Il dramma della perdita del fratello Massimo, la voglia di restare a Castelsantangelo, e accorgersi che dopo cinque anni ancora una vita non c’è, anzi che «la vita l’ho bruciata, per rimanere qui». E’ una lettera di dolore quella di Loredana Dell’Orso che racconta la sofferenza che è sua ma che è di tanti nel cratere, che era anche del fratello, Massimo, tragicamente scomparso nel 2018, a 56 anni, curava il Centro faunistico del parco nazionale (leggi l’articolo). Loredana ha voluto raccontare il suo dolore in una lettera che ha scritto al nostro collaboratore, Ugo Bellesi, colpita dal suo articolo sullo spopolamento dell’entroterra (leggi l’articolo). E proprio da quello parte per raccontare ciò che sta vivendo.
«Ho letto con trasporto la sua testimonianza – scrive Loredana Dell’Orso – che ha semplicemente raccontato quello che viviamo noi segregati nelle sae, totalmente dimenticati in quanto sistemati in queste maledette scatole di cartone, dislocate in villaggi, accampati senza più identità e dignità. Sono più di cinque anni che io grido la mia disperazione. Ora però sono nella fase della rassegnazione. Io che sono una lottatrice di nascita, che ho affrontato il post terremoto con fiducia, la morte di mio fratello Massimo, il mio e il nostro dolore, la pandemia. Che fare ora se non andare giù nel baratro? L’entroterra è un imbuto che ti risucchia giorno dopo giorno, senza avere nessuno che ti aiuti e ti ascolti. Serve un confronto, serve parlare insieme per affrontare, per confrontare.
Questo chiedo io e la mia famiglia. Vengono fatti convegni che argomentano la “resilienza”. Sanno cosa significa questo termine? La nostra ferita non si ripara con il tempo, è permanente. Quindi non voglio più sentire usare parole come slogan, che usano tutti perché vanno di moda. Vivere nel dramma quotidiano di scegliere se fare la spesa o andare a ricaricare la scheda per internet, senza lavoro è difficile. E lo è anche sostenere chi ha ancora una piccola attività locale, perché se si può ci si sposta a fare la spesa nei discount, che sono a chilometri di distanza. Sono anni (quasi sei) che sento parlare di rinascita, di luce nel tunnel. Per vedere qualche lavoro per la ricostruzione ci sono voluti cinque commissari straordinari. Sono rimasta ma ho bruciato la mia vita, ho dovuto lottare per tutto, mi sono scontrata con tutti, ho gridato tutto il mio sdegno, ho rivolto la mia rabbia contro la falsità della politica locale e nazionale. Ho avuto indietro solamente diniego e indifferenza. Questa è la vita reale di chi ha investito nel territorio economicamente e con la vita».
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Allo scritto di Loredana, ha risposto Bellesi: «La ringrazio innanzitutto per questo messaggio pieno di dolore che tuttavia ci consente di aprire un dialogo. Per esaminare la situazione dobbiamo partire dal concetto che l’Italia è il paese più bello del mondo ma non è il più perfetto. Tutt’altro. Ci sono tanti giovani che sono fuggiti dall’Italia proprio per questo problema. Alla richiesta “se volessero ritornare in patria” hanno messo tre condizioni: “che gli stipendi fossero migliori”, “soltanto se cambia qualcosa” e “se ci fosse una migliore qualità della vita”. Lei accenna ai tanti commissari straordinari per la ricostruzione post sisma. Ebbene, sanno tutti che per qualsiasi malattia negli ospedali c’è un protocollo di intervento da seguire. In qualsiasi calamità ci deve essere un protocollo per portare i soccorsi. Per i terremoti e in particolare per il post sisma non c’era un protocollo da seguire. I commissari che si sono succeduti sono andati avanti emanando provvedimenti a raffica, spesso l’uno in conflitto con quello emesso una settimana prima. Fortunatamente adesso questo protocollo c’è. L’ha fatto il commissario Legnini ed ora lo sta confrontando con tutti gli organi e autorità competenti in materia. Quanti terremoti ci sono stati in Italia? Tantissimi, eppure questo protocollo non c’era mai stato. O, se c’era, nessuno lo conosceva. Anche questo elemento di novità ci deve dare fiducia per il futuro perché qualcosa si sta muovendo. Le promesse stanno diventando fatti».
Lo spopolamento dell’entroterra preoccupa e sembra inarrestabile Dal sisma persi 17mila abitanti
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Sig. Bellesi,
le do atto della grande fiducia che ripone nel Commissario Legnini, mi auguro che Lei abbia pienamente ragione e che finalmente la ricostruzione post sisma decolli. Mi permetto di essere un po’ più pessimista di Lei, finche i Sindaci parlano di piste ciclabili, di percorsi Lauretani, finché i Commissari non si decidono a capire che le imprese che lavorano o dovranno lavorare nella ricostruzione siano attori principali e no l’ultima ruota del carro che deve soltanto recepire tutto quello che fanno i politici e i commissari, mi dispiace dirlo, ma la signora Dell’Orso si vedrà, di nuovo purtroppo, crollare tutto.
Però i soldi per il recovery li hanno trovati subito !! Speriamo ci pensi il padreterno, a punire chi di dovere. Chissà, forse Dragone, Vo Der Leyen, Conte, bruceranno all’inferno, con un forcone intercull….
Le norme vengono imposte da 5 anni, non condivise con la popolazione, come prescriverebbe il d.l. 189/2016, si sono succeduti i governi di tutti i colori, tutti, senza voler risolvere niente, sono stare costruite strutture pubbliche in deroga a tutto, ma le case sottosanno ai controlli più ferrei delle norme, degli occhi vigili di alcuni comuni che si professano “intransigenti”. Non sarà la trovata dell’ordinanza n. 100 a far partire la ricostruzione. Alcune norme sono assurde, le imprese non ci sono più, bisog a dire alle persone, realmente, che con l’ordinanza 100 potremmo essere soggetti anche a fine lavori a decurtazioni del contributo già concesso ed utilizzato, come per il supersismabonus (110%) possibili controlli e tagli negli 8 anni successivi alla fine lavori, non si butti ancora fumo negli occhi delle persone. In più, lo Stato con la trovata del 110% ha fatto lievitare i prezzi dei materiali da costruzione per una maggiore richiesta legata ai tempi strettissimi imposti col risultato che i soldi non bastano per la ricostruzione e che le imprese non si trovano più. Frutti di una politica che fa patti solo con le amm.ni periferiche, ma non ha occhi per i privati. I terremotati, talvolta sono sotto il tavolo dei ricchi a cibarsi delle briciole. Aumento del contributo con ordinanza commissariale si, ma irrisorio per effetto dell’aumento dei prezzi. Che lo dicano chiaramente che non hanno soldi. La politica sta sprecando un’occasione imperdibile, quella di ricostruire un territorio bellissimo. Sig. Bellesi, mi permetto, ma lei è sfollato col sisma o è a casa sua ? Perchè quando si guarda dentro una casa da fuori non si comprende come si può stare all’interno finchè non si va a vivere all’interno di quella casa. Allora è meglio confidare nella Provvidenza di Dio, non nella sensibilità della politica.
Prendendo come spunto le tre condizioni per un improbabile rientro in Italia da parte di chi è già scappato via, se le accostiamo ai problemi creati dal terremoto e ancora tutti lì ad incancrenirsi, vediamone uno alla volta. ” che gli stipendi fossero migliori”, sì, prima bisogna trovare dove prenderlo tra rovine, attività scomparse e fughe da parte dei più giovani che non se la sentono più di affidarsi alle promesse di governatori e sindaci truffatori che non promettono niente ma si fanno notare(Ceriscioli come porta bandiera, per il momento ma il podio prevede altri scalini ), il ricordo della magnifica Paola de Micheli che non ho mai capito se è stata solo uno scherzo di pessimo gusto questa per me grande raccomandata, visto che dopo la macabra figura come commissaria è diventata ministro alle infrastrutture, vero pane per i suoi denti. E poi tanta esperienza maturata passeggiando con i tacchi alti tra le “infrastrutture” trasformate in macerie dal terremoto. Scommetterei che Conte non sapeva neanche chi fosse a differenza di chi ha “ suggerito “ il suo nome per motivi che sfuggono al più distratto osservatore e che hanno fatto invece pulsare le gonfie carotidi al che un personaggio si inutile sia stata partecipe seppure a pessimi governi con Gentiloni (marchigiano de chiaetta) e Renzi ( accolumatore di falliti politici come lui). ” soltanto se cambia qualcosa”. Dai vari reportage che di solito arrivano dalle zone terremotate se qualche volta c’è un sussulto, non da terremoto, viene subito affossato da pratiche burocratiche che adesso con Lignini dovrebbero scomparire e il ” cambia qualcosa” dovrebbe prendere il via. Direi di aspettare anche se alla lunga chissà che non ci rimanga solo il nuovo commissario a camminare tra macerie e fantasmi. Per concludere la terza condizione che arriva direttamente dalle Sae: ” se ci fosse una migliore qualità della vita”. Qui è inutile commentare su questa spregevole e dopo cinque anni anche voluta situazione per cui ancora nessuno è chiamato alla gogna. Posso solo dire (perché si suol dire) che da soli che non si va da nessuna parte e che l’unione fa la forza. Ma la forza non è quella morale, fatta di tanta pazienza, che fa sopportare qualsiasi ignobiltà e in questa storia quanta se n’è vista e se ne dovrà vedere ancora. La forza è quella che come un uragano ti solleva da terra e ti fa ritrovare in cima all’Everest dove non ci sono scale per discendere a valle. Non è granché come metafora ma bisogna contenersi in un linguaggio accettabile sennò si rischia che un qualsiasi pupazzo, che ogni tanto fa una comparsata, ti denuncia perché gli hai spiattellato la verità in faccia. Leggere questo articolo ti fa vergognare perché stai scrivendo inutilmente, di nessun aiuto. Al massimo può capitare che una ridicola figura parlamentare magari marchigiana denunci se fai il suo nome, perché si sente toccata nell’onore, quello che si è fabbricato privatamente, invece di stare a combattere vicino a chi vive una miserabile situazione dovuta al menefreghismo di chi ogni mese, arrotonda prendendo uno stipendio uguale alla pensione annuale e anche più di tantissime persone. Però , ogni tanto una qualche idiozia la dice facendo credere di aver finalmente risolto il problema. Dopo anni, se non ti rendi conto che la tua inefficienza pluriennale è parte ciclopica del problema per cui quest’articolo dovrebbe pesarti sullo stomaco quando vai a dormire, tenendoti vigile per ricordarti che non è con la meschinità, la vigliaccheria e la mancanza di vergogna che si governa. Miserabili!!! Questo è dedicato a tutti quelli che a parole hanno già sistemato tutti i danni del terremoto con le loro visite di cui ricordo in particolare il nobil’uomo che vedo sempre “ reggobbato“ nel suo cappotto che presumo di cachemire o lana affine.
La rassegnazione è un sentimento ormai diffuso tra i cittadini dei comuni più colpiti dal sisma, cosa comprensibile perché a cinque anni dal terremoto la ricostruzione non è ancora decollata e molti stanno perdendo le speranze di vederla partire. Purtroppo la fase successiva alla rassegnazione molto spesso è l’abbandono dei luoghi perché le persone sono disposte a “bruciarsi la vita” solo fino ad un certo punto, oltrepassato il quale molte scelgono di rifarsi una vita altrove.
Per questo è assolutamente cruciale per la sopravvivenza dei nostri territori che la ricostruzone fisica decolli nel più breve tempo possibile e senza ulteriori ritardi, così da ridare ai cittadini una prospettiva di rientro nelle loro case e di un ritorno alla normalità nei loro paesi ed arrestare lo spopolamento.