I dati forniti dal Mise nell’ultima rilevazione
di Giovanni De Franceschi (Foto Fabio Falcioni)
«La colpa non è nostra, gli aumenti di inizio anno dipendono esclusivamente dalle accise». C’è poca voglia, anzi nessuna voglia, di parlare tra gli operatori dei distributori di carburanti della provincia, ma il leit motiv che emerge a microfoni spenti e tra le righe di qualche battuta è più o meno sempre lo stesso: non siamo noi a speculare sul prezzo di benzina e gasolio, gli aumenti sono dovuti esclusivamente al mancato rinnovo degli sconti sulle accise. E quindi di fatto alle tasse che lo Stato impone sul prodotto finale. Intanto, però, anche a Macerata sono iniziati i controlli della Guardia di finanza tra i distributori. E al momento è stato “congelato” lo sciopero degli operatori del settore previsto a partire dal 25 gennaio dopo l’incontro col governo. Cerchiamo di ricapitolare le puntate precedenti.
Marco Mattei, Eni di via Roma a Macerata
LO SCIOPERO – La polemica è nata dopo l’approvazione martedì da parte del Consiglio dei ministri di un decreto-legge con alcune misure per contrastare le speculazioni sui prezzi del carburante da parte dei distributori di benzina e per aumentarne la trasparenza. E’ stato stabilito che ogni distributore dovrà esporre accanto al proprio prezzo di vendita del carburante quello della media nazionale, «con specifica evidenza». Così da permettere ai clienti di verificare un’eventuale aumento eccessivo ingiustificato da parte del singolo distributore. In caso di violazioni a quest’obbligo da parte dei distributori il governo ha previsto di aumentare le sanzioni, che è stato fatto sapere potrebbero arrivare anche «alla sospensione dell’attività per un periodo da sette a novanta giorni». Il decreto del governo ha provocato malumori tra gli operatori del settore, che hanno respinto con forza l’accusa di speculazioni, sottolineando al contempo che gli aumenti di inizio anno sono dovuti esclusivamente al mancato rinnovo degli sconti delle accise. Così le associazioni di categoria hanno deciso di indire lo sciopero per il 25 e 26 gennaio.
Gianluca Tasselli, Esso di via Mattei
LO STALLO – Oggi però lo sciopero è stato di fatto congelato. Dopo le proteste, infatti, il governo ha deciso intervenire modificando il decreto legge approvato martedì. In una nota diffusa ieri dal Consiglio dei ministri, ha previsto che «in presenza di un aumento eventuale del prezzo del greggio e quindi del relativo incremento dell’Iva in un quadrimestre di riferimento, il maggiore introito incassato in termini di imposta dallo Stato possa essere utilizzato per finanziare riduzioni del prezzo finale alla pompa». In sostanza, in attesa di ulteriori dettagli, significa che i maggiori introiti raccolti dallo Stato attraverso l’Iva sulla benzina saranno investiti per abbassare le accise sui carburanti. Il costo della materia prima però è in calo ininterrotto da giugno: se proseguirà questa tendenza, questo taglio sulle accise non scatterà nel breve periodo. Con la conseguenza che non ci saranno effetti concreti per i consumatori. Dopo la decisione di ieri del governo, le acque si sono comunque un po’ rasserenate. Oggi infatti l’incontro tra le parti ha portato all’avvio di un percorso di confronto che inizierà con un primo incontro martedì prossimo. Le associazioni di categoria hanno quindi deciso di abbassare i toni e di congelare lo sciopero, non di annullarlo, almeno fino all’esito del prossimo incontro.
I PREZZI – Innanzitutto va spiegato da quali voci è composto il prezzo finale dei carburanti. Una parte la fa la materia prima, compreso di stoccaggio, trasporto e margine della compagnia. Una seconda parte è composta dalla accise, cioè dalle tasse che lo Stato impone sul costo della materia prima. E una terza voce è l’Iva, cioè un’ulteriore tassazione che lo stato impone al prezzo di materia prima più le accise. Secondo l’ultima rilevazione del Mise i prezzi medi della settimana scorsa, cioè quelli dall’1 all’8 gennaio, sono stati di 1.812 euro per la benzina e di 1.868. Sempre secondo i dati forniti dal ministero, il costo di 1,812 euro a litro per la benzina è costituito per il 58% dalla componente fiscale (Iva e accise) e per il restante 42% dal prezzo industriale (materia prima, costi e margine delle compagnie). Mentre il costo di 1.868 euro a litro di gasolio è costituito per il 51,1% dalla componente fiscale e per il 48,9% dal prezzo industriale. Detto questo, e detto che oggi a Macerata i prezzi sono già un po’ più bassi, con il diesel che si trova anche sotto a 1,8 euro e la benzina sotto a 1,7 euro e sempre nella modalità self, è chiaro quanto incidano accise e Iva sul prezzo finale. Il punto è che il governo Draghi dopo la crisi conseguente alla guerra in Ucraina aveva finanziato uno sconto sulle accise di 30 centesimi a litro da marzo a novembre. I primi 12 centesimi di sconto il governo Meloni aveva già deciso di non rifinanziarli a fine novembre. E a fine dicembre ha deciso di non rifinanziare gli altri 18 centesimi di sconto. Ecco perché con l’inizio dell’anno i prezzi sono tornati a salire, come fanno notare i benzinai. «I prezzi sono più o meno uguali a quelli di gennaio 2022, anzi sono pure scesi di qualche centesimo – dice Marco Mattei dell’Eni di via Roma – quindi gli aumenti di oggi sono determinati principalmente dalle accise». Tra l’altro «noi con il self abbiamo un guadagno netto di 1 centesimo per litro», dice Gianluca Tasselli dell’Esso di via Mattei.
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È una storia assurda. Il governo invece di difendere le scelte politiche da loro fatte, hanno provato a fare lo scaricabarile. Mi ricorda molto il modello Marche: “la colpa è degli altri”.
L’aritmetica è speculatrice, sia caccia all’addizione!
Ma è vero che la Meloni vi ha chiesto chi è che ha aumentato il prezzo della benzina?
Come mai tra una stazione di rifornimento e l’altra (vedi ad esempio quelle in autostrada) c’è una differenza di prezzo anche di 20/30 centesimi a litro? Un pò dipende anche dai gestori secondo me.
Comunque quando si lasciano i poteri e la gestione/produzione di materie prime in mano di pochi, questo è l’effetto, soprattutto se i governi non funzionano (sia passati che presenti)
Secondo è tutta colpa di quelli di prima specialmente del PD e di Draghi…poi lasciate in pace la Giorgia già è troppo impegnata a tenere calmi fra Salvini e San Silvio
*secondo me
Lorenzo Bellesi. Tutti i giornali hanno spiegato che le autostrade sono un mondo a parte dove i carburanti costano di più per maggiori spese di gestione: i gestori ci sono 24 ore su 24 e chi li paga?
Stefano Lapponi. Tralascianto le autostrade (anche se non sono daccordo per diverse ragioni), queste differenze si possono notare anche tra NORD, CENTRO e SUD Italia, ma anche tra città e città della stessa zona e anche dello stesso paese. Lo puoi anche verificare scaricando delle semplici APP sul telefonino come ad esempio “PB”.
Per il sig. Lapponi. In Italia ci sono tante mafie (con la ‘m’ minuscola) o almeno lobbies.
Carissimi volete spiegare il perché aumentate subito subito il prezzo quando il barile di petrolio sale e diminuite lentamente lentamente quando il barile di petrolio scende? É o non é speculazione?