Lo spopolamento dell’entroterra
preoccupa e sembra inarrestabile
Dal sisma persi 17mila abitanti

L'ANALISI di Ugo Bellesi - Gli ultimi dati forniti dal "Team sistem Marche" sono veramente allarmanti per il futuro delle aree terremotate della nostra provincia. Formulate alcune proposte da esperti e studiosi ma tutte richiedono tempi lunghi. Intanto due iniziative concrete sono state avviate da Franco Moschini con un campus estivo di alta formazione e da Francesco Merloni sostenendo l’Its di Fabriano. Si intravede la luce in fondo al tunnel per calzature e abbigliamento

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Ugo Bellesi

 

di Ugo Bellesi

Gli ultimi dati forniti dal “Team sistem Marche” sono veramente allarmanti per il futuro delle aree terremotate della nostra provincia. Infatti risulta che dal 2016 ad oggi si sono persi 17.000 abitanti (con una percentuale del 4,8%) mentre oltre 400 imprese (in particolare quelle commerciali, agricole e dei trasporti) hanno chiuso o hanno delocalizzato. Di conseguenza gli investimenti delle imprese si sono ridotti del 45,9%. Ma questo fenomeno non riguarda soltanto le Marche perché le stime dell’Onu prevedono che la riduzione maggiore di popolazione riguarderà a livello mondiale quanti si trovano in un’età compresa tra 15 e 65 anni e le aree interne saranno quelle destinate a perdere più velocemente i loro abitanti. Anche l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero ha accertato che tra il 2019 e il 2020 circa 8.000 marchigiani sono andati all’estero. Inoltre risulta che Macerata è la provincia che ha il record regionale con una percentuale del 33,8% di emigrati. Alla stessa anagrafe hanno accertato che in totale sono 53.857 i maceratesi che attualmente vivono all’estero. I ragazzi scelgono Inghilterra, Germania, Spagna, Stati Uniti e Paesi Bassi. Solo il 3% desidera rientrare in Italia mentre gli altri rientrerebbero soltanto se cambia qualcosa, se gli stipendi fossero migliori o se ci fosse una migliore qualità della vita.  Come se non bastasse lo spopolamento anche la cementificazione è un problema da non sottovalutare. Le ultime cifre parlano di 145 ettari persi tra il 2019 e il 2020 nelle Marche. E Macerata è in testa con 54 ettari di terreno cementificati o asfaltati. Il che ha sorpreso moltissimo dal momento la popolazione del capoluogo sta diminuendo mentre la creazione di nuovi fabbricati è cresciuta in modo esponenziale. Comunque è noto che la cementificazione avviene soprattutto lungo la costa, ed esattamente entro 300 metri dalla battigia. Ma il rapporto dell’Ispra sul consumo di suolo ha fornito anche un dato molto positivo. Nelle Marche sono stati recuperati all’agricoltura 790 ettari, e ciò è confortante perché significa che la nostra è una produzione agricola di qualità e quindi è sempre più remunerativa. E’ per questo che la Coldiretti nazionale punta a far diventare l’Italia autosufficiente nella produzione degli alimenti, sostenendo che si deve vietare l’invasione dei campi con il fotovoltaico a terra favorendo quello sui tetti delle case, delle aziende, delle stalle, dei fienili.

evid-spopolamento-Ma tornando al problema dello spopolamento delle zone terremotate quali sono le possibilità per rallentare il fenomeno? Ecco alcune proposte che sono emerse da interviste, dibattiti, convegni e dichiarazioni apparse nelle ultime settimane nei quotidiani della nostra regione. Si insiste sulla necessità di incentivare l’economia turistica (quella residenziale con seconde case e non il “mordi e fuggi”), di migliorare i servizi pubblici e le infrastrutture per sostenere le attività economiche, di favorire la manifattura ecosostenibile e i servizi alla persona nonchè la promozione di lavori di qualità (potenziati dalla banda ultralarga) e quindi più remunerativi come l’artigianato culturale e creativo. E’ come una sfida da affrontare con coraggio puntando alla sostenibilità e alla digitalizzazione, oltre che alla coesione sociale. Ma è indispensabile anche una classe dirigente che sappia guidare la ricerca di nuovi modelli di sviluppo. C’è poi da segnalare anche l’iniziativa del noto imprenditore Franco Moschini che a Tolentino ha creato l’associazione “Design Terrae”, la quale ha lo scopo di promuovere la conoscenza del “genius loci maceratese” attraverso il quale puntare al “bello, buono e ben fatto”. E questo partendo proprio dall’alto maceratese per contribuire ad incentivare la speranza di rinascita e di ripartenza. L’ambizioso progetto di Franco Moschini è molto concreto perché punta a stimolare la creatività mediante quello che l’imprenditore ha chiamato “Bootcamp”. Si tratta di un campus estivo di alta formazione che è stato già avviato e al quale attualmente partecipano undici giovani scelti su oltre 300 richieste giunte da tutta Italia.

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Francesco Merloni

Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’ing. Francesco Merloni che, in occasione della riunione del Comitato scientifico della Fondazione Aristide Merloni, ha auspicato che nella regione più manifatturiera d’Italia si realizzi un centro di competenza e di trasferimento tecnologico. «E’ indubbio – ha detto l’ing. Francesco Merloni – e tutti i dati sono convergenti, che le Marche stiano vivendo una forte fase di declino”. Quindi ha evidenziato che nella regione sono poche le grandi aziende che possono creare “filiere di produzione” per cui è indispensabile puntare “sulla crescita culturale e sulla formazione del capitale umano. Uno dei progetti fondamentali della nostra Fondazione infatti è sostenere la formazione. E’ importante sostenere gli Its delle Marche iniziando da Fabriano». Frattanto qualche luce in fondo al tunnel si sta scorgendo. Infatti il presidente di Assocalzaturifici, Sirio Badon, ha dichiarato che in provincia di Macerata, sul fronte delle calzature, c’è un segno positivo con un aumento delle esportazioni pari a + 4,5% nel primo trimestre 2021. Il report di Assocalzaturifici segnala che l’export di calzature italiane ha fatto registrare incrementi soprattutto in Svizzera e Francia ma anche in Cina. Segnali di ripresa ci sono anche per la moda dopo il crollo registrato nel primo trimestre 2021. Infatti le rassegne nazionali di Pitti Uomo e Bimbo, dove c’erano 500 espositori di cui 25 (per abbigliamento e calzature) provenienti dalle Marche, hanno acceso una luce di speranza. I nostri produttori sono rientrati da Firenze pieni di fiducia per i contatti avuti con numerosi buyer sia italiani che stranieri.

 

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