di Giuseppe Bommarito
Sempre più chiara appare la strategia del Carancini-bis: faccio quello che mi pare e piace, perché nessuno, in Giunta, nel gruppo consiliare Pd, nel partito, nella maggioranza e tanto meno nell’opposizione, può dirmi ciò che è giusto o no per la città di Macerata. E chi si azzarda a contrastarmi, magari con gli stessi argomenti da me stesso usati prima che io cambiassi idea, per cotanto sfregio merita comunque solo insulti, rifilati anche sulla pubblica piazza.
Tale delicata strategia cominciò a delinearsi nei mesi che hanno preceduto la sciagurata acquisizione del Park Sì ad un prezzo folle. Chi si opponeva ricordando che sarebbe stato meglio, per le esigenze del centro storico, puntare sul mitico parcheggio di Rampa Zara, voluto per anni anche dal Pd, oppure si opponeva semplicemente perché riteneva insensato acquistare ad un prezzo di oltre due milioni di euro il parcheggione di via Mugnoz, venne gentilmente definito da Romano Carancini come “speculatore” o comunque “amico degli speculatori”. Senza coerenza alcuna, visto che lo stesso sindaco nel corso del suo primo mandato, ed ancora prima da capogruppo del Pd, aveva più volte enfaticamente parlato, sia pure a vuoto, del parcheggio di Rampa Zara come di un’opera determinante e strategica per la città, soprattutto a servizio di Palazzo Buonaccorsi, necessaria anche per porre fine all’inaccettabile parcheggio selvaggio sotto le mura di tramontana, e, non pago di ciò, aveva pure speso circa 15.000 euro per pubblicizzarne l’idea in una fiera a Milano dedicata ai progetti degli enti locali.
Accanto agli speculatori ecco però ben presto comparire sulla scena un’altra triste genia da insultare, quella degli imbrattacarte che sulla stampa osano criticare le decisioni del leader supremo o ricordarne le palesi contraddizioni. Insulti anch’essi senza senso, come quando a marzo di quest’anno, dopo che su questo giornale era stato ricordato che il nostro sindaco, insieme all’osannante assessore allo sport Canesin, aveva per diversi mesi glorificato il nuovo corso di Filippo Spalletta (allora l’ormai ex presidente della Maceratese era già in fase di gravi inadempienze e quasi pronto per la grande fuga da Macerata), Carancini, cercando di negare l’iniziale innamoramento, definì poco signorilmente come “scribacchini” proprio coloro che avevano per primi sollevato dubbi e perplessità sul presidente pugilatore siculo-svizzero, svelto di mano quanto lento nei pagamenti. Difatti, ad evidenziare la penosa figuraccia in cui allora incappò l’incauto sindaco, ecco testualmente le inequivocabili parole proprio di Romano Carancini a fine dicembre 2016, pronunciate in occasione della conferenza stampa di fine anno: “Sembra che la nuova dirigenza (quella spallettiana: n.d.r.) abbia, come dire, una visione dello sport che davvero ci appartiene, intende realizzare una nuova struttura per giovani, vorrebbe, non immediatamente, ma insomma, un nuovo stadio per fare progetti ambiziosi. E noi da queste prime interlocuzioni siamo stati molto colpiti positivamente e vi è la totale disponibilità dell’Amministrazione a mettere a disposizione le eventuali proprie aree per dare vita ad un progetto che è estremamente interessante e secondo me molto lungimirante sotto il profilo del progetto sportivo”.
Poi, in questa triste saga delle insolenze, ci sono stati altre due vicende caratterizzate da brutti insulti del furente Romano-bis, sempre più irrefrenabile. La prima è di qualche giorno fa, quando negli uffici del sindaco si sono presentati i fondatori dell’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi, i quali non volevano credere alle proprie orecchie allorchè, poco prima di essere bruscamente liquidati per il reato di lesa maestà, si sono sentiti dire dal primo cittadino che sostanzialmente non aveva motivo di riceverli sia perché senza l’autorizzazione del Comune (???) avevano inserito il richiamo a Palazzo Buonaccorsi nella denominazione della neo-costituita associazione, sia e soprattutto perchè quest’ultima annoverava nei suoi ranghi anche “chi sputa su Macerata” (il riferimento è ad un’altra penna di Cronache Maceratesi che ha osato criticare le scelte dell’Amministrazione in tema di movida molesta, di parcheggi e di sostanziale allontanamento dei residenti dal centro storico della nostra città).
Infine, tralasciando altre piccolezze segno comunque di scarsa educazione, di mancata disponibilità al confronto, di arrogante supponenza (che, a quanto se ne sa, non è molto gradita, per quanto passivamente sopportata, nemmeno tra le fila della stessa maggioranza), c’è il caso eclatante della bretella “desparecida” di via Trento.
Come si ricorderà, poche settimane fa è uscita sulla stampa la notizia della richiesta milionaria di danni (oltre sette milioni di euro) della Nuova Via Trento s.p.a. nei confronti del Comune di Macerata, basata sostanzialmente sulla mancata realizzazione della bretella di collegamento tra via Trento e la sottostante via Murri (quella che conduce al parcheggio Garibaldi), seguita a stretto giro di posta da un’invettiva pesantissima e del tutto gratuita di Carancini nei confronti di Domenico Intermesoli, uno dei soci della stessa società per azioni.
Per meglio comprendere l’assurdità di tale reazione va però fatto un brevissimo promemoria della vicenda. Nel progetto di riqualificazione estetica, funzionale e viaria dell’intera zona, particolarmente degradata pur essendo a ridosso del centro storico e di corso Cavour, erano previste opere infrastrutturali e di urbanizzazione, nonché nuove edificazioni a destinazione abitativa, commerciale e direzionale su via Trento e sulla parte alta di via dei Velini, sulla base di una strategica intesa tra il Comune, i proprietari delle aree e degli immobili preesistenti, alcuni imprenditori dell’edilizia, vari istituti di credito operanti sulla piazza maceratese.
Quanto allo specifico intervento del Comune, esso era formalmente e sostanzialmente finalizzato al soddisfacimento di varie pubbliche esigenze: il recupero e l’allargamento di via Trento, nuove possibilità di accesso pedonale verso corso Cavour, nonché, assolutamente in primo luogo, la realizzazione della suddetta bretella che, collegando direttamente via Trento con la sottostante nuova viabilità per Villa Potenza e con il parcheggio Garibaldi, avrebbe ridotto l’enorme accumulo di traffico nell’imbuto di piazza della Vittoria. Questa bretella, realizzabile solo previo esproprio da parte del Comune di tre piccoli frustoli di terreno, era qualificata ufficialmente come di importanza strategica ed era così rilevante per le pubbliche finalità che, nel novembre 2000, nello specifico accordo di programma tra il Comune e la Provincia essa veniva qualificata come presupposto indispensabile dell’intera operazione, assolutamente prioritaria e comunque da realizzare ancora prima del completamento delle edificazioni residenziali e commerciali. E in questi esatti termini, di assoluta priorità e indispensabilità, la bretella in questione, almeno a parole (non certo nei fatti, visto che i necessari espropri non sono stati mai attivati), è rimasta al centro del dichiarato interesse del Comune in numerosissime delibere e lettere inviate alla Nuova Via Trento s.p.a., sino a quando, a partire dal 2010, Romano Carancini ha deciso d’imperio che essa non doveva essere più realizzata con l’opinabile, se non assurda, motivazione della ormai realizzata galleria delle acque perenni e della strada di scorrimento veloce che arriva nei pressi di Villa Potenza, che renderebbero chissà perché inutile la bretella in questione, senza comunque procedere fino a qualche giorno fa al benchè minimo atto deliberativo formale in tal senso.
Ebbene, a fronte di un inadempimento talmente conclamato del Comune e produttivo di un danno rilevantissimo a carico della collettività, privo di giustificazione nonchè di delibere finalizzate a cercare almeno di metterci una pezza (occorreva sottoporre al Consiglio Comunale una proposta di variante), il prode Romano, invece di chiedere scusa alla Nuova Via Trento s.p.a. e ai cittadini maceratesi per una così sconclusionata gestione della vicenda, se ne è uscito in conferenza stampa con questo incredibile e brutale apprezzamento: “Intermesoli intende spillare soldi ai cittadini maceratesi per interessi personali”.
Frase gratuitamente ed immotivatamente offensiva e oltretutto priva di senso, considerato che: a) il presidente del c.d.a. della Nuova Via Trento s.p.a. (di cui il Comune di Macerata è pure socio) non è Domenico Intermesoli, che a sua volta è solo un socio, ma il dott. Ubaldo Gismondi, peraltro nominato dallo stesso Carancini, come da statuto; b) l’accordo di programma tra Comune e Provincia impone la bretella della discordia quale aspetto determinante dell’accordo stesso, e in tal senso il Comune si è ripetutamente impegnato in sede contrattuale; c) mai il Comune, né nelle proprie sedi istituzionali né quale socio della Nuova Via Trento s.p.a., e nemmeno dopo l’apertura al traffico della galleria delle acque perenni, ha chiesto di modificare tale impegno contrattuale o ha eccepito qualcosa allorchè la società ha ripetutamente sollecitato il Comune affinchè procedesse agli espropri necessari per realizzare la bretella, anzi più volte ha rassicurato per iscritto in tal senso; d) gli acquirenti degli appartamenti ad uso abitativo o commerciale della Nuova Via Trento s.p.a. hanno comprato sapendo, come da rogiti di acquisto, che la società venditrice avrebbe realizzato la bretella in questione tramite gli espropri che il Comune si era impegnato a fare addirittura entro il 2004, ed ora minacciano a loro volta nei confronti della società venditrice richieste risarcitorie (forse anche loro vogliono spillare soldi alla collettività) per i danni conseguenti alla mancata realizzazione della bretella stessa, che, tra le altre cose, ha reso estremamente difficile e pericoloso l’accesso alle loro autorimesse posizionate nel retro degli edifici.
Vedremo come andrà a finire, certo che già ora può dirsi che in tutta questa storiaccia il Comune non ci sta facendo una bella figura, sia per l’assurda conduzione dell’intera pratica che per le infelici uscite del sindaco dall’insulto facile (che riesce persino nella difficile impresa di insultare una società presieduta da una persona da lui stesso nominata). Il contenzioso peraltro sarà deciso in tempi relativamente brevi da un collegio arbitrale di tre membri. L’Amministrazione Comunale frattanto, per resistere alle richieste della Nuova Via Trento s.p.a., ha proceduto a nominare il proprio arbitro con decisione unilaterale dello stesso Sindaco (almeno nulla di diverso ad oggi risulta dalla home page del Comune), ad oggi non supportata, come sarebbe stato necessario, da delibere di Giunta o determine dirigenziali.
Nel frattempo rimaniamo in attesa delle prossime bordate del nostro beneamato sindaco, con tutta evidenza fedele al motto di Oscar Wilde: “Se dici qualcosa che non offende nessuno, non hai detto niente”.
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La colpa e’ di chi la votato x la seconda volta???
Non ci fu mai un grande ingegno senza un pizzico di follia.
Quello che stupisce di più apatia e indolenza della maggioranza dei cittadini
Après nous, le déluge.
Complimenti all’ avvocato Bommarito sempre chiaro e schietto
Re Sole (Le Roi Soleil) per gli amici Louis le grand fu un celeberrimo monarca francese che agguantò tutto il potere nelle sue mani, rendendo inutili le figure ministeriali e per cui la Boschi non sarebbe diventata nemmeno sottosegretaria, al massimo una delle sue favorite con buona pace delle casse statali a cui era dedito tal Fouquet che all’epoca non potendo trovare un giudice pronto ad assolverlo dall’essersi arricchito con i soldi dei francesi, fu spedito all’ergastolo da cui se ne sottrasse misteriosamente grazie ad uno strano morbo, forse a forma di appuntito stiletto. Perché questa breve premessa? Per mettere in evidenza, che nel corso dei secoli sia prima che dopo Louis XIV, diversi sono stati i despoti che si sono avvicendati nella nostra Europa. Un nome per tutti: Peppe de Baffò che seppe tenere le redini dello stato suo e degli stati acquisiti con vero pugno di ferro. Adesso non è che ne devo fare una sfilza di nomi di questi grandi statisti del passato, quindi mi attengo al presente e quello più vicino, insomma riguardante il Maceratese. Ed è proprio a Macerata, che troviamo un emulo del nostro Louis che meriterebbe di essere ricordato dai posteri, almeno come Carancini I per il comune e Carancini Bis per gli amici nonché come Le Roi Gran Park Sì. Già, sembra si sia meritato anche il titolo di Gran Timoniere in onore del suo predecessore Mao Zedong. Come il re francese, anche lui comanda e decide da solo. Non ha assolutamente bisogno né di ciambellani e né di amabili consiglieri, che anzi , se provassero a contrariarlo farebbero la fine del Fouquet. Giuste o giustissime che siano le sue decisioni non possono assolutamente essere messe in discussione e sapete perché, no, beh ve lo dico io, anche lui sembra che ad una cena presso un ristorante del luogo, attorniato dai suoi lacchè, massimo riconoscimento nell’attuale forma di governo a Macerata, abbia detto brindando con Moscatello dei Colli di Piediripa la famosa frase che fu del Louis : L’état, c’est moi, (“Lo Stato sono io”)Punto e accapo. Però c’è un problema e questo non è nelle corde delle mie modeste facoltà intellettuali poter risolvere. In breve. A Civitanova, dove fra poco si voterà, sono ben in due a dire: L’état, c’est moi, (“Lo Stato sono io”). Avessero detto:
L’état nous est (Lo stato siamo noi ), da qualche parte avrei potuto trovare un appiglio, ma con tre soggetti, anche se politicamente inverosimili, che rappresentano ognuno per conto suo lo Stato, c’è da impazzire. Buona Domenica a tutti.
Complimenti all’Avv.Bommarito per il suo articolo, che aldilà delle opinioni di ciascuno, svolge con merito il compito precipuo che qualsiasi “stampa” dovrebbe svolgere: “mettere il dito nell’occhio al potere” qualunque esso sia. Personalmente, non essendo nemmeno cittadino maceratese, non entro nel merito della questione. Mi interessa di più, nello specifico il rapporto tra Politica/Stampa/Opinione Pubblica. Ciò che produce più danni è la debolezza di quest’ultima. Ecco allora che un insulto, un tweet, una sparata valgono di più, secondo questa dinamica perversa e perniciosa per tutti, della forza di una “argomentazione”.
la politica è solo un colombo azzurrognolo…
@ Sauro Micucci
Senza scomodare la Storia mi par di ricordare che, quasi sempre, i tiranni (quando non sono dipartiti per cause, più o meno, naturali -tipo Napoleon- o non si siano auto-eliminati -tipo Hitler-) abbiano fatto una pessima fine