di Federica Nardi
«Danni alle strade modesti, spiegateci perché sono ancora chiuse dopo tre anni dal sisma e a cosa servono tutti quei lavori». Questa in sintesi la richiesta di Emanuele Tondi, geologo di Unicam, rispetto ai lavori dell’Anas sulle strade che collegano Castelsantangelo ad altre frazioni o comuni: quella verso Castelluccio (la provinciale Pian Perduto), verso Macchie e Vallinfante e tra Vallinfante e Gualdo. Alla base delle perplessità c’è uno studio, di cui Tondi e coautore, pubblicato su Nature (rivista scientifica di settore di rilievo internazionale), dove sono riportati dati all’apparenza diversi rispetto a quelli sintetizzati da Anas nelle schede di lavoro disponibili online.
Alla ricerca svolta all’indomani delle scosse dell’ottobre 2016 e pubblicata nel 2018 hanno partecipato 130 scienziati, coordinati da Ingv e provenienti da diversi enti di ricerca italiani ed europei. I risultati della ricerca oltre che su riviste scientifiche internazionali sono pubblicati anche in database online. Lo spinoff Unicam Geomore ha estratto una mappa dai dati per mostrare i danni in relazione non solo ai versanti di montagna ma anche alle strade (la mappa è in fondo all’articolo, ndr).
Il danno mostrato da Anas si trova circa al nono chilometro della Pian Perduto
Anas si occupa di tutte le strade danneggiate dalle scosse del 2016 e finanzia gli interventi con i fondi dell’emergenza. Una strada, per essere appaltata da Anas in questo contesto, deve mostrare una correlazione diretta tra i il sisma e i danni riportati. Solo per le strade nella zona di Castelsantangelo la cifra spesa si aggira intorno ai 30 milioni di euro. Nel video diffuso il 4 giugno da Anas che illustra alcuni lavori sulla strada Pian Perduto – che coinvolgono non solo il tratto poco prima di Madonna della Cona ma anche tutto il tratto che collega la frazione di Gualdo a Spina di Gualdo – viene mostrato solo un danno ripreso da diverse inquadrature: la frana sulla strada all’altezza del nono chilometro. Un danno riportato anche dallo studio, che invece non segnala altri gravi dissesti in altri punti della strada.
Una parte palificata lungo la Pian Perduto
Sulla base dei danni che – come emerge dallo studio scientifico – sarebbero modesti (e sono documentati anche dalla mappa estratta dal database) molti cittadini, ma anche diversi tecnici (geologi, ingegneri, architetti, paesaggisti) si chiedono come mai queste strade in oggetto non sono state riaperte in poco tempo. Magari con «l’ausilio di semafori, mentre venivano svolti i lavori necessari, qualche opera di sostegno e camion di breccia per ripristinare i cedimenti a valle, stabilizzazione delle scarpate e piccoli allargamenti a monte. Come del resto ha fatto la provincia di Perugia – ricorda Tondi -, che con poche decine di migliaia di euro riaprì a Luglio 2017 la strada provinciale 477 che da Norcia va a Castelluccio, danneggiata in egual misura dal sisma».
Secondo lo studio degli scienziati a seguito dei terremoti del 2016, la rete viaria avrebbe quindi subito danni modesti in solo due zone lungo la strada provinciale 136, in una sola zona per la strada per Macchie (dove i lavori ammontano a 14 milioni di euro), mentre non sarebbero stati rilevati danni lungo la strada comunale tra Vallinfante e Gualdo (dove pure Anas sta intervenendo con un investimento di oltre un milione di euro).
Una rete posizionata su una scarpata erbosa lungo la strada di Macchie
Il problema sollevato dai tecnici alla luce dei risultati dello studio è duplice: la tempistica per cui queste strade sono ancora chiuse (e in particolare la chiusura della Pian Perduto ha creato danni economici enormi al territorio a causa del mancato passaggio turistico verso l’Umbria) e poi un problema di ordine economico e paesaggistico, dato l’importo e l’impatto dei lavori. Sul fronte paesaggistico si aggiunge anche la perdita dei “muretti a secco”, la cui arte è considerata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. In alcuni casi inoltre sarebbero stati ricostruiti i muretti non a secco ma “a sacco”, che non è la tecnica utilizzata da sempre. Come si può osservare dai rilievi fotografici (in calce all’articolo, ndr) sono stati quasi completamente sostituiti da muri in cemento. Le scarpate lungo le strade, anche con minima pendenza e in roccia compatta, sono state coperte da reti e tiranti. Gabbionate di roccia calcarea rossa sono state posizionate a valle delle strade, determinando sbancamenti imponenti e in contrasto con il colore chiaro e grigio dei muretti storici presenti. Ci sono gabbionate di roccia rossa con talee, posizionate a valle di strade che, sempre secondo i dati dello studio, non hanno segni di cedimento. Sono stati installati palificate da 80 centimetri in zone dove, sempre secondo il database, non ci sono cedimenti. «Da parte degli enti preposti sarebbero necessarie delle verifiche e delle spiegazioni», conclude Tondi.
Le gabbionate sulla strada di Macchie
Muretti in cemento sulla Pian Perduto
La mappa realizzata da Geomore sulla base dei dati dello studio:
Lost in Pian Perduto: lavori a rilento sulla strada «Danno incredibile per il territorio»
Taglio nella montagna, il chilometro di strada che cambia il paesaggio
Anche sul costo dei lavori sarebbe utile avere chiarimenti.
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Chissà ?? Forse “mazzettopolii” !!
…ottima idea, signor Giuli, per un nuovo gioco di società, le consiglio di brevettarlo e di produrlo, le idee originali, per divertirsi giocando durante il percorso, non mancheranno e, se fosse, saprei già chi sarebbe imbattibile nel nuovo “gioco”!! gv.