Cittadinanza ed integrazione degli stranieri; un tema caldo che in questi giorni è tornato prepotentemente d’attualità nella nostra provincia, a causa delle difficoltà patite dallo storico istituto Montessori nel formare classi a norma di legge, composte da almeno un terzo di bambini italiani. Sembra che stia portando i primi frutti la denuncia di una mamma, raccolta martedì da Cronache Maceratesi (leggi l’articolo), visto che tre famiglie italiane oggi hanno manifestato la volontà di iscrivere i loro figli nell’istituto del centro storico. Un primo passo importante, ma non ancora decisivo, per le sorti della Montessori, che non è però un caso unico nel suo genere: “A Porto Recanati il 43.2% dei bambini che sono alla scuola materna sono figli di extracomunitari, nati in Italia, ma che per la legge non sono cittadini italiani: ci vogliamo mettere in testa che questa cosa non ha senso e che non possiamo impacchettarli su una barchetta e mandarli via dal posto dove sono nati?”. E’ questo il pensiero di Angelo Sciapichetti, consigliere regionale del Pd ed intervenuto alla conferenza stampa del circolo Aldo Moro. ” Ci sono 146.368 stranieri nelle Marche, circa il 10% della popolazione totale. In provincia di Macerata il dato è di poco superiore, visti i 35.572 stranieri censiti, intorno all’11% del totale. Porto Recanati vede 2.682 extracomunitari residenti, il 21% della popolazione cittadina, uno dei dati più alti d’Italia: lì oltre il 30% degli iscritti alle scuole elementari e medie è straniero, per la nostra legge. Ma parliamo di bambini che sono nati e cresciuti qui, che hanno amici italiani, che vivono nella nostra cultura”.
Piergiorgio Gualtieri, presidente del circolo, lancia allora l’idea per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della cittadinanza ai figli degli immigrati nati in Italia: “Facciamo come ha proposto il Presidente della Provincia di Pesaro, Matteo Ricci: offriamo la cittadinanza onoraria ai bambini di stranieri nati in Italia. Noi, come circolo Aldo Moro, siamo sempre stati attenti alla dignità della persona, è questo il principio di fondo che ci interessa, quale che sia il tema toccato. Allo stato attuale ci sono due proposte che toccano gli stranieri residenti nel nostro Paese: la prima è quella di modificare la legge 91 del 5 febbraio 1992, per far sì che la cittadinanza non sia più legata allo ius sanguinis, ma allo ius soli. L’altra riguarda una legge da fare ex novo, che consentirebbe agli stranieri residenti da almeno 5 anni in Italia di poter godere della partecipazione politica e amministrativa a livello locale”. Anche Maurizio Saiu, consigliere nazionale delle Acli, è convinto che la legge debba cambiare: “in Gran Bretagna basta un anno di residenza per ricevere il certificato elettorale che permette di votare alle elezioni locali: in Italia, recentemente, la politica si è accorta della necessità di dare la cittadinanza a chi ormai è già integrato, parla la nostra lingua, è nato nel nostro Paese, è amico dei nostri figli. Non solo con l’appello del Presidente Napolitano, che ha parlato di questo tema nel messaggio di fine anno, ma anche con le dichiarazioni del Presidente della Camera Fini, che ha ricordato come ad esempio tutta la nazionale italiana under 17 di hockey su prato sia composta da figli di stranieri, nati in Italia. Chiediamo a tutti i sindaci della provincia di Macerata di fare un atto simbolico, per smuovere le coscienze degli amministratori a livello nazionale: concedano la cittadinanza onoraria a questi bambini”.
“Sono nata in Kosovo, ma sono cresciuta in Italia. Compiuti i 18 anni non avevo gli stessi diritti dei miei amici, ero fortemente limitata e mi sentivo diversa” spiega Ylbere Ramanaj, dell’associazione Anolf. “Quando ci sono le elezioni nel nostro paese di origine” prosegue la giovane “non ci interessano nemmeno, perché viviamo in Italia. Molti di noi pensano di trascorrere tutta la vita qui, e vorrebbero poter dire la loro. Abbiamo scritto ai vari Comuni marchigiani per ricevere un supporto per la nostra battaglia di civiltà, ma finora solo quelli di Tolentino e San Severino ci hanno risposto. Tra le varie difficoltà che sperimentiamo, c’è anche quella imposta dalla nuova sovratassa sui permessi e sulle carte di soggiorno, che va dagli 80 ai 200 euro: manifesteremo di fronte alla Questura il 30 gennaio contro questa ingiustizia che ci complica la vita. Molti di noi, nonostante gli anni passati in Italia, rischiano di vedersi rispedire nel loro Paese d’origine se non è tutto a posto con i documenti, e anche un cambio di residenza può essere un problema. Noi non abbiamo una vita in un Paese d’origine che nemmeno conosciamo”.
Tra le azioni concrete del circolo c’è quella di raccogliere le firme per la campagna “L’Italia sono anch’io”, dedicata proprio ai temi della cittadinanza e del diritto di voto per gli immigrati. Ne servono almeno 50mila per portare in Parlamento una legge d’iniziativa popolare, ed i cittadini possono firmare entro la fine di febbraio rivolgendosi al segretario comunale della propria città di residenza, oppure recandosi nei locali del circolo Aldo Moro che si trova in Borgo Sforzacosta 56 (aperto mattina e pomeriggio).
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VIAGGIO NELLA SCUOLA ESEMPIO DI INTEGRAZIONE (GUARDA IL VIDEO)
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Lu scopu quale saria?
“….Non è la preoccupazione di una sola razza. Le vittime della violenza sono neri e bianchi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, famosi e sconosciuti.
Prima di ogni altra cosa erano esseri umani a cui altri esseri umani volevano bene e di cui avevano bisogno.
Nessuno, in qualsiasi posto viva e qualsiasi cosa faccia, può essere certo di chi sarà il prossimo a soffrire per un insensato atto di sangue. Eppure la violenza continua, continua, continua in questo nostro Paese. Perché? Che cosa ha mai ottenuto la violenza? Che cosa ha mai creato? Quando un americano toglie la vita ad un altro americano, sia se viene fatto in nome della legge o contro la legge, da un uomo o da una banda, a sangue freddo o in preda al furore, in un attacco di violenza o in risposta alla violenza, quando strappiamo il tessuto della vita che l’altro ha faticosamente e goffamente creato per sé e per i propri figli, quando lo facciamo, l’intera nazione è degradata.
Eppure sembra che tolleriamo un crescente livello di violenza che ignora l’umanità che ci accomuna e le nostre pretese di civiltà. Troppo spesso rendiamo onore alla spavalderia, alla prepotenza e a chi esercita la forza. Troppo spesso scusiamo coloro che costruiscono la propria vita sui sogni infranti di altri esseri umani. Ma è una cosa chiara, la violenza genera violenza, la repressione genera rappresaglia e soltanto la pulizia di tutta la nostra società potrà estirpare questo male dalla nostra anima.
Quando si insegna un uomo a odiare, ad avere paura del proprio fratello, quando si insegna che un uomo ha meno valore a causa del colore della sua pelle o delle sue idee o della politica che segue, quando si insegna che chi è diverso da te minaccia la tua libertà o il tuo lavoro o la tua casa o la tua famiglia, allora si impara ad affrontare l’altro non come un compatriota ma come un nemico, da trattare non con la collaborazione ma con la conquista. Per soggiogarlo e sottometterlo.
Impariamo, in sostanza, a guardare i nostri fratelli come alieni. Uomini alieni con cui dividiamo una città ma non una comunità. Uomini legati a noi da un’abitazione comune ma non da un impegno comune.
Impariamo a dividere soltanto una paura comune, soltanto un desiderio comune di ritirarci gli uni dagli altri, soltanto un impulso comune a reagire al disaccordo con la forza. La nostra vita su questo pianeta è troppo breve, il lavoro da svolgere è troppo vasto, perché questo spirito prosperi ancora a lungo nella nostra nazione.
È evidente che non possiamo bandirlo con un programma né con una risoluzione, ma possiamo forse ricordare, anche una sola volta, che quelli che vivono con noi sono nostri fratelli che dividono con noi lo stesso breve arco di vita, che cercano come facciamo noi, soltanto la possibilità di vivere la propria vita con uno scopo e in felicità conquistandosi la realizzazione e la soddisfazione che possono.
Sicuramente il legame di un destino che ci accomuna, il legame di scopi che ci accomunano, può cominciare a insegnarci qualcosa. Sicuramente possiamo imparare, almeno, a guardare chi ci sta intorno, il nostro prossimo e possiamo cominciare a lavorare con maggiore impegno per ricucire le ferite che ci sono tra noi e per tornare ad essere fratelli e compatrioti nel cuore….. ”
(Robert Kennedy)
…un futuro serbatoio di voti assicurati !!!!!!!!!
Schiapichetti ha cominciato la campagna elettorale per diventare il prossimo sindaco di Macerata ????? Ultimamente lo troviamo dappertutto e stranamente sempre presente ad ogni riunione !!!!!!!!!!!!!
L’eminenza grigia dei Ciaffichetti è alquanto volatile. Infatti è passata velocemente dall’occupazione di un locale di proprietà di tutti i maceratesi intitolato ad Alcide De Gasperi ad una modesta bacheca dedicata ad Aldo Moro.
Tutto il resto (clientelismo e familismo) è noia!
Perché la chiamate “provocazione”?
Dovrebbe essere la cosa più naturale di questo mondo (se fossimo un Paese normale)!
Anch’io non vedo nessuna provocazione: se uno straniero si sposa una cittadina italiana dopo sei mesi anche lui è cittadino italiano. Credo che questo sia un tema reale da affrontare, con serietà piuttosto che faziosità.
Mi unisco a Davoli e Merlini e ribadisco che il titolo dell’articolo è totalmente errato e andrebbe corretto. Definire provocazione qualcosa che invece dovrebbe essere attuato e anche abbastanza velocemente è assolutamnete fuori luogo.
Rammarica dover leggere alcuni COMMENTI PRETESTUOSI, gratuitamente offensivi, con allusioni generiche e demagogiche, al limite del grottesco (ALLE QUALI NON VALE LA PENA REPLICARE!).
Si resta sgomenti di fronte ad alcuni riferimenti farneticanti, privi di qualsiasi fondamento, con il solo obiettivo di denigrare, insultare e calunniare.
Speriamo che in futuro ci si eserciti in un dibattito costruttivo, civile e democratico, nell’interesse della comunità maceratese.