Giampiero Feliciotti
di Alessandra Pierini
Gualdo, Sant’Angelo in Pontano e Belforte del Chienti saranno i prossimi borghi dell’entroterra a restare senza un ufficio bancario in seguito alla revisione degli sportelli da parte di Bper e Intesa, subentrate a Ubi, a sua volta “acquirente di Banca Marche”. Chiusure che hanno fatto infuriare i sindaci dell’Unione Montana dei Monti Azzurri di San Ginesio, di cui si fa portavoce il presidente Giampiero Feliciotti: «Giù le mani dai nostri risparmi, invito i cittadini ad avvicinarsi ai soli istituti con sede in regione».
Ieri l’assemblea legislativa delle Marche ha approvato una mozione su iniziativa dei consiglieri Simone Livi, Carlo Ciccioli, Andrea Assenti, Marco Ausili, Nicola Baiocchi, Pierpaolo Borroni e Andrea Putzucon il quale si impegna il presidente Francesco Acquaroli e la giunta regionale a porre in atto tutte le azioni utili ad evitare la chiusura degli sportelli bancari, postali ed erogatori di servizi al cittadino nei piccoli Comuni che ne determinano lo spopolamento ed il declino e ad assumere tutte le necessarie iniziative al fine di attivare contatti e stringere accordi utili allo scopo, con i soggetti pubblici e privati erogatori di servizi.
Intanto i sindaci dell’Unione Montana avevano già sottoscritto un loro ordine del giorno contro la chiusura degli sportelli, inviato tra l’altro, anche al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al ministro per gli Affari regionali e Comuni montani Roberto Calderoli. Se ne fa portavoce il presidente Feliciotti: «Continuano ad annunciare investimenti sui borghi ma procedono con un depauperamento che comporta la perdita dei servizi essenziali – dice – Mancano i medici di base, uffici postali a singhiozzo, scuole sempre in difficoltà ed ora chiusura di quasi tutti gli sportelli bancari con qualche sporadico sportello automatico per una popolazione che in media ha superato i 75 anni: non è possibile né giusto riempirsi la bocca con i borghi e spogliarli nel contempo dei servizi essenziali. Invitiamo i cittadini a recuperare rapporti e affidarsi solo ad istituti con sede sul territorio per avere certezza dei loro risparmi ed avere la possibilità ultima di interloquire con persone che possono decidere e non li abbandoneranno. Visto l’ordine del giorno trasmesso al consiglio regionale ed approvato all’unanimità invitiamo il governatore ad attivarsi al governo per dar seguito all’aiuto espresso in ogni occasione verso i borghi e la loro vitalità e resilienza».
E sulla stessa linea è la mozione approvata ieri in Regione che sottolinea come «sia necessario garantire la continuità dei servizi Bancari e Postali in maniera omogenea e capillare in tutta la regione con il mantenimento di tutte le filiali e, nello specifico, scongiurare l’imminente chiusura di alcuni sportelli. Non è più ammissibile che il piano industriale di alcuni gruppi bancari comprenda la chiusura di filiali e sportelli senza valutare le inevitabili ripercussioni sociali ed economiche nei territori e che il mantenimento di un servizio essenziale non può basarsi esclusivamente su mere valutazioni economiche e di profitto. Va anche considerato che da qualche anno sono poste in atto politiche di riduzione di spesa a discapito della capillarità dei servizi che sempre più di frequente determinano chiusure di uffici, filiali e sportelli sul territorio». Da qui la difesa delle realtà locali.
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Negli anni 60, quando un artigiano chiedeva un prestito, esisteva a Pollenza, un comitato di 4 persone, eticamente e moralmente indiscutibili, che senza nessuna remunerazione, si riunivano con il direttore della filiale, valutando la serietà e la professionalità dell’artigiano e decidevano sul prestito. Poi la finanza ha prevalso sull’economia, le banche si sono fuse, Intesa ha fatto investimenti in Russia che deve svalutare, gli azionisti premono per sempre maggiori dividendi e noi tutti ci siamo ritrovati in un mondo peggiore.
Per il sig. Piccioni: finanza vuol dire avidità, voglia smodata di danaro (vedi i funzionari legati ai fatti ‘qatarini / qatarioti’) da parte di persone già straricche.
ormai la società umana vive nel segno del PROFITTO posto alla base della CRESCITA ,concetto che deve esser tenuto ben distinto dallo SVILUPPO.Ma tanti sono i sostenitori della crescita,pochi quelli dello sviluppo.Senza una seria inversione di marcia prepariamoci al salto nel vuoto.
Io nelle assemblee di bilancio, come piccolo azionista, mi sono sempre opposto agli stipendi milionari degli amministratori delegati legati agli utili della banca, ma mi hanno riso in faccia.