Loredana, lettera di dolore dal cratere:
«Sono rimasta ma ho bruciato la mia vita,
quanta falsità dalla politica»

SISMA - Loredana Dell’Orso, sorella di Massimo, tragicamente scomparso nel 2018, scrive delle difficoltà quotidiane di un territorio che si sente abbandonato. Le risponde Ugo Bellesi: «Fiducia nel commissario Legnini. Qualcosa si sta muovendo, le promesse stanno diventando fatti»

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Macchie, frazione di Castelsantangelo, devastata dal sisma. Qui in una foto del 2019

 

Il dramma della perdita del fratello Massimo, la voglia di restare a Castelsantangelo, e accorgersi che dopo cinque anni ancora una vita non c’è, anzi che «la vita l’ho bruciata, per rimanere qui». E’ una lettera di dolore quella di Loredana Dell’Orso che racconta la sofferenza che è sua ma che è di tanti nel cratere, che era anche del fratello, Massimo, tragicamente scomparso nel 2018, a 56 anni, curava il Centro faunistico del parco nazionale (leggi l’articolo). Loredana ha voluto raccontare il suo dolore in una lettera che ha scritto al nostro collaboratore, Ugo Bellesi, colpita dal suo articolo sullo spopolamento dell’entroterra (leggi l’articolo). E proprio da quello parte per raccontare ciò che sta vivendo.

«Ho letto con trasporto la sua testimonianza – scrive Loredana Dell’Orso – che ha semplicemente raccontato quello che viviamo noi segregati nelle sae, totalmente dimenticati in quanto sistemati in queste maledette scatole di cartone, dislocate in villaggi, accampati senza più identità e dignità. Sono più di cinque anni che io grido la mia disperazione. Ora però sono nella fase della rassegnazione. Io che sono una lottatrice di nascita, che ho affrontato il post terremoto con fiducia, la morte di mio fratello Massimo, il mio e il nostro dolore, la pandemia. Che fare ora se non andare giù nel baratro? L’entroterra è un imbuto che ti risucchia giorno dopo giorno, senza avere nessuno che ti aiuti e ti ascolti. Serve un confronto, serve parlare insieme per affrontare, per confrontare.

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Il centro storico di Castelsantangelo

Questo chiedo io e la mia famiglia. Vengono fatti convegni che argomentano la “resilienza”. Sanno cosa significa questo termine? La nostra ferita non si ripara con il tempo, è permanente. Quindi non voglio più sentire usare parole come slogan, che usano tutti perché vanno di moda. Vivere nel dramma quotidiano di scegliere se fare la spesa o andare a ricaricare la scheda per internet, senza lavoro è difficile. E lo è anche sostenere chi ha ancora una piccola attività locale, perché se si può ci si sposta a fare la spesa nei discount, che sono a chilometri di distanza. Sono anni (quasi sei) che sento parlare di rinascita, di luce nel tunnel. Per vedere qualche lavoro per la ricostruzione ci sono voluti cinque commissari straordinari. Sono rimasta ma ho bruciato la mia vita, ho dovuto lottare per tutto, mi sono scontrata con tutti, ho gridato tutto il mio sdegno, ho rivolto la mia rabbia contro la falsità della politica locale e nazionale. Ho avuto indietro solamente diniego e indifferenza. Questa è la vita reale di chi ha investito nel territorio economicamente e con la vita».

***

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Ugo Bellesi

Allo scritto di Loredana, ha risposto Bellesi: «La ringrazio innanzitutto per questo messaggio pieno di dolore che tuttavia ci consente di aprire un dialogo. Per esaminare la situazione dobbiamo partire dal concetto che l’Italia è il paese più bello del mondo ma non è il più perfetto. Tutt’altro. Ci sono tanti giovani che sono fuggiti dall’Italia proprio per questo problema. Alla richiesta “se volessero ritornare in patria” hanno messo tre condizioni: “che gli stipendi fossero migliori”, “soltanto se cambia qualcosa” e “se ci fosse una migliore qualità della vita”. Lei accenna ai tanti commissari straordinari per la ricostruzione post sisma. Ebbene, sanno tutti che per qualsiasi malattia negli ospedali c’è un protocollo di intervento da seguire. In qualsiasi calamità ci deve essere un protocollo per portare i soccorsi. Per i terremoti e in particolare per il post sisma non c’era un protocollo da seguire. I commissari che si sono succeduti sono andati avanti emanando provvedimenti a raffica, spesso l’uno in conflitto con quello emesso una settimana prima. Fortunatamente adesso questo protocollo c’è. L’ha fatto il commissario Legnini ed ora lo sta confrontando con tutti gli organi e autorità competenti in materia. Quanti terremoti ci sono stati in Italia? Tantissimi, eppure questo protocollo non c’era mai stato. O, se c’era, nessuno lo conosceva. Anche questo elemento di novità ci deve dare fiducia per il futuro perché qualcosa si sta muovendo. Le promesse stanno diventando fatti».

 

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