L’obiettivo iniziale era quello di migliorare dal punto di vista estetico, funzionale e viario una zona di Macerata a ridosso del centro storico, ritenuta all’epoca incompleta e degradata, nonostante la vicinanza con corso Cavour, uno dei centri nevralgici e più prestigiosi della nostra città. In effetti, via Trento, uno stradone grigio e poco decoroso, sempre pieno di traffico ingolfato, obbligatoriamente da attraversare per imboccare la strada per Roma o quella per Ancona, non faceva certo bella mostra di sé, specialmente dopo il terremoto del 1997-98 che aveva lesionato e reso pericolosamente sghembo, ormai dichiarato inagibile e da demolire, il già brutto palazzone dove per molti anni aveva avuto sede la Sofarma. C’era poi a complicare le cose in quella zona, e ancora c’è, il problema dell’imbuto del traffico proprio in fondo a via Trento, laddove confluiscono anche via Valenti e via dei Velini.
Ecco quindi prendere forma, con una delibera comunale di mero indirizzo del febbraio 1999, nel breve interregno del centrodestra maceratese guidato da Anna Menghi, l’idea di una riqualificazione, se non di una vera e propria trasformazione dell’intera zona, che rimase però di fatto lettera morta per la sostanziale indisponibilità dei privati interessati.
Dopo un breve passaggio a cura del Commissario che seguì la brusca caduta di Anna Menghi, il Comune nel luglio del 2000, con Giorgio Meschini neosindaco appena insediato al primo mandato, per risolvere la situazione decise di ricorrere a ben tre piani di recupero, di cui uno (quello al centro della via) ad iniziativa comunale, e di realizzare gli interventi programmati per il tramite di una STU, Società di Trasformazione Urbana. Per la costituzione di tale tipo di società il Comune aveva già peraltro deciso di rivolgersi nell’agosto 1999 alle ben remunerata consulenza e all’abile regia politico-giuridico-amministrativa dell’avvocato Renato Perticarari, una delle menti più sottili della nostrana sinistra del mattone, alla quale si deve la gran parte dei disastri urbanistici realizzati in città nel corso delle due Giunte Meschini.
In sostanza, si trattava di riqualificare l’intera zona (le facoltà di esproprio connesse al piano di recupero avrebbero consentito di superare l’inerzia e le eventuali resistenze dei proprietari privati) attraverso opere infrastrutturali e di urbanizzazione, nonché nuove edificazioni a destinazione abitativa, commerciale e direzionale su via Trento e sulla parte alta di via dei Velini, con una sinergia tra il Comune, i privati proprietari delle aree e degli immobili interessati, alcuni imprenditori del settore dell’edilizia, vari istituti di credito operanti sulla piazza maceratese.
Certo, c’era ovviamente da realizzare anche edilizia abitativa, e nemmeno poca, lungo il lato destro della strada (quello a nord) in sostituzione del pericolante palazzone da demolire. Erano previsti, infatti, oltre a quelli situati all’inizio e alla fine di via Trento, ben cinque corpi di fabbrica, i primi due astrattamente corrispondenti al precedente palazzo Sofarma, tutti arretrati verso nord rispetto alla precedente collocazione, ovviamente con un notevole aumento di metri quadri e di conseguente volumetria rispetto alla situazione preesistente.
Tuttavia lo scopo preminente, quello dichiarato e definito di pubblico interesse che – solo – poteva giustificare l’intervento del Comune, era l’eliminazione complessiva degli aspetti di degrado, di incompletezza, di via Trento, il suo allargamento, nuove possibilità di accesso pedonale verso corso Cavour, nonché la realizzazione di una bretella che collegasse direttamente via Trento con il sottostante asse viario, e quindi con la nuova viabilità per Villa Potenza e con il parcheggio Garibaldi appena sotto le mura di tramontana, riducendo così sia in salita che in discesa l’accumulo di traffico nell’intasatissimo incrocio di piazza della Vittoria.
Tanto che l’allora Assessore Mauro Compagnucci (altro personaggio di prima fascia della sinistra del mattone, che poi ritroveremo sotto altra veste anche negli ultimi sviluppi della vicenda) ebbe a dire forte, chiaro e lapidario in Consiglio Comunale nel luglio 2000: “Questo piano di recupero si tiene e si mantiene in quanto è un piano di riqualificazione urbana: se fosse stato semplicemente un piano di espansione urbana, questo piano non sarebbe stato nemmeno presentato in Consiglio Comunale da questa Amministrazione, perché contraria”. Altrettanto si disse poco dopo, nel novembre 2000, nell’accordo di programma tra il Comune e la Provincia, finalizzato espressamente alla riqualificazione della zona di via Trento, nel quale soprattutto il collegamento viario tra via Trento e la sottostante strada veniva testualmente definito come presupposto indispensabile dell’intera operazione, assolutamente prioritario e comunque da realizzare prima del completamento delle edificazioni.
Ad ogni modo, dopo tutti questi buoni propositi e dopo l’elaborazione e l’approvazione da parte del Comune del piano di recupero nonché di tutti i conseguenti atti amministrativi necessari per la STU, nell’agosto
del 2001 quest’ultima venne finalmente costituita con la denominazione “Nuova via Trento s.p.a.”, ovviamente con l’avvocato Renato Perticarari Presidente del Consiglio di Amministrazione su indicazione del Comune di Macerata (e tale rimarrà sino all’ottobre 2011, allorchè è stato sostituito dall’architetto Paola Ottaviani) e con un capitale sociale pari ad € 5.681.708,04. Soci della stessa diventarono il Comune con una quota azionaria del 20%, ventuno imprenditori privati e tre istituti di credito. Il Comune poi, nel febbraio 2010, con l’obiettivo riqualificazione ancora in alto mare, cederà pro quota ai soci privati il 19%, e rimarrà socio con una quota solo dell’1%.
Il Comune peraltrò non sottoscrisse la propria quota in moneta contante, ma conferì un immobile, quello quasi all’inizio di via Velini ove aveva sede la ex VAM (a sua volta oggetto – come si è visto – di un altro connesso piano di recupero definito TS2), al quale venne attribuito tramite una perizia d’ufficio disposta dal Tribunale di Macerata un valore di oltre sei milioni di euro, ridotto ad € 1.213.673,71 detraendo i costi di demolizione e di costruzione e quello per gli oneri di urbanizzazione (questi ultimi detratti chissà perché, e comunque con una quantificazione che allora non poteva non essere abbastanza incerta).
Una volta costituita la STU, si passò nel febbraio 2002 alla convenzione con il Comune di Macerata, e qui si precisò in maniera inequivocabile che l’esecuzione del recupero dell’immobile ex VAM (con la costruzione di un edificio commerciale-residenziale e di una strada di collegamento tra via Valenti e via dei Velini) sarebbe potuta partire solo dopo l’avvenuto completamento delle opere infrastrutturali su via Trento, finalizzate appunto alla prima fase della sospirata riqualificazione dell’area.
Nel frattempo – siamo nel 2003 – qualcuno in Comune, cadendo dal pero, finse di accorgersi solo in quel momento che la rampa di collegamento diretta al parcheggio Garibaldi, che doveva partire dalla parte iniziale di via Trento, nel tratto in leggera discesa, era sostanzialmente impraticabile per eccesso di pendenza, e così si impose un diverso tracciato della bretella viaria, che, per compensazione, garantì alla STU un ulteriore incremento di volumetria interrata pari a 15.000 metri cubi. Tale bretella – sia detto per inciso – ad oggi non è stata ancora realizzata nemmeno nel nuovo tracciato previsto, con onere di spesa che dovrebbe essere in gran parte a carico della STU, perché i proprietari di due piccolissimi frustoli di terreno si sono messi di traverso, ma il Comune intanto si è ben guardato dall’attivare i propri poteri di esproprio.
Ma torniamo a qualche anno addietro. Nel gennaio 2004 la convenzione venne modificata, ma sempre, almeno a parole, nell’ottica prioritaria della riqualificazione dell’intera zona, con il preciso impegno della STU a realizzare in prima battuta, oltre alle edificazioni, tutte le opere infrastrutturali per la sistemazione di Via Trento (i marciapiedi, la pubblica illuminazione, due percorsi pedonali verso corso Cavour in corrispondenza di via XXIV Maggio e di via Colle di Montalto, nonché, appunto, l’intera bretella verso il sottostante asse viario), opere poi da cedere al Comune a scomputo degli oneri di urbanizzazione, prima di passare alla fase due consistente negli interventi nell’ex palazzo VAM.
In realtà, dopo la scenografica demolizione del palazzone pericolante e una volta realizzata la prima importante opera, cioè la paratia lungo il fronte edificatorio in via Trento, del tutto funzionale alla STU in quanto indispensabile anche e forse soprattutto per dare stabilità all’area a causa dei piani sottostrada realizzati e per consentire il previsto arretramento verso Nord dei nuovo palazzi, dopo l’allargamento della strada, dopo la realizzazione dei marciapiedi e delle relative opere di illuminazione, dal giugno 2004 in poi la STU ha lavorato quasi ed esclusivamente per l’edificazione degli edifici residenziali, dapprima in via Trento per poi spostarsi da un paio di anni nell’edificio ex VAM, acquisendo nel frattempo proprio qui, nell’ex sede Fiat, un ulteriore incremento volumetrico di duemila metri cubi grazie ad un ben calibrato marchingegno.
Va ricordato infatti che in via Trento nel 2006 la STU aveva ad un certo punto rilevato la proprietà del palazzo Verdicchio, anch’esso ovviamente da demolire per la riqualificazione della zona e per il riallineamento con la stecca dei palazzi già realizzati nella testata ovest di via Trento. Ebbene, il Comune già nel 2007 iniziò ad ipotizzare tale regalo di volumetria aggiuntiva nel palazzo ex VAM, motivandolo proprio con i costi di demolizione e costruzione della proprietà Verdicchio (questi ultimi chissà poi perché, visto che della riedificazione si sarebbe avvantaggiata esclusivamente la STU e visto che nel prezzo di acquisto sicuramente tali oneri erano stati considerati). La faccenda teneva e non teneva, anzi, proprio non teneva, tant’è che nel settembre 2012, dopo il rilascio del permesso a costruire, quando la volumetria aggiuntiva per il palazzo ex VAM venne poi formalmente concessa dal Comune di Macerata ormai a guida Carancini, si utilizzarono le nuove possibilità offerte dal piano casa regionale, sia pure interpretate con una buona dose di disinvoltura.
Nel frattempo, e qui arriviamo quasi ai giorni nostri, senza che della bretella verso la strada che scorre sotto via Trento si sia più parlato, se non – udite, udite – per iniziare ad ipotizzarne la sostanziale inutilità; senza che i due attraversamenti viari verso corso Cavour abbiano avuto un minimo di concretizzazione; senza che il cronoprogramma dei lavori, ridotto ad una sorta di optional, sia stato rispettato; senza che tutta la parte finale di via Trento, quella interessata dal palazzo Verdicchio e dalla stazione Agip (proprio qui doveva sorgere un piccolo parco-belvedere), essenziale per la riqualificazione dell’area, sia stata minimamente risanata; senza che sia dato sapere esattamente cosa c’è sotto il distributore, in funzione da decenni; senza tutto questo, ecco che il Comune di Macerata, dimenticandosi quanto formalmente e solennemente proclamato in più atti e delibere, ha consentito circa un anno e mezzo fa che iniziassero da parte della STU i lavori nell’ex palazzo VAM, anch’esso poi rumorosamente demolito e rottamato con un gran polverone seguito ed osservato, come sempre accade in queste occasioni, da decine e decine di curiosi.
E con grande stupore di molti, da questa rottamazione, da questo polverone, chi è inopinatamente spuntato? Il già potente Assessore all’Urbanistica architetto Mauro Compagnucci, nel frattempo disinvoltamente divenuto tecnico di fiducia dell’impresa che sta eseguendo proprio quei lavori da lui stesso, quale componente delle Giunte Meschini, qualche anno prima ideati ed impostati.
Buon per lui (intanto uscito allo scoperto – e non poteva essere diversamente – quale fervente rottamatore renziano), e auguri vivissimi alle ditte impegnate nei lavori affinchè in questo momento così difficile (e con quella volumetria aggiuntiva della quale forse oggi farebbero volentieri a meno) riescano comunque a completare le edificazioni e a vendere tutti gli appartamenti realizzati e ancora da realizzare, sia in via Trento che in via dei Velini (qui ovviamente con l’immancabile struttura di grande distribuzione commerciale, che qualche problemino di traffico non potrà non crearlo proprio laddove si punta a ridurre l’intasamento di auto).
Per Macerata e le sue Amministrazioni, però – è impossibile negarlo – anche in questo caso si tratta dell’ennesima incompiuta, dell’ennesimo obiettivo mancato, dell’ennesima magica sinergia tra pubblico e privato del decennio meschiniano rimasta impiccata a metà in epoca caranciniana, con prevalenza indubbia in quanto sinora realizzato di ciò che era funzionale ai pur legittimi interessi privatistitici coinvolti nell’operazione.
Per Macerata, ciò che per il momento resta di questa operazione, osservando la situazione dal lato nord, cioè risalendo da Villa Potenza, è una vera e propria muraglia, una stecca di palazzoni che non finisce più, un imponente fronte edificatorio di due-trecento metri che non si capisce in qual modo abbia potuto superare i limiti posti dal vincolo panoramico. E ovviamente una nuova grande struttura commerciale ormai in dirittura di arrivo.
(Foto Cronache Maceratesi)
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@ Bommarito
per rendere piu’ LIMPIDO l’ articolo , guardare il sito della societa’ , i soci , il consiglio d’ amministrazione e lo staff ecc……..
http://www.NVTspa.it/soci.php
Tra i soci e nel cda compare un certo Intermesoli…un omonimo del parcheggio di rampa Zara????
Complimenti per la ricostruzione dei fatti, la chiarezza, il coraggio delle opinioni, oltretutto per me condivisibili. Mi domando se Macerata può augurarsi una fase migliore. La risposta secondo me è ‘sì’.
Un’abile strategia urbanistica coltivata negli anni allo scopo di riuscire a richiamare finalmente anche su Macerata l’attenzione di quell’acrobatico ciclista che lavora per un seguitissimo programma televisivo?
Complimenti Bommarito per l’efficacia delle sue parole nel riassumere in breve una lunga ed annosa vicenda.
Evidentemente lei ha il gran dono di ruscire a concentrare storie e vicissitudini complesse in poche parole. Complimenti ancora e la aspettiamo alle prossime elezioni.
Mi tolga un dubbio: temo che questi fulgidi esempi di urbanistica moderna possano continuare che so nella zona di viale don Bosco o piuttosto lungo le mura di tramontana dove già abbiamo esemplari di architettura che tutta la nazione ci invidia! Mi rassicuri!
Mi chiedo spesso se, al termine della grande abbuffata, qualcuno dichiarerà di essere satollo e alzerà bandiera bianca, o invece continuerà – come le teste meccaniche del film omonimo – fino a scoppiare. In un caso o nell’altro, per noi comuni mortali sarà già troppo tardi.
E’ la solita storia: si parla di “riqualificazione” del territorio si sottende la speculazione edilizia che ci riporta agli anni sessanta e settanta, decenni nei quali veniva distrutto parte rilevante del paesaggio del nostro Paese.
In questa vicenda la cosa che più stupisce è il ruolo giocato dalla Soprintendenza che spesso, per interventi di modesta entità e in zone molto poco pregevoli, è diligente nell’annullare sistematicamente l’autorizzazione paesaggistica comunale.
Non si comprende come in questo caso di fronte ad un’ operazione di trasformazione urbana di così grande impatto paesaggistico, ambientale ed urbanistico la Soprintendenza sia rimasta inerme, silente, ferma, immobile.
Avv.to Bommarito, nelle favole sono spesso presenti personaggi malvagi, corrotti e malefici, ma nonostante tutto quasi sempre hanno un lieto fine. Speriamo che la Sua azione informativa e conoscitiva della realtà Maceratese su CM, sempre puntuale e precisa dei fatti , possa finalmente svegliare la maggioranza dei Cittadini della Città di Maria, da tempo addormentata sulla collina, come dice un noto refren di JimmY Fontana. Alle prossime Comunali del 2015. Di nuovo complimenti per il Suo lavoro.
Credo che nella ricostruzione dei fatti manchi un pezzo: passando per via Dei Velini, ex Vam per intenderci, c’è un cartello di cantiere dove compare il nome del consigliere comunale Mauro Compagnucci, ma è compatibile la sua carica con il ruolo di tecnico? Poi, come mai questa delibera di aumento di volumetria sempre per il nuovo palazzo della zona dell’ex Vam è stata fatta dalla giunta Carancini e non votata dal consiglio comunale? Come mai l’UDC in consiglio comunale ha votato la delibera che dà la competenza urbanistica alla giunta Carancini?Fortuna che Carancini doveva essere una nuova storia!!
A parte i ringraziamenti da fare all’avv.Bommarito, oramai noto combattente contro la ladroneria, ci dobbiamo complimentare con tutti gli scaltri amministratori che sono riusciti a regalare alla “mattoneria macertatese” milioni di euro a barba di noi cittadini. Speriamo che queste chiare denuncie servano ad abbattere questa sporca politica ed ad eliminare quei funzionari che avrebbero dovuto controllare.
Ricollegandomi al pensiero di Filippo Davoli ricordo le inchieste dell’avv. Bommarito su Ircr, Centro Fiere, Cemaco, piscine, cittadella sport, Valleverde oltre a quelle su biogas e centro commerciale di Corridonia (e magari qualcuna ora me ne sfugge). Mi domando: ma dietro a tutti questi scandali ben documentati non si riesce ad avere un vero rinnovamento della classe politica maceratese? (compresa la bella addormentata PDL). Non c’è bisogno di altre inchieste, l’inefficenza (per essere generosi) della classe politica maceratese è già ampiamente dimostrata. Ma come dice l’articolo l’interesse pubblico a Macerata passa sempre in secondo piano.
Non sono un tecnico: ma se il Comune era tra i soci poi avrebbe dovuto pagare, in percentuale, gli oneri di urbanizzazione a se stesso??
Quella parte di vallata è assai strana, quasi magica direi: dall’incompiuta Longarini, fino alla STU di Via Trento, passando per il parcheggio Garibandi (e l’altro parcheggio da poco terminato) il vicolo paesaggistico mi sembra sia macchia di leopardo: qui c’è…. li vien tolto…. laggù viene modificato…. qui viene mantenuto…. sembrerebbe a seconda di chi deve costruire.
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Se non erro uno dei motivi (strumentali) -da oramai 20 anni- del blocco alla realizzazione del Parcheggio sotto Rampa Zara era appuinto un vincolo paesaggistico: c’è ancora? E’ stato modificato? E’ stato -opportunamente- rimosso?
Al di là del ladrocinio perpetrato, al di là della obiettiva bruttezza architettonica realizzata, al di là dello sfregio urbano che non ha previsto uno spazio verde, un balcone panoramico pubblico, un migliore collegamento con le vie adiacenti (Parcheggio Garibaldi, Via Velini, Via Velini-Valenti) resta il fatto che da anni per i pedoni è PERICOLOSO attraversare, è PERICOLOSISSIMO percorrere la parte finale in prossimità del distributore carburanti ( i marciapiedi su via Trento sembrano pensati solo per abusivi parcheggi auto o per gli orripilanti
contenitori per l’immondizia messi in bella mostra lungo la strada).
E’ una vergogna! ogni volta che passo in via Trento (e non solo io provo questa brivido freddo, vi assicuro) resto indignato, schifato.
Un grazie a tutti gli accattoni del cemento, ai “Liberi Muratori” per la città che hanno consegnato al XXI secolo. Sempre più inguardabile, invivibile.
A tutte le giustissime considerazioni dell’Avv. Bommarito c’è da aggiungere che i costruttori (sempre i soliti noti) partecipanti alla STU di Via Trento hanno goduto di una concorrenza sleale nei confronti di altri costruttori onesti che non hanno potuto nè usufruire di sconti sugli oneri di urbanizzazione nè regali di volumetria.
Egregio Cerasi, questa volta debbo complimentarmi sinceramente con lei.. e non so scherzando!!!
IL suo brillantissimo passaggio”il vicolo paesaggistico mi sembra sia macchia di leopardo: qui c’è…. li vien tolto…. laggù viene modificato…. qui viene mantenuto…. sembrerebbe a seconda di chi deve costruire.” è illuminante e fa capire molte cose, direi quasi tutto!!!!
Basterebbe passeggiare per la cosiddetta strada nuova per “ammirare” in serie lo sconvolgente spettacolo di veri e propri mostri che trova la sua sublimazione in quello scatolone di parcheggio che beatamente si adagia sulle mura (per sostenerle sia chiaro!) prendendosi gioco di un vincolo paesaggistico che “magicamente” è scomparso (in quel solo punto!) dal PRG…..Siamo o non siamo una città di prestigiatori?
PS: ma lo vede che se si impegna riesce a non predicare ed essere moooooooolto incisivo?
Continui così!
Avvocato Bommarito, mi complimento per questa Sua ulteriore inchiesta, ma Le sarei grato se potesse chiarirmi come e’ riuscito il Consorzio di Bonifica ad acquistare i locali di Via Trento dove ha spostato i propri uffici. Un Ente in liquidazione (Commissario liquidatore da vari anni l’Avv. Netti), puo’ determinare tale operazione? E poi, il prezzo di acquisto dei locali da chi e’ stato stimato? Che necessita’ aveva il Consorzio di acquistare nuovi locali, visto che era proprietario della vecchia sede in via Ghino Valenti, attualmente data in affitto al Corpo Forestale? Questo mio sfogo e’ dovuto anche dal fatto che mi son visto recapitare da Equitalia il bollettino di pagamento della famosa tassa sui fossi, a beneficio del Consorzio e del suo Commissario liquidatore!
Riqualificazione e recupero, purtroppo fra tre anni questa è la fine che aspetterà anche ai Salesiani.(ma a da venì baffò). …svegliatevi maceratesi dal lungo letargo prima che sia troppo tardi. Complimenti Avv. Bommarito per la sua ricerca minuziosa di notizie che come sempre a qualcuno sarà poco gradita.
Grande Bommarito!!! Ho dubitato sui tuoi ultimi articoli, ma in effetti mi sbagliavo.
Per dirla in gergo calcistico che va in voga in questi giorni: TI VOGLIAMO COSI’!!!!!!!!!!!
@ Ivano Romani – Bella domanda comunque c’è anche la foto del cartello dei lavori nell’articolo… Complimenti ancora a cronache maceratesi e all’avvocato Bommarito per come stanno risvegliando questa città…
Bè,mi sembra che non ci sia nulla da eccepire!!!
Buona sera signor Stellone Alpino. I locali di via Trento non sono stati acquistati dal Consorzio di Bonifica ma dal Ministero. Il Consorzio di Bonifica li ha in usufrutto e non spende nulla per tali locali. Quelli di via Valenti sono stati dati in affitto alla regione marche ad un canone di 2.000 euro al mese. Il bollettino che lei ha pagato è utilizzato per i lavori svolti dal Consorzio. Può andare sul sito e vedere l’elenco e le località interessate. Quanto al compenso del sottoscritto Le comunico che questo è, operate le ritenute fiscali, di 120 euro mensili non avendo il sottoscritto reclamato il maggior compenso ricevuto dall’amministratore straordinario di altro ente che è di 3.000 euro mensili.
Per qualsiasi ulteriore informazione sono a sua disposizione.
Mi piacerebbe capire su quali parametri si basa il ministero quando fa questi acquisti.
Per Arturo Astoldi
Solo l’attuale gravissima economica, abbinata ad una maggiore vigilanza dell’opinione pubblica, ha reso più complicate operazioni urbanistiche del tipo di quella qui descritta. In ogni caso, il problema di fondo non è costituito dalle imprese che giustamente cercano di fare i propri interessi, ma dall’istituzione Comune, che dovrebbe far sì che in primo piano vi sia sempre l’interesse pubblico, ma di ciò si scorda in continuazione.
Per Enossam e Gianfranco Cerasi
La Soprintendenza, negli ultimi anni, ci ha fatto vedere tutto e il contrario di tutto. Le sue decisioni sono sconsolanti.
Per Ivano Romani
Del disinvolto passaggio di Mauro Compagnucci da Assessore all’Urbanistica a tecnico della società esecutrice dei lavori ho parlato nell’articolo. Formalmente, a mio avviso, non c’è una incompatibilità, ma politicamente è un obbrobrio. Anche in questo caso, comunque, il PD, sponsor dell’intera operazione, tace. D’altra parte Compagnucci, Perticarari e l’attuale Presidente Ottaviani sono tutti esponenti del PD: prevale dunque, come al solito, l’omertà di partito.
Per Stellone Alpino
Alla sua domanda ha già risposto Claudio Netti, che però non ha spiegato per quale motivo il Ministero abbia dovuto acquistare nei palazzi di via Trento una sede per il Consorzio di Bonifica, visto che quest’ultimo già disponeva di una propria sede in via G. Valenti.
Grazie, Peppe. Ottimo lavoro!
Vorrei fare una domanda all’avv. Bommarito: se non sbaglio in passato ho letto su cm che la Nuova Via Trento ha comprato ad un prezzo di favore dalla Parrocchia dell’Immacolata il campo di calcetto che sta proprio sotto l’ex VAM. Ha chiarimenti in proposito?
Mi chiedo poi cosa dice il Segretario Comunale del PD, e cosa dicono i renziani, sull’intera operazione, che a quanto pare è interamente targata PD.
A fermare lo scempio nel tempo non sono stati capaci nè i cittadini maceratesi né le istituzioni? Ci ha pensato la crisi economica. Aprirà gli occhi quella parte di “popolo bue” che ha legittimato l’azione di siffatti incapaci (non uso l’aggettivo malfattori perchè questi ultimi, se da un lato non si distinguono per onestà, tuttavia spesso lo sono per intelligenza…)!
Per Luciano Pistolesi
La Parrocchia dell’Immacolata, nel luglio del 2011, ha ceduto alla Nuova Via Trento s.p.a. una piccola area di 310 metri quadrati, che era indispensabile alla STU per il percorso, diverso da quello originariamente previsto, del breve tracciato stradale che dovrebbe collegare via dei Velini con via Valenti, cioè la corta di Villa Potenza con la lunga di Villa Potenza. L’area è esattamente quella in cui, poco tempo prima, era stato costruito un campo di calcetto. Il prezzo è stato quantificato in 200.000 euro.
Ebbene, calcolando, secondo l’indice di fabbricabilità previsto, la maggior volumetria derivante da tale acquisto effettuato dalla STU, il prezzo pattuito risulta in effetti pari a circa la metà del valore di mercato dell’epoca.
Per quanto riguarda il PD, c’è solo da mettersi a piangere. Come al solito, il Segretario Comunale del PD Paolo Micozzi, esperto in comunicati blandi ed inutili (io qualche giorno fa li ho definiti alla camomilla), anche questa volta manterrà un rigoroso silenzio. Eppure, come ho detto sopra, l’avvocato Renato Perticarari e l’architetto Mauro Compagnucci sono stati e sono tuttora pezzi da novanta del PD maceratese, da diversi anni di fatto trasformato nella sinistra mattoniera; così come del comitato direttivo maceratese del PD faceva parte (ora non so) pure l’arch. Paola Ottaviani, divenuta Presidente della Nuova via Trento s.p.a. nell’ottobre 2011 e tuttora ai vertici della società.
Insomma, dire che il PD di Macerata nulla c’entra e nulla sa di questa brutta storiaccia è come dire che il PD di Siena non ci azzecca per niente con lo scandalo del Monte dei Paschi di Siena.
Quanto ai renziani maceratesi, penso che siano disperati per il fatto che al Comitato per Renzi hanno aderito, insieme a Compagnucci, altri personaggi legati alle peggiori operazioni urbanistiche poste in essere dalle Giunte Meschini. Spero però che almeno i più giovani, a tutela della loro credibilità, qualcosa in questa vicenda riescano a dirla.
Ricostruzione perfetta!
Da queste finissime menti, monopolisti del “ballo del mattone” maceratese targato PD, aspettiamoci presto una operazione analoga sulle casermette.
Intanto ai cittadini si distribuiscono ulteriori e massicce dosi di cloroformio targato dal sempre alleato SEL, a base di dibattiti sul “centro storico bene comune”.
…. mi sbaglio o nel cartello cantiere si leggeva “VENDESI APPARTAMENTI DI PRESTIGIO” ……:) 🙂
UNA VERGOGNA DELLA POLITICA MACERATESE, E TANTE OPACITA’.
povera Macerata.. che scempio…e nessuno fa nulla per impedire la cementificazione…altre due grandi cavolate fatte dall’amm. Meschini sono.. l’edificazione in P.zza Pizzarello e quella oscena in via Carradori…
che disastro totale!!!!!