Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo
di Monia Orazi
«I numeri sulla ricostruzione di Castelsantangelo sul Nera non rendono giustizia al grande lavoro svolto dagli uffici comunali, al fatto che è stato fatto tutto quello previsto dalle ordinanze. Mostrano se mai che il modello di ricostruzione, per i comuni distrutti come il nostro va cambiato, altrimenti non si ricostruirà mai».
Con queste parole Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera spiega il piccolo numero di abitazioni la cui ricostruzione è terminata, nel piccolo comune epicentro della scossa di magnitudo 5.9, delle 21.18 del 26 ottobre 2016. Secondo i calcoli sono state ricostruite lo 0,3% delle case e con questo ritmo si finirà di ricostruire tutto il paese in 333 anni.
Falcucci chiede una struttura dedicata ai centri più colpiti, per poterli ricostruire: «Siamo stati i primi a fare le cose ed abbiamo tolto i sassi dalla strada per altri, che stanno seguendo le nostre tracce. Questi numeri mostrano che il modello non funziona e va cambiato. Per ricostruire i paesi più devastati come Castelsantangelo, è necessario un general contractor, un organismo pubblico che svolge le gare, pianifica la cantierizzazione e si assume le incombenze necessarie alla ricostruzione, per garantire efficienza, trasparenza, imparzialità nell’azione di ricostruzione. In realtà già le scadenza, ad esempio per la presentazione dei progetti da perentorie con un termine non derogabile, sono diventate ordinatorie con un’ulteriore proroga. Questo è un dettaglio che dimostra che qualcosa non funziona. Le ordinanze speciali, di speciale hanno solo il nome, perché se non si prevedono deroghe specifiche, di fatto sono ordinanze e basta, che non funzionano».
Il sindaco poi ricorda come il Comune sia stato il primo a presentare perimetrazioni e piani attuativi, per accelerare la ricostruzione: «Siamo stati i primi nel dicembre 2017 ad approvare le perimetrazioni, per evitare la modifica del territorio. Abbiamo il 96,34% di inagibilità, siamo stati rasi al suolo. Abbiamo effettuato tutti i passaggi previsti dalle ordinanze dell’epoca. A Castelsantangelo abbiamo voluto i numeri uno della progettazione a livello mondiale, l’architetto Stefano Boeri e il gruppo Mate scelti poi anche da Arquata. Abbiamo continuato tutto l’iter per ricostruire anche sotto la pandemia, senza mai fermarci, grazie al gran lavoro dei tecnici comunali, il raccordo con i progettisti privati. Il 12 agosto del 2021 avevamo pronti i piani attuativi strumenti urbanistici propedeutici alla ricostruzione, ci sono difficoltà idrauliche e gravitative di cui si sta occupando il consorzio di bonifica, che deve effettuare degli interventi. Il mero calcolo dei numeri non risponde a verità, ci sono dei condomini che raccolgono più unità immobiliari».
Falcucci ha fatto presenti le criticità anche al commissario alla ricostruzione Guido Castelli: «Abbiamo suggerito al commissario alla ricostruzione Castelli di modificare il modello e confidiamo che possa intervenire in merito. Le semplificazioni introdotte in passato, per un Comune come il nostro di fatto non hanno modificato la situazione. I numeri ci preoccupano, abbiamo dato gli incarichi per la realizzazione dei sottoservizi nel luglio del 2022, ma Castelsantangelo ha conferito il 18% delle macerie, ne deve conferire altrettante ma dipende dal soggetto attuatore, inoltre il consorzio di bonifica deve completare gli interventi per il dissesto idrogeologico». La “ricetta” per cambiare le cose, per Falcucci sta nell’individuare un soggetto attuatore pubblico, che si occupi di tutti gli aspetti per ricostruire i comuni più colpiti, e denuncia il fatto che i presidenti dei consorzi che comprendono più edifici, non fanno partire i contratti per la progettazione:
«I presidenti dei consorzi non hanno contrattualizzato gli incarichi ai progettisti, le ordinanze prevedono da 150 a 180 giorni, ma senza contratto di fatto i progetti non partono e nessuno interviene su questo. Per i lavori molti professionisti non hanno l’organizzazione come struttura economica. Per alcune realtà deve essere modificato il modello di ricostruzione altrimenti non si ricostruirà mai. Le case singole sono già state completate, ma il capoluogo è tutto da demolire. Noi abbiamo fatto tutto quello che ci è stato detto come lo scolaro diligente, ma ci sono aspetti che non dipendono da noi. È diverso il valore economico delle case da ricostruire, ad esempio a Tolentino rispetto a Castelsantangelo, le nostre sono in maggioranza seconde case. Se si perde l’attaccamento al territorio non torna più nessuno, anche gli accolli pesano sulla ricostruzione. Non si ricostruirà a meno di avere un modello diverso, non si può vivere in montagna, senza deroghe per la scuola, la sanità i servizi. Confido e sono certo che il commissario attuerà una struttura dedicata per questi comuni distrutti, non siamo tutti uguali, la normativa è stata calata in modo differenziato nei territori. Perché ad Ischia è stato permesso il condono tombale del 1985, mentre non è stata applicata per noi la stessa normativa, altrimenti Ischia non sarebbe potuta rinascere. Altri vincoli li abbiamo dal fatto di essere in un’area protetta come il parco dei Sibillini, rispetto a comuni come Camerino, Tolentino, San Severino che ne stanno fuori, va prevista una deroga specifica per questi territori. Il tempo è trascorso nonostante l’impegno dell’amministrazione dei tecnici comunali, non è che l’amministrazione comunale è stata l’ultima a fare le cose, quando abbiamo fatto tutto per primi. Anche Arquata del Tronto si è rivolta a Boeri come noi, sta seguendo le nostre tracce».
Ricostruzione, i numeri non tornano: tre secoli per completare Castelsantangelo
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ma è solo poco più di due anni che abbiamo cambiato e il modello non va più bene?! Ora che il “MODELLO MARCHIGIANO” lo stiamo esportando fuori regione … tutta colpa di quelli di prima per risolvere i problemi è così facile e su un pochino di pazienza!!!…