Lo shopping non si ferma a Pasquetta
La rabbia di sindacati e vescovi

La decisione di responsabili di centri commerciali e grandi catene di distribuzione ha scatenato lo stato di agitazione di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil. Monsignor Luigi Conti, presidente della Conferenza episcopale, richiama il diritto a celebrare la propria fede e curare le relazioni: "Serve un'economia dal volto umano"

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Il nuovo centro commerciale

Il nuovo centro commerciale Cuore Adriatico a Civitanova

di Alessandra Pierini

Vuole la Bibbia che la creazione impegnò Dio per sei giorni, il settimo giorno fu dedicato al riposo. Da quel momento la domenica è stata considerata, nel mondo occidentale, giorno di festa. Questo è stato rispettato fino a qualche anno fa, quando il dio marketing ha imposto l’apertura domenicale dei negozi, in particolare dei centri commerciali e dei punti vendita delle catene della grande distribuzione. La decisione di questi negozi, tra i quali c’è anche il Cuore Adriatico fresco di inaugurazione (leggi l’articolo), di rimanere aperti anche nei giorni di Pasquetta e della Liberazione rischia di dare avvio ad una crociata da parte dei fedeli per il mancato rispetto delle festività. I responsabili dei centri commerciali, infatti, dovranno fare i conti, non tanto con le loro coscienze, quanto con i sindacati che hanno proclamato lo stato di agitazione e con 13 vescovi marchigiani, riuniti nella Conferenza episcopale presieduta da monsignor Luigi Conti, la cui Arcidiocesi comprende anche tredici Comuni maceratesi tra cui Civitanova e Corridonia.

«In un contesto di forte recessione dei consumi  – scrivono le segreterie di Filcams Cgil,  Fisascat Cisl e Uiltucs Uil –  quale effetto di una crisi che non lascia alternative al taglio dei bilanci familiari in tutte le voci che non sono indispensabili, molte aziende della grande distribuzione hanno deciso di aprire i battenti a Pasquetta e nel giorno in cui tutti gli italiani festeggiano la Liberazione. E’ una scelta assunta in totale autonomia nonostante le regole che governano le relazioni tra sindacato e aziende prevedano un confronto preventivo per definire l’organizzazione del lavoro, ed in particolare le aperture straordinarie, i presidi e gli orari di lavoro. La decisione di allargare le aperture festive anche a Pasquetta stona peraltro con i tanti accordi sottoscritti con diverse aziende del settore per evitare tagli all’occupazione e governare anche attraverso una organizzazione del lavoro più flessibile e la riduzione del trattamento economico delle prestazioni festive, l’aumento dei costi. Riteniamo la scelta della grande distribuzione condannabile perché miope e non lungimirante. Ridurre le politiche commerciali al mero ampliamento delle aperture domenicali e festive è infatti sbagliato e improduttivo di effetti. In un contesto dove non sono le occasioni di acquisto a mancare, ma le risorse economiche di tante famiglie pesantemente colpite dalla crisi, la decisione di aprire i battenti nelle due festività di aprile rischia di configurarsi come una dimostrazione di scarsa sensibilità nei confronti dei lavoratori del settore che hanno condiviso i tanti accordi di cassa integrazione, di solidarietà o di rivisitazione della organizzazione del lavoro e di chi gli acquisti non può farli neanche nei giorni feriali. Le tante forzature fatte dai responsabili aziendali per ottenere la disponibilità dei lavoratori a prestare la propria attività nelle festività costituisce peraltro una violazione del contratto nazionale di lavoro che prevede la facoltatività della prestazione lavorativa in tutte le festività nazionali».  Per queste ragioni i sindacati metteranno in piedi una serie di iniziative tra le quali lo stato di agitazione con il blocco di tutte le prestazioni festive su tutto il territorio regionale e volantinaggi per sensibilizzare i consumatori ed invitarli ad effettuare i loro acquisti in altre giornate.

Monsignor Luigi Conti è il presidente della Cei Marche

Monsignor Luigi Conti è il presidente della Cei Marche

I vescovi marchigiani hanno deciso di raccogliere e dare eco al grido di tante persone, soprattutto donne spose e madri e degli stessi sindacati. 
«Le nostre Chiese  – scrive monsignor Luigi Conti – sono sicuramente sensibili al momento critico per la nostra economia e non sono pregiudizialmente contrarie a possibili percorsi di ripresa economica, ma non credono affatto ad una ripresa dell’economia che penalizzi le persone. Un aumento dei profitti parallelo ad un aumento di giovani e adulti disoccupati non può essere per noi considerato una ripresa dell’economia, considerando poi che in molti casi sono stati ridotti i trattamenti retributivi delle domeniche e delle festività. I Vescovi si pongono dunque dalla parte delle persone, del loro diritto a manifestare la propria fede e a celebrare secondo la propria confessione religiosa, del loro diritto ad avere giusti tempi di riposo accanto ai necessari tempi di lavoro, del loro diritto al tempo necessario per la cura delle relazioni, soprattutto familiari ed educative. Da queste scelte concrete nasce un’economia dal volto umano. Tale comunicato non è una difesa ‘confessionale’: le due date in questione, sotto profili diversi, richiamano il bene prezioso della libertà, difeso dagli uomini anche con il sangue. I nemici della libertà non sono solo gli invasori stranieri o i sistemi totalitari che la storia purtroppo ha conosciuto, ma sicuramente può diventarlo l’idolatria del denaro e del profitto».

 



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