Dopo lo sforamento, rilevato ad inizio estate dall’Arpam, della quantità di carbonio organico totale registrato nei fumi emessi dagli impianti a biogas di Loro Piceno e Corridonia (leggi l’articolo), è giunto all’Asur il parere dell’istituto Superiore di Sanità a cui la stessa azienda sanitaria si era rivolta per rispondere alle richieste di possibile effetti sulla salute avanzate della Procura di Macerata. La vicenda nasce dai rilievi Arpam che avevano evidenziato una quantità di Cot emessa dalle due centrali superiore ai limiti di legge, con la conseguente segnalazione alla Procura della Repubblica. L’Asur, da parte sua, aveva investito della questione l’Istituto Superiore di Sanità il quale ha risposto con una breve nota girata, a fine settembre, ai magistrati maceratesi.
Sebbene i limiti riscontrati siano molto superiori a quelli di legge, va ricordato come la componente organica totale comprende sia i normali residui di metano provenienti dalla combustione in caldaia (componente metanica), sia quelli derivanti della fermentazione del digestato (componente non metanica). La legge nazionale non tenderebbe a stabilire, così come ci ha chiarito l’ISS, una differenziazione tra le due parti, sebbene alcuni regioni italiane abbiano specificato come gli attuali limiti di legge debbano intendersi solo per la parte non metanica (tutte le caldaie, anche le più efficienti, rilasciano metano incombusto). Il Tar del Piemonte, con una sentenza emessa ad ottobre dello scorso anno, ha invece ribadito come nella COT vada considerato anche il metano incombusto, confermato un provvedimento che intimava lo stop per la centrale interessata dai rilievi. Di diverso avviso, invece, le due aziende VBIO (leggi l’articolo).
Venendo agli impianti a biogas di Corridonia e Loro Piceno, per l’Istituto Superiore di Sanità – che ha ricordato sottolineato come il metano rientri tra le sei sostanze individuate dal Protocollo di Kyoto come alteranti del clima in quanto ad alto effetto serra – la documentazione fornita non è sufficiente per valutare eventuali rischi per la saluta. Secondo l’ISS le analisi non contengono informazioni sui diversi composti chimici presenti nei fumi, rendendo così impossibile acquisire e fornire informazioni tossicologiche. L’Istituto Superiore di Sanità ha sottolineato inoltre la mancanza di altri elementi utili a stabilire i possibili effetti nocivi, quali ad esempio l’altezza del camino, le caratteristiche dell’area in cui si trovano gli impianti o la presenza di particolari siti vulnerabili. “In queste condizioni – conclude l’ISS – risulta impossibile esprimere un parere sui rischi per la salute”
Il dipartimento di prevenzione dell’Asur, nella lettera di accompagnamento del parere inviato non solo alla Procura della Repubblica ma anche al settore ambiente della provincia di Macerata, all’Arpam e ai comuni di Corridonia e Loro Piceno, evidenzia come la problematica sarebbe comune a tutte le centrali a biogas presenti sul territorio nazionale, rimandando alle autorità competenti in materia ambientale le azioni da intraprendere.
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