggetti come Tavecchio e Lotito che nella migliore delle ipotesi dimostrano inciviltà e disprezzo ( i neri che mangiano le banane….le donne che purtroppo non sono più sottomesse ….è bene star lontano dai gay…gli ebreacci ) oltre a rappresentare un mondo corrotto. E allora meglio imporre di spendere soldi alla collettività che chiedere la riduzione dei favolosi ingaggi dei calciatori o far gestire alle società la sicurezza pretendendo che migliaia di agenti provvedano a questo compito sottraendoli alla sicurezza quotidiana dei cittadini e non dei tifosi.
Un appunto benevolo però mi sia consentito. Il Sindaco, appassionato di calcio, avrebbe potuto sfruttare questa occasione per gridare in campo nazionale che questa vergognosa operazione era sproporzionata nei costi e nella sua efficacia penalizzando altri servizi ben più importanti ed essenziali. Sono convinto che avrebbe incontrato il parere favorevole di altri Sindaci e avrebbe avuto rilievo nazionale. Comunque forza Maceratese, proseguiamo in questo favoloso cammino.
Ormai che tutto è avvenuto e i risultati sono gli occhi di tutti (raddoppio dei costi, lavori approssimativi corretti in corso d’opera mentre altri sono ancora in corso, scomparsa dei parcheggi, intasamento volumetrico dell’area a favore di singoli interessi privati, insoddisfazione generale degli utenti, addetti e cittadini, immagine intenzionalmente anti-urbana dell’intero sito sportivo), perchè non ammettere che si è trattata di un’affrettata e disinvolta operazione elettoralistica? Oggi, infatti, questa passione per la “maceratese” e per lo sport, sbandierata a piene mani dall’Amministrazione in campagna elettorale sembra scomparsa, almeno stando alle cronache più recenti che parlano di esaurimento di risorse finanziare da investire ancora sullo stadio. Lo “spezzatino” fai da te (non è un caso che sia stato così rigidamente normato e inserito nel codice appalti come eccezione nei casi di estrema necessità nel perseguimento dell’interesse pubblico), è comunemente considerato foriero di corruzione e, in ogni caso, non ha prodotto mai buone opere.
Carissimo Giuseppe,
faccio solo un esempio per dimostrare che si è risparmiato. Vince la gara un’Impresa Edile che naturalmente non è in grado di realizzare l’impianto a circuito interno ed altri lavori non di sua competenza. Affida il lavoro in sub appalto alla ditta Connesi. Se io faccio direttamente una trattativa privata con Connesi risparmio sicuramente perchè salto un passaggio, mi sembra abbastanza banale e mi meraviglia che l’arch Jommi, navigato professionista, non comprenda questo meccanismo.
Poi se ne vogliamo fare una guerra politica è un altro ragionamento.
L’aumento dei costi è dovuto semplicemente alle continue richieste di chi ha impartito le direttive e non per ipotetici aumenti di prezzi come qualcuno subdolamente vorrebbe far credere.
Lo spostamento dei campi è un problema marginale e sempre legato alla messa in sicurezza di tutto lo Stadio.
Sono curioso di sapere quali sono i singoli interessi privati per intasamento volumetrico (!); la scomparsa dei parcheggi è sempre dovuta alle direttive della Questura e ricordo che le elezioni sono stati precedenti ai lavori.
Credo che vi siano in provincia argomenti ben più seri su cui commentare. Sindaco e giunta di Civitanova sono indagati per Abuso di Ufficio per opere realizzate a Civitanova fra le quali il Palas il cui costruttore sta riposando nelle patrie galere!!!
Gli avversari del sindaco sono usciti dalle tane!