Omicidio di Pamela, la parte civile:
«Dopo la sentenza non scende la parola fine,
Macerata la ricorderà per sempre»

DELITTO - Oggi la Cassazione ha confermato l'ergastolo per il 36enne Innocent Oseghale. L'avvocato Andrea Marchiori: «Se questa atrocità servirà a prevenirne altre, allora questa sentenza avrà un valore che va oltre quello della condanna»

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Gli avvocati Andrea Marchiori (a sinistra) e Marco Valerio Verni

«Oggi non si chiude solo la pagina giudiziaria di un atroce delitto, si conferma la bontà di un lavoro fatto prima e durante il processo che è risultato incontestabile anche dopo tre gradi di giudizio ed una istanza di revisione. Macerata ricorderà sempre quello che è accaduto a Pamela Mastropietro» così l’avvocato Andrea Marchiori che rappresenta una delle parti civili al processo per l’omicidio della 18enne. Oggi si è appresa la sentenza della Cassazione che ha rigettato il ricorso della difesa (avvocati Simone Matraxia e Umberto Gramenzi) e confermato l’ergastolo per l’imputato, il 36enne nigeriano Innocent Oseghale. «Il 30 gennaio 2018 Pamela Mastropietro è stata indotta ad assumere droga – dicono i due legali -, è stata abusata sessualmente, è stata uccisa con due coltellate, il suo corpo è stato sottoposto a sevizie, è stato dissezionato e disarticolato» i resti erano poi stati abbandonati nelle campagne di Pollenza, nascosti dentro due trolley.

Andrea Marchiori assiste il proprietario della casa dove abitava Oseghale e in cui è avvenuto il delitto della 18enne, a Macerata. Il legale cita poi la perizia del medico legale Mariano Cingolani che si occupò dell’autopsia, e in cui parlava di “cadavere dissezionato in maniera tecnicamente corretta”. L’avvocato Marchiori continua: «Su mia domanda è stato dichiarato che l’operazione è stata eseguita da una mano esperta, tanto che per fare una cosa del genere, con un tavolo settorio e gli arnesi chirurgici, ci vorrebbero circa tre ore, figuriamoci sul pavimento di un appartamento con una mannaia. Allora sembra incredibile che per la giustizia italiana l’ergastolo fosse legato alla dimostrazione che c’era stata “anche” la violenza sessuale. Ma tant’è. Ed allora non può non esserci grande soddisfazione per aver dimostrato in tutti i gradi di giudizio che le prove raccolte e presentate al processo di primo erano granitiche. Un lavoro che hanno condotto tutte le parti del processo e prima di questo le forze dell’ordine ma che, voglio precisarlo, vedono in prima linea il collega Marco Verni, un professionista di grande competenza che è riuscito a difendere al meglio i familiari e soprattutto la nipote, nonostante il comprensibile coinvolgimento emotivo. Oggi Innocent Oseghale, già titolare di permesso di soggiorno per richiedenti asilo e affidato al Gus nell’ambito del progetto Sprar MacerataAccoglie, per poi essere espulso dal Progetto stesso a seguito di arresto per spaccio a minorenne, è stato giudicato in modo definitivo, ma questo non può far scendere sulla vicenda quella parola “fine” che fa dimenticare tutto. Macerata ricorderà per sempre quanto accaduto anche per restituire a Pamela ciò che le è stato tolto e se questa atrocità servirà a prevenirne altre, allora questa sentenza avrà un valore che va oltre quello di condanna all’ergastolo».

 

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