di Giovanni De Franceschi
«Invito i cittadini a farsi avanti, siamo tutti responsabili del nostro futuro». Irene Manzi lancia un appello in vista delle Regionali del 2020 e molto probabilmente “studia” proprio per un ruolo a palazzo Raffaello. Ex deputata Pd, maceratese doc, già vice nella prima giunta Carancini e membro del direttivo nazionale del partito, Manzi vede la “Costituente delle idee” lanciata dai dem come un’occasione di rilancio necessaria per centrare obiettivi ambiziosi. Da Marche 2020 – dove sul tema primarie per la scelta del candidato governatore dice di non gradire appelli o raccolte firme – alle comunali di Macerata, passando per il nuovo governo e una possibile alleanza a livello locale con i 5Stelle, la sua è una lettura del quadro politico attuale a 360 gradi.
Manzi, come valuta la visita di Conte nelle zone terremotate?
«E’ stato un segnale importante, perché ormai sono passati tre anni e la gente è esasperata. Alle parole però devono seguire i fatti: a partire dalla semplificazione del quadro normativo complessivo, facendo anche una serena autocritica visto che ho fatto parte della precedente legislatura. Quindi ritengo che sia stata una visita incoraggiante e positiva, d’altronde era la prima ufficiale in Italia come premier di questo nuovo governo».
A proposito di governo, l’estate turbolenta è passata davvero?
«Sì, è stato un mese di agosto complesso, ma adesso il quadro politico è maturato con una crisi risolta a livello parlamentare. L’ex ministro che pensava di andare a elezioni con una dichiarazione a mezzo stampa, forse non conosce bene le dimanche parlamentari, d’altronde c’è stato poco in Parlamento. Nel merito questo governo è nato con obiettivi precisi: penso innanzitutto alla nomina di Gentiloni come commissario europeo con una delega di peso, quando abbiamo rischiato di non averlo neanche un rappresentante, poi la riforma del trattato di Dublino che tocca da vicino il tema dell’immigrazione, bisognerà trovare soluzioni concrete e richiamare alla responsabilità gli altri Stati europei, infine investimenti e sviluppo. E’ un tentativo che andava fatto, anche se è una sfida di cui non nascondo le difficoltà».
Dal nazionale al locale, pensa sia replicabile l’alleanza con i 5Stelle per le Regionali del 2020?
«Non è un passaggio immediato, forse c’è bisogno di un po’ di tempo, ma non lo escluderei a priori. Bisogna impegnarsi per iniziare a dialogare e trovare temi su cui convergere. La prossima sarà una legislatura che dovrà avere grandi ambizioni di sviluppo dopo questi tre anni di sofferenza dovuti al sisma. Vedremo anche se la riforma della legge elettorale regionale di cui si sta discutendo permetterà nuove alleanze. Sicuramente è una tema che si apre quello dell’alleanza con i 5Stelle, il quadro politico cambia velocemente ed è una buona cosa».
Che voto dà al governo Ceriscioli?
«Sono una dipendente regionale, quindi la mia posizione non è semplice. A parte questo, penso che i voti non rappresentino a pieno l’essenza di un governo. L’amministrazione si è trovata ad affrontare sfide non facili, quindi è ovvio che ci siano stati errori e battute d’arresto, però la motivazione per fare bene c’è».
Proprio tra Ceriscioli e una parte del Pd si è aperta questa diatriba sulle primarie per scegliere il futuro candidato governatore.
«Questo dibattito in cui ci siamo incartati è partito dalla coda e non dalla testa. Cioè si parla di primarie di coalizione senza sapere quale sarà questa colazione. Quindi prima bisogna capire chi farà parte del centrosinistra, e poi anche nel Pd stesso si dovrà discutere di primarie serenamente, perché fanno parte del nostro dna. Affrontiamo il discorso senza posizioni dogmatiche, senza dividerci tra buoni e cattivi. Cito l’esempio di Macerata 2015, Carancini non era tenuto a farle le primarie eppure le ha fatte. Le ha vinte ed è stato un modo per mettere in luce i tratti positivi dell’amministrazione. Non bisogna avere paura di questo strumento».
Ma al di là delle alleanze, è giusto che il governatore uscente passi dalle primarie come sostiene una parte del partito oppure no, come crede invece Ceriscioli?
«Alla fine l’obiettivo deve essere quello di confermare il governo della Regione e rafforzare quanto fatto. E in questo senso le primarie potrebbero servire proprio per valorizzare il lavoro del governatore uscente, non per metterlo alla gogna. Ma questa è una discussione che il partito deve fare al suo interno, senza appelli o raccolte di firme».
Venendo invece alla sua città, Macerata: che giudizio dà all’ultimo mandato Carancini?
«Si è fatto molto e sono stati raggiunti risultati importanti. E penso ci siano ancora obiettivi ambiziosi da portare avanti. Per riagganciarmi alle parole del vescovo: il ruolo di capoluogo deve essere rivisto in un’integrazione con il resto della provincia. Penso sia il momento di iniziare a ragionare in maniera collettiva, dopo tre anni difficili. Però il giudizio rispetto all’amministrazione è positivo. Abbiamo affrontato momenti molto difficili, e stiamo comunque tirando fuori la testa».
Qual è stato l’errore o la mancanza di questa amministrazione?
«Difficile centrare su una cosa singola, forse il dialogo e il coinvolgimento maggiore della maggioranza avrebbero potuto evitare qualche motivo di attrito o occasione di scontro e permesso di centrare meglio alcuni obiettivi. Penso si il lavoro di squadra quello che dà risultati migliori e crea clima positivo. Però va dato atto a Carancini che in questi anni si è trovato situazioni molto complicate non facili e comunque è riuscito a tenere duro e a portare la città avanti, mettendo in cantiere interventi importanti, come le scuole alle ex Casermette».
Lo stato di salute del centrosinistra in città però non sembra ottimale, anche per via di diversi scontri fratricidi tra il sindaco e il suo partito.
«Di sicuro il vento nazionale è più spostato verso il centrodestra. Quindi penso sia necessario rivendicare il buon lavoro fatto anche al di là scontri che ci sono stati e lavorare su nuove prospettive per i maceratesi. Non basta più dire che abbiamo lavorato bene, serve anche una nuova visione».
E sarà lei a proporre questa nuova visione l’anno prossimo come candidata sindaca?
«Non sono tra i papabili o gli aspiranti candidati sindaco, do semplicemente una mano al mio partito. Mi è capitato di confrontarmi con delle persone su questa possibilità, ma non penso di far parte di questa competizione».
Allora farà parte di quella delle Regionali?
«E’ tutto in movimento, vederemo cosa deciderà il mio partito e come verranno scelti i candidati, magari con una consultazione nei circoli o con le primarie. Fortuna che nel Pd c’è ancora una modalità di selezione dei candidati, credo che il partito abbia un ruolo importante nella selezione della classe dirigente».
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L’aggettivo ‘dem’ è incredibilmente chic.
risposte banali, fumose, linguaggio in politichese, risposte scontate e mai dettagliate!
Passerà alla storia e sara fatto oggetto di approfondimento da matematici, filosofi, scimmie che bevono l’Estatè come il” Paradosso della Manzi”. Tutti cercheranno di scoprire come una frase del tutto scombussolata, senza nessuno appiglio, assolutamente fuori dalla realtà, completamente illogica che a dispetto delle apparenze si dimostri coerente, praticamente vera. La preposizione che dà origine al paradosso, va bene che parte da una bella dose di faccia tosta e dalla foschia già messa in evidenza dal commento di Pasquaré di tutto l’articolo è la seguente: ” Non basta più dire che abbiamo lavorato bene, serve anche una nuova visione”.
Il giudizio dell’amministazione Carancini e’ molto ma molto pessimo e non e’ un giudizio positivo carissima Manzi.