Comune condannato per via Trento,
responsabilità erariale di Carancini:
con gli interessi conto da quasi 4 milioni

IL COMMENTO di Giuseppe Bommarito - Nel lodo il Collegio arbitrale spiega che uno dei nodi è la mancata realizzazione della bretella di collegamento con via Murri che era prevista nel progetto. L'area ex Vam consegnata con sette anni di ritardo. Decisioni unilaterali e non formalizzate del sindaco

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Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito

Il mitico Romano, se non ci fosse – pensano a buon diritto le opposizioni – sarebbe il caso di inventarlo: un sindaco così, il peggiore dal dopoguerra, bisogna tenerselo caro in vista delle elezioni del 2020, più va avanti più pregiudizio crea alla sua intera area politica di riferimento e al candidato “in pectore” del centrosinistra, quel Narciso Ricotta, che, non avendo avuto il coraggio nell’ultimo periodo di differenziarsi da Carancini nemmeno su qualche minuzia, su qualche virgola, su qualche quisquilia, oggi è unanimemente e inevitabilmente considerato come il suo clone vagante.

Con la sua arrogante condotta amministrativa Romano Carancini (rosso desiderio, secondo lo slogan di quest’anno della stagione lirica, o rosso di vergogna?) sta infatti creando non solo danni all’intera collettività (la bellezza di quasi quattro milioni di euro, questa volta, e al Comune – bisogna dire – gli è andata pure grassa, perché la richiesta risarcitoria avanzata dalla NVT, la Nuova Via Trento spa, assistita dai avvocati Ubaldo Perfetti e Tina Maria Fusari, era molto più alta), ma anche al suo stesso partito, il Pd, che non sa più dove sbattere la testa e riesce solo a stare in un umiliante e imbarazzato silenzio (salvo qualche timido e limitato balbettio dell’ultima ora, peraltro su questioni marginali), e all’intera maggioranza di centrosinistra, costretta da anni ad assistere inerte ad una serie impressionante di vicende assurde e di flop amministrativi mai visti: la fuga della Lube verso altri lidi, l’acquisto folle del Park Sì, l’Università indotta con le cattive ad abbandonare l’ipotesi di investire nel centro storico agonizzante, le piscine di Fontescodella che si sono perse per strada, le transazioni di comodo che gridano vendetta, le permute di edifici tutte al ribasso per le casse comunali, i supermercati che sbucano ovunque, i costosissimi bastioni creati all’Helvia Recina per una Maceratese immediatamente dissoltasi, gli insulti e le querele a chi non la pensa come il “capo supremo”, ed ora questa batosta veramente terrificante costituente l’epilogo di una sconfitta annunciata (attenzione: l’elenco di cui sopra, come dicono di solito gli avvocati nei loro atti, è solo esemplificativo, e non certo esaustivo).

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Il sindaco Romano Carancini in Consiglio

Dopo questa edificante premessa da carattere generale, occorre però scendere nel dettaglio, a partire dalla cifra esatta che il Comune di Macerata, grazie alla preziosa opera di Carancini, dovrà versare alla NVT. Il totale, infatti, sarebbe molto più alto di quanto uscito nelle prime notizie ed ammonta per la precisione a 3.830.151,07 euro, una somma stratosferica così ottenuta:  2.184.633,90 euro quale danno per costo di costruzione edificio C; 860.985,17 euro per interessi 5% dal 2.3.2010 al 16.1.2018 sull’importo di cui sopra; 690.000 euro per il danno parametrato alla perdita del valore locativo dell’edificio ex VAM in via dei Velini; 63.930 euro per svalutazione dal 2005 al 2011 su tale ultimo importo; 30.602 euro per interessi legali dal 16.1.208 al luglio 2019 sull’importo complessivo.

La palazzina C è l’ultima della stecca creata sul versante nord di via Trento, quella di vetro vagamente a forma di prua di nave, dinanzi alla scalinata che conduce in corso Cavour. Ebbene, afferma il Collegio sulla base di una serie di motivazioni giuridiche abbastanza complesse, che la mancata realizzazione della bretella tra via Trento e la sottostante via Murri, elemento prioritario e imprescindibile dell’accordo di programma stipulato nel 2000 con la Provincia e tuttavia divenuto uno specifico e clamoroso inadempimento contrattuale imputabile al Comune, ha di fatto reso palesemente illegittimi i permessi di costruire che hanno consentito l’edificazione di tale palazzina (e di conseguenza di tutti gli appartamenti che ne fanno parte, con somma gioia degli acquirenti attuali o potenziali), facendo alla fine emergere altezze e volumi difformi.

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Il punto dove era prevista la bretella

Tale palazzina, ormai commercialmente inutilizzabile – ha precisato il consulente tecnico d’ufficio che ha affiancato il Collegio Arbitrale –, in una siffatta condizione di macroscopica illegittimità andrebbe addirittura totalmente demolita in quanto non rientra affatto nei parametri del Piano di Recupero in cui è inserita. Tutto ciò senza che vi sia stata una rinegoziazione con la NVT e senza che la volontà del Comune di non procedere alla costruzione della bretella, prevista e da realizzare ma abolita d’imperio e di fatto dal sindaco Carancini, fosse stata mai formalizzata. In altri termini, il Comune ha preteso di modificare unilateralmente e senza atti formali gli accordi contrattuali esistenti, peraltro per motivazioni mai esplicitate se non con la risibile e ridicola affermazione caranciniana che ormai la famosa bretella non serviva più.

Romano Carancini aveva così stabilito e così doveva essere fatto, e chi se ne frega delle convenzioni, degli inadempimenti, dei risarcimenti, tanto alla fine paga sempre e solo la collettività. Gravissima quindi la responsabilità dell’ente comunale, venuto meno – dice il Collegio – non solo ai suoi obblighi pubblicistici (politici e amministrativi), ma anche a quelli civilistici derivanti dalla convenzione sottoscritta con la Nuova Via Trento spa e dalle attività contrattualmente ivi previste e quindi dovute. Errori progettuali e comportamenti di omessa collaborazione, non conformi neanche lontanamente ai principi di buona fede e correttezza, che hanno reso il Comune inadempiente anche nei riguardi della Provincia di Macerata, la quale pure – sia detto qui per inciso –, per la dolosa mancata esecuzione dell’accordo di programma del 2000, potrebbe a sua volta reclamare danni. L’ulteriore partita risarcitoria accertata dal Collegio Arbitrale riguarda l’inadempienza rispetto all’obbligo di consegna dell’area ex VAM, insistente su via dei Velini.

Tale area, come è noto, doveva essere consegnata entro la metà dell’anno 2004, mentre in realtà la consegna è avvenuta solo nel 2011, con la bellezza di sette anni di ritardo. Dal 2004 al 2011 il Comune di Macerata, anziché consegnare l’area alla NVT, come era contrattualmente tenuta a fare, l’ha occupata senza titolo alcuno, creando danni ulteriori per il ritardo nell’attività edificatoria e per la sopraggiunta crisi dell’edilizia. Ora il lodo in questione, cioè la pronuncia del Collegio Arbitrale, una volta depositato in Tribunale affinchè ne venga verificata la mera regolarità formale, diventerà esecutivo e la NVT potrà agire in via esecutiva, cioè anche con dei pignoramenti a carico del Comune, per recuperare la somma sopra specificata: immaginabili gli effetti sul bilancio 2019 e degli anni a venire. Eppure tutto ciò era stato ampiamente previsto negli articoli del sottoscritto scritti dal 2013 in poi e, da ultimo, dai revisori dei conti del Comune, che avevano criticato il bilancio proprio per una sottovalutazione dei rischi derivanti anche e soprattutto da questo contenzioso. Tutti trattati, ovviamente, a pesci in faccia dal “leader supremo”. Ma la responsabilità erariale del Sindaco questa volta è grossa come una casa, è scritta nero su bianco in un provvedimento che inchioda a tutti gli effetti il Carancini, dolosamente e consapevolmente artefice di questa Caporetto per le casse comunali.

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