Riforma delle Regioni,
Marche unite all’Abruzzo, niente Umbria
Pettinari: “Siamo alle comiche”

RIVOLUZIONE GEOGRAFICA - Con la terra di D'Annunzio c'è già un disegno di accorpamento insieme ad una provincia del Lazio, Rieti, e ad una del Molise, Isernia, delineato dai parlamentari del Pd, il deputato Roberto Morassut e il senatore Raffaele Ranucci, nel disegno di legge costituzionale sulla riduzione delle regioni italiane da 20 a 12. Il sindaco di Serravalle, Gabriele Santamarianova: «Sarebbe un errore. Non vedo peculiarità con il nostro territorio»

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regione divisa

Macerata nella foto di Guido Picchio

Macerata nella foto di Guido Picchio

 

di Marina Verdenelli

Più vicine all’Abruzzo che all’Umbria. Le Marche e Macerata guardano alla riforma delle Regioni, la più complessa e importante che si sta delineando nel panorama nazionale, con un po’ di perplessità e preoccupazione. Soprattutto dopo il taglio del nastro del penultimo tratto della superstrada Civitanova-Foligno, avvenuto venerdì scorso a Colfiorito (leggi l’articolo), quando il governatore Gian Mario Spacca è intervenuto auspicando per il territorio «Una regione appenninica in grado di gestire le scelte delle popolazioni confinanti di Marche e Umbria». In quella occasione si era detto sicuro che questo fosse anche nella mente del ministro ai Trasporti e alle Infrastrutture Maurizio Lupi che, presente all’inaugurazione, non aveva obiettato.

Ma a quanto pare le Marche saranno sì più vicine ma all’Abruzzo e non all’Umbria. Con la terra di D’Annunzio c’è già un disegno di accorpamento insieme ad una provincia del Lazio, Rieti, e ad una del Molise, Isernia, delineato dai parlamentari del Pd, il deputato Roberto Morassut e il senatore Raffaele Ranucci, nel disegno di legge costituzionale sulla riduzione delle regioni italiane da 20 a 12. E L’Aquila dovrebbe essere il capoluogo della nuova regione adriatica. Questo il quadro tracciato in una prima bozza che ora vedrà scendere in campo una apposita Commissione tecnica, appena costituita, che entro sessanta giorni dovrà fornire una relazione al governo per definire il perimetro della riforma.

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci

In questo quadro sembra sorridere solo Pesaro che verrà accorpata nella regione Emilia Romagna. Una provincia da sempre con una una vocazione chiara, nelle aspirazioni politiche ed imprenditoriali, ad “emigrare” più al nord. Anche se l’attuale sindaco renziano Matteo Ricci ad ottobre ha proposto «Mettiamo insieme le regioni del Centro Italia ad iniziare da Marche e Umbria». Un progetto sulla falsariga di quello leghista.

Al lavoro ci saranno 13 geografi. Saranno loro, riga e compasso in mano, esperti di fenomeni fisici e umani, a decidere le sorti del nuovo assetto regionale dell’Italia compreso quello delle nuove Marche. Come è vista la novità a Macerata? «Molto male – interviene Antonio Pettinari, presidente della Provincia di Macerata – siamo alle comiche. Questo denota una poca attenzione per il territorio. Gli accorpamenti si fanno con delle finalità precise che sono una migliore gestione dei servizi a beneficio dei cittadini. Accorpare le Marche con l’Abruzzo non ha un senso perché i territori sono molto diversi, con l’Umbria abbiamo più omogeneità. Si sta continuando con lo stesso criterio errato utilizzato per le province».

Il presidente della provincia di Macerata Antonio Pettinari

Il presidente della provincia di Macerata Antonio Pettinari

E nei comuni confinanti con l’Umbria? Il sindaco di Serravalle, più vicino al dorso umbro, è incredulo. «Non vedo peculiarità con il territorio abruzzese e con quello delle province di Rieti e Isernia – commenta Gabriele Santamarianova – per legami e per cultura. Sarebbe un errore, meglio l’Umbria. La nostra provincia e i nostri comuni hanno caratteristiche simili al versante umbro e l’alto Maceratese lo ha con il versante Appenninico. In più va considerata anche l’inaugurazione avvenuta proprio la scorsa settimana della strada di collegamento che renderà più vicine le Marche con Foligno. L’Anci si sta già muovendo anche per capire come gest«ire i servizi. Se non saremo con l’Umbria si perderà la centralità del territorio e molte zone rimarranno emarginate anche per gli sviluppi economici. Insomma un danno».

Gabriele Santamarianova

Gabriele Santamarianova, sindaco di Serravalle

La prima idea di riorganizzazione delle Regioni era arrivata nel 1992 da uno studio della Fondazione Agnelli  che prevedeva la riorganizzazione del territorio italiano in 12 macro-aree, secondo criteri legati al ” residuo fiscale pro capite “, vale a dire all’autosufficienza finanziaria delle attuali regioni. Un’altra proposta era stata data dall’UE con la visione del territorio italiano, ai fini della redistribuzione territoriale dei fondi strutturali, ripartito in 5 macro-regioni come indicato nella cartina allegata all’articolo. Un’altra recente proposta, basata su uno studio dell’Istituto Geografico Italiano prevede invece, al posto delle attuali regioni e province, l’istituzione di 36 nuove unità regioni/dipartimenti, tutte quante con uno “statuto speciale”.

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