Il faccia a faccia col sindaco
di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni)
Attacco al sindaco e dimissioni per l’assessore Monteverde. Sono i due momenti chiave della visita dell’europarlamentare Alessandra Mussolini a Macerata, affiancata dal gruppo consiliare di Forza Italia: «Ho portato una scatola con dei vermi. Una volta stavo in un albergo in Veneto e mi buttarono vermi vicino per farmi capire che non ero gradita – ha spiegato la nipote del duce -. L’assessore Monteverde, avendo la delega alla cultura e all’infanzia, ha permesso una manifestazione antieducativa. La violenza non deve essere rievocata. Chiedo le sue dimissioni e il ritiro delle deleghe». Affermazioni che però si basano su un post frainteso dell’assessore. Dichiarazioni estrapolate da un altro contesto e associate all’immagine del fantoccio che hanno portato il Comune a rettificare la falsa notizia. Ma alla Mussolini oggi qualcuno ha fatto credere altro.
Alessandra Mussolini ieri era a Bruxelles. Ha detto di aver preso un aereo non appena il consigliere di Forza Italia Deborah Pantana l’ha chiamata per informarla della pignatta antifascista organizzata dal gruppo Antifa che nel pomeriggio del 25 aprile ha fatto giocare i bambini a prendere a bastonate un fantoccio raffigurante il duce per ottenere caramelle e dolciumi. «Pretendo, anche a titolo della mia famiglia, delle scuse – ha aggiunto la Mussolini -. Perché non si può non sapere qual è l’impatto di certe scelte in una data così importante. A parti invertite se la destra avesse appeso un fantoccio pieno di caramelle di un partigiano sarebbe stato un atto gravissimo. Io mi aspetto in un momento così delicato – visto che si avvia un governo M5s e Pd che fa vomitare, visto che non si rispetta il voto – che anche Martina condanni questa operazione oscena che hanno fatto a Macerata. Deve dire qualcosa perché è il Partito democratico. Altrimenti è grave. Mi aspetto un passaggio da Mattarella e da Martina. I bambini sono stati manipolati con violenza. Vanno tenuti fuori. Un insegnamento vergognoso. L’immagine di chi prendeva a calci il fantoccio per me è l’immagine dell’Isis. In onore di Pamela – ha aggiunto Mussolini – non faccio nulla di quello che avrei voluto fare (lanciare i vermi alla Monteverde, ndr). Una città come questa, teatro di violenza, deve fare uno sforzo in più per la democrazia. Quello non era un fantoccio ma Benito Mussolini a testa in giù che rievoca lo scempio di piazzale Loreto. Noi dobbiamo insegnare, dato che sono passati anni, la pacificazione. Non la cultura dell’odio e della violenza soprattutto in una città splendida come Macerata».
L’europarlamentare poi è andata ad incontrare il sindaco Romano Carancini. Duro il faccia a faccia che ne è scaturito e toni aspri. Due minuti poco più, in cui la Mussolini ha più volte preteso dal primo cittadino delle scuse, con quest’ultimo che ha ribadito di aver già condannato il gesto definendolo «ignobile». I toni si sono accesi perché il sindaco avrebbe ricevuto Mussolini da sola, senza gli altri consiglieri di Forza Italia. Da lì un battibecco alle porte dell’ufficio, con accuse reciproche e finito con l’europarlamentare che ha definito il sindaco «una persona disumana e incivile». Ultima tappa della mattinata la Prefettura per un colloquio privato con il prefetto Roberta Preziotti. «Il prefetto – ha detto Mussolini all’uscita dell’incontro – ha stigmatizzato l’atto. Gravissimo soprattutto perché ha riguardato bambini». L’europarlamentare non ha comunque intenzione di denunciare il gruppo Antifa. «Ci penseranno i consiglieri comunali», ha detto Mussolini.
(Servizio aggiornato alle 14,05)
Dovremmo chiedere scusa alla famiglia mussolini?e Loro quando chiedono scusa a tutti gli Italiani? Premesso che la pignatta era di cattivo gusto, sopratutto perché ha coinvolto bambini...
Ma lei a che titolo è venuta? Come rappresentante della forza politica e quindi parlamentare, oppure come nipote del duce, abusando della sua carica politica? Premetto che penso che la manifestazione sia stata comunque deplorevole...
Visto che la prende così sul personale la signora mussolini, voglio che venga a chiedere scusa a me e alla mia famiglia, mio nonno rimase zoppo per una scheggia di guerra il mio bisnonno fu dichiarato disperso nella campagna in russia e solo recentemente ci è arrivata l'ovvia conferma della morte e del ritrovamenti in una fossa comune. che vada a chiedere scusa a casa di TUTTI gli italiani che hanno subito perdite o offese a causa di suo padre. le colpe sicuramente non vanno trasmesse alle generazioni future, come è vero che il gesto della pignatta è davvero di cattivo gusto, ma da qui a partire alla volta di macerata per pretendere delle scuse faccia a faccia mi sembra ridicolo. SIGNORA MUSSOLINI, la aspettiamo tutti per il suo SCUSA TOUR che spero che per onestà intellettuale parta a breve, la saluto, inforno i biscotti nell'attesa.
Vi siete fatti conoscere da tutta l’Italia, vi mancava questo per chiudere in bellezza,e non mi riferisco solo al fantoccio
NON SONO DEL "PD" Sia chiaro ma devo fare un applauso al sindaco che non si è fatto intimnidere dalla europarlamentare che con quel dito li tocca gli occhiali cosa che nessuno mai dovrebbe fare. bravo sindaco che non si è fatto intimidere grande
Io non capisco perché tra un dignitoso silenzio e una sceneggiata questa signora scelga sempre la seconda opzione. Almeno potéa portà un callà de cucciolitti. No. Li vermi. Dentro una scatola con la scritta "vermi". Mapòrla
Forse prima del Sindaco..la signora dovrebbe chiedere scusa...
Pora Macerata, una volta città di cultura oggi città degrado n. 1 in Italia, alla ribalta tutti i giorni per "miseria umana"..
Ma chi l'ha chiamata ???? Lei che da lezioni di educazione e civiltà???? Ma per piacere.....
Brava Alessandra!
Che sceneggiata
Mio nonno e tornato su una sedia a rotelle e mi zio senza una gamba, ma quello che hanno fatto a Macerata è imperdonabile siamo nel 2018 e non si può permettere d'insegnare a dei ragazzini la violenza è fare peggio di Mussolini anni luce!
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macerata,grazie a questa amministrazione pdiota,è diventata la città più ridicola,illegale e corrotta d’italia.
Il collettivo antifa artefice della rievicazione di piazzale Loreto scrive in un post: “Per il collettivo “la sconfitta del nazifascismo ci dà il diritto di celebrare la vittoria, di seppellire l’odio con una risata, anche se amara. Perché dal nazifascismo non ci si libera né con le vane speranze, né con le parole o il dialogo. Perché il fascismo non è un’opinione. Come disse Pertini: il fascismo è la negazione delle opinioni. Il fascismoè violenza e oppressione fondate su violenza e oppressione”. Antifa Macerata punta il dito tra l’altro contro “l’ipocrisia colpevole che volevamo svelare”, l’indifferenza di fronte alla “violenza reale perpetrata a popolazioni reali, con morti e feriti reali, in Siria e in Rojava, nel mare Mediterraneo“.
Vale la pena di ricordare che proprio Sandro Pertini parlò di piazzale Loreto: “Quando mi dissero che il cadavere di Mussolini era stato portato a piazzale Loreto, corsi con mia moglie e Filippo Carpi – raccontò in un’intervista – I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla ci sputava sopra, urlando. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: ‘Tenete indietro la folla!’. Poi andai al Cln e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, Arpesani, Sereni, Longo, Valiani, tutti. E si precipitarono a piazzale Loreto, con me, per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico, lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra“.
Questi ragazzotti imparino dalla storia e da Pertini.
Le scelte assurde che la Giunta Carancini ha compiuto negli ultimi anni a favore di una immigrazione sempre più fuori controllo e a favore di una libera azione garantita ai Centri Sociali per qualche meschino calcolo elettorale si stanno rivelando fonte continua di violenza e di situazioni atroci e stanno mettendo senza sosta la città di Macerata in una luce pessima a livello nazionale.
Eppure l’Amm.ne Com.le, contro ogni evidenza, seguita imperterrita a far finta di nulla, a dire che essa non c’entra nulla con quanto è avvenuto e quanto sta avvenendo, ad evitare la benchè minima autocritica: un caso da manuale di masochismo politico!
Come direbbe Emilio Fede:” Che figura di m…a!”
Uno ce la mette tutta per restare abbarbicato a sinistra, ma alla fine cede e si deve spostare a destra, aderendo alla destra conservatrice: il PD ha fallito, probabilmente.
E’ tutta colpa di questa amministrazione che ci siamo ridicolizzati in tutto il mondo, se ero sindaco mi ero dimesso dopo i gravissimi episodi successi a fine gennaio.
Un programma, quello organizzato in occasione del 25 aprile, che doveva essere attenzionato. Un’amministrazione accorta doveva vigilare, non compiacersi di presentare discutibili eventi che poco hanno a che fare con la festa della liberazione!
Tutte le prese di distanza dell’amministrazione sanno di un rattoppo riuscito male. In realtà è l’ennesimo segnale di una città allo sbando, di un governo cittadino che nella sua autoreferenzialità ha perso completamente il senso della realtà e il buonsenso… e Macerata continua a subire danni sotto il profilo formale e sostanziale.
Il fatto della pignatta è stato deprecabilissimo, ma la sua famiglia quando ha chiesto scusa agli italiani???
Ignobili tutti e due. Alle prossime elezioni votate in massa M5S per i partiti è finita.
A me sembra che questi ragazzotti abbiano imparato molto da Pertini in quanto hanno le idee chiare sul fascismo e sul fatto che sia vivo e vada combattuto,magari non con questo tipo di manifestazioni.Già avevo stretto la mano al Sindaco la mattina del 25 Aprile ed ora torno a ringraziarlo per aver stigmatizzato pubblicamente l’episodio e per non aver chiesto scusa ad un familiare del Duce.Nessun Italiano libero dovrà mai chiedere scusa ad un Mussolini.Macerata è Libera!
prendere esempio da costei……… ahahahahahah
E cosa dovremmo imparare da costei????? Fatemi venire in mente qualcosa di buono o di degno…
Gli esseri viventi da prendere come esempio sono di tutt’altra fattezza….
FANTOCCI d’Italia armiamoci e partite.
1. Gli organizzatori del “dagli alla pignatta!” sono dei cretini senza cervello politico, che dell’antifascismo hanno fatto e fanno un varietà di quart’ordine.
2. Non ho particolare simpatia per il sindaco ma in questa situazione ha sicuramente fatto una figura più dignitosa della nipote del Duce.
3. La Mussolini sembrava Totò nella scena famosa con l’onorevole Trombetta (“e vabbè io tocco, ma lei perché mi fa il ritocco ?!”). Pasionaria da avanspettacolo e lauto stipendio a Bruxelles, labbroni siliconati, eloquio scaciato e stentoreo a metà tra la celebre zia nel ruolo di pizzaiola e la protervia di Starace. Semplicemente ridicola.
ma chi è questa la NIPOTE del FANTOCCIO?
Per Andreoli. Ha commentato la forma (pittoresca) dell’eloquio della Mussolini ma non ha specificato che cosa avrebbe detto di sbagliato.
Ma chi l’ha fatta entrare in comune?
Io l’avrei fatta mandare via dai vigili a calci in c…
E’ ora di dire basta a tutta questa gente che viene a Macerata, senza invito, a far passare la nostra città come chi sa quale merda, puramente per scopi propagandistici.
Ce mancava solo la Mussolini (non me la ricordavo più), con il nonno ed il marito che si ritrova, se vuole due minuti di notorietà, perchè non va all’isola dei famosi?
E se la devono finire anche tutti i “grandi pensatori” e i “politici lecchini” nostrani di emettere sentenze e sputare sulla nostra bellissima città.
La pignatta antifascista è stata macabra e di cattivo gusto, andava proibita, ma dare colpa all’immigrazione incontrollata pure per il buco sull’ozono mi pare esagerato e, soprattutto, strumentale alla moda del momento “tutta colpa di Carancini”.
Io, con tutto il rispetto, sarò insensibile, ma oggi vivo a Macerata come vivevo prima della morte della povera Pamela e prima del raid di Traini e la mia città mi piace, chi la pensa diversamente può andare sempre in una migliore, se la trova.
Scusate lo sfogo ma vedere la Mussolini, appositamente venuta da Roma, seguita a ruota dai suoi vermi (quelli dentro e quelli fuori la scatoletta), che si permette di fare una scenata al nostro sindaco (a prescindere se lo hai votato o meno), nel nostro Municipio mi ha mandato in bestia e non sono riuscito a trattenermi.
Una brava persona si vergogna anche davanti a un cane.
Ma commentiamo ancora le performance della signora Scicolone ??? Per favore
Quelli col fantoccio da bastonare,questa con i vermi da lanciare…..che pena!
Totale e piena solidarietà al Sindaco che ha reagito con civile pacatezza ma con altrettanto dignitosa fermezza alle scomposte parole di una discendente di una (purtroppo) famosa dinastia, assurta agli onori della storia per i meriti non esattamente lodevoli di un suo componente, che aveva fatto anche lui della sceneggiata rozza, arrogante e truculenta il tragicomico tratto distintivo di un potere destinato a rivelarsi presto come uno dei più perniciosi mai realizzati.
Nonno sanguinario e marito pedofilo, chiudete dentro casa e non usci’ per i prossimi vent’anni!!!!
e’ sbagliato mena’ a un pupazzu 73 anni fa c era da mena a quillu veru …da vivu pero’.. ma quante saria stato da dagliene!
mi aspettavo, nei commenti precedenti, qualche fan dei tagli ai costi della politica che domandasse se il viaggio Bruxelles-Roma-Macerata l’avesse pagato la signora Mussolini, perchè ha affermato di volere le scuse per la sua famiglia, oppure l’Onorevole Mussolini e allora sarebbe venuta a fare, ancora, propaganda politica. Poichè io penso sia questa la risposta, dico basta con i comizi e torniamo a lavorare per la città!
Una lapide e ventitré nomi il cimitero degli agenti segreti
JENNER MELETTI BOLZANO – Una lapide con 23 nomi, e alcuni sono sbagliati. «Io benedico chi per me cadea pro Patria», annuncia il Cristo in marmo del Sacrario militare italiano, stretto fra la ferrovia e un condominio. Qui, sotto la lapide che sta davanti al Cristo, c’ è il cimitero degli agenti segreti. Anche dopo la morte sembrano chiusi in un mondo di nebbia, perché si conoscono i nomi ed i cognomi ma i 23 corpi sono chiusi in cassette senza alcun segno di riconoscimento. «In cinque anni di ricerche – dice Carla Giacomozzi, funzionaria dell’ archivio storico della città di Bolzano – siamo però riusciti a sapere che le persone ammazzate il 12 settembre 1944 – per più di mezzo secolo sono rimaste dei fantasmi – erano italiani che lavoravano per i servizi segreti degli Alleati. Facevano parte dell’ Oss americano (Office of strategic service) o del Soe inglese (Special operation executive) e nelle loro missioni erano aiutati dal Sim, il servizio informazioni militari del governo Badoglio. Perché siano stati portati tutti a Bolzano, resta un mistero. Nessun plotone di esecuzione: furono uccisi con un colpo alla nuca. Li fecero scendere da un camion e furono ammazzati uno dopo l’ altro dentro la stalla dei cavalli della caserma Mignone». Per la prima volta, accanto alla lapide, qualcuno ha messo un mazzo di crisantemi bianchi. L’ altro giorno c’ è stato un convegno su “L’ eccidio del 12 settembre 1944: risultati di una ricerca”, e hanno partecipato anche alcuni figli o nipoti degli uomini ammazzati nella stalla. «Io sapevo che mio zio Tito Gentili, di Fano – dice il nipote che porta lo stesso nome e cognome – era un marconista dell’ aviazione. Nessuno sapeva, nella mia famiglia, che fosse un agente segreto. Tre anni fa un signore ci aveva chiesto informazioni, e dall’ archivio di Bolzano abbiamo saputo che faceva parte del Soe inglese. Ora sappiamo che è morto perché aveva scelto un lavoro difficile ma molto importante. Ne siamo orgogliosi». Tiziana Di Fonzo, di Cremona, aveva 7 anni quando suo padre Domenico fu ucciso a Bolzano. «Noi sapevamo che papà, un ufficiale dell’ esercito, dopo l’ 8 settembre si era messo con gli americani. Era uno dei pochi, fra l’ altro, che sapeva l’ inglese. Mia madre diceva che pensava più alla patria che ai figli. Nel 1945 un prete ci venne a dire che era stato ucciso. Adesso sappiamo che aveva partecipato a missioni importanti ed io, che sono sempre stata di sinistra, posso dire con orgoglio che mio padre era uno degli uomini che hanno ricostruito l’ Italia e difeso l’ onore della patria». Davanti alla lapide del sacrario è arrivato, da Sant’ Alberto di Ravenna, Ennio Tassinari, 85 anni, agente segreto dell’ Ori (Organizzazione per la Resistenza italiana) che faceva parte dell’ Oss americano. «Qui ho trovato, purtroppo, quattro miei colleghi: Domenico Montecchi, Willores Apollonio, Antonio Fiorentini e Domenico Fogliani. Ero assieme agli ultimi due nel sottomarino Platino, che ha sbarcato me al delta del Po e loro due, per errore, al Cavallino di Venezia. Sapevo che erano stati catturati subito, ma non che fossero finiti qui». Legge i nomi e si commuove, l’ ex agente segreto. «Mi fa impressione la data della morte, il 12 settembre del `44. Fiorentini e Fogliani erano stati catturati a marzo, gli altri due un mese prima, a febbraio. Un altro agente, Paride Baccarini, che era stato preso con Fiorentini e Fogliani e poi riuscì a fuggire, mi disse di avere incontrato i due nel carcere di Verona, quasi irriconoscibili per le torture subite. Io speravo – so che non è facile capire le mie parole – che fossero stati uccisi subito. E invece sono stato torturati per mesi e mesi. Questa la fine di quei combattenti chiamati spie». Il viaggio a Bolzano riapre i ricordi. «Noi dell’ Oss partivamo da Brindisi, in sottomarino o in aereo. Venivamo portati nell’ Italia del Nord, occupata dai tedeschi. Nostro compito era cercare i collegamenti con i partigiani, trovare informazioni, organizzare azioni di sabotaggio e di guerriglia. Io non ho mai creduto che sarei arrivato vivo alla fine della guerra. Alla partenza della missione ci consegnavano una capsula di cianuro. Non avevano nemmeno bisogno di spiegarci cosa dovevamo farne. Ma io la pastiglia la buttavo via subito. Avevo due pistole, le tenevo senza sicura. Se i tedeschi o i fascisti mi fermano, pensavo, sparo e cerco di accopparne il più possibile. Poi mi ammazzano, ma almeno muoio combattendo». I viaggi in sottomarino, «che non ti potevi nemmeno appoggiare alle pareti di ferro, sempre bagnate». «E quando ti sbarcavano su un gommone non aspettavano che toccassi terra e mandassi un segnale. Partivano subito, per paura dei tedeschi». I lanci con il paracadute, «dopo un corso di soli tre giorni». Ennio Tassinari riesce a trovare, a Pistoia, parte dei disegni della linea Gotica e li passa agli americani. «Questa lapide mi ricorda i giorni in cui la vita costava poco, anzi nulla. Eppure questi ragazzi hanno dato all’ Italia un aiuto indispensabile, fino agli ultimi giorni di guerra. Il nostro compito finale è stato quello di bloccare la ritirata dei tedeschi in Baviera, quasi inespugnabile. Lì, secondo gli americani, avrebbero potuto resistere ancora qualche mese, e magari potevano terminare, anche loro, la costruzione dell’ atomica». Sulle ultime ore dei fantasmi di Bolzano c’ era la testimonianza di Karl Gutweniger, arruolato nel Sd, servizio di sicurezza delle SS. «Introdotti nella stalla venivano freddati dai marescialli Rotter e Haasenastein e dal russo Maier soprannominato il Piccolo. All’ esecuzione presenziò anche un ufficiale delle Ss e uno della Schutzpolizei. Non ho visto alcun medico che avesse potuto constatare la morte delle vittime». Una fossa comune al cimitero civile. Cinque anni dopo il trasferimento delle salme al sacrario. Nel 1945 si presenta un prete, don Carlo Signorato, che aveva assistito il gruppo in un carcere di Verona. Dice di conoscere nomi e cognomi e li consegna al municipio, ma sostiene di non sapere da dove vengano e perché siano stati uccisi. E questa per quasi 60 anni è la sola verità. «Il nostro lavoro di ricerca – dice la dottoressa Carla Giacomozzi dell’ archivio storico – è solo all’ inizio. Di due persone, Ferdinando Ferlini ed Ernesto Rucello, non sappiamo ancora nulla. Dovremo capire perché questi agenti segreti, catturati in zone diverse dell’ Italia del Nord, siano stati portati tutti a Verona. Dobbiamo capire perché, per l’ esecuzione, siano stati trasferiti a Bolzano pochi giorni prima del 12 settembre. Verona per i tedeschi era città sicura, là c’ era il comando della Gestapo». Una delle risposte arriva da Ennio Tassinari. «I miei compagni sono stati riuniti nello stesso luogo perché dovevano essere interrogati da specialisti in interrogatorio e tortura». Per dare un nome ad ognuno degli agenti segreti, se si troveranno i fondi, si farà l’ esame del Dna, confrontato con quello dei discendenti. Solo così potranno trovare una tomba nei cimiteri dei loro paesi. Il diritto di riposare sotto una lapide con nome e cognome è stato riconosciuto – c’ è una targa in bronzo nel cimitero austriaco, che è a fianco del Sacrario italiano con la fossa degli agenti segreti – anche «ai 33 sudtiroler Soldaten des Polizeiregimentes Bozen», uccisi a Roma il 23 marzo 1944. Sono le vittime dell’ attentato dei partigiani in via Rasella. «Ehre ihrem Andenken», onora la loro memoria, annuncia il bronzo. Per i «combattenti chiamati spie» c’ è solo il primo mazzo di crisantemi bianchi.
Alberto Poloni commento 10
Vorrei sapere cosa ti fa pensare di essere un italiano libero, dal momento che proprio dal 25 aprile e dalla caduta del Fascismo l’Italia non è più artefice del proprio destino, ma serva degli Stati Uniti e ora anche dell’Europa.
E intanto il dittatore Putin, viene rieletto per la quarta volta col 76% di preferenze mentre il resto del mondo ce lo racconta come un personaggio negativo.
Sono stupidi il 76% dei russi? Non credo.
Usa il cervello please.