I pakistani che la scorsa notte dormivano tra gli alberi nello spazio verde di fronte all’ufficio immigrazione
di Gianluca Ginella e Federica Nardi
Il termine della notte per alcuni è solo il tempo del sonno in un giaciglio ricavato tra gli alberi con una vecchia coperta regalata da qualcuno come unico riparo dal freddo. Il termine della notte per chi ha viaggiato è un risveglio in un’alba umida ed è l’attesa che apra l’ufficio dove presentarsi per ottenere i documenti che significano: un pasto, un letto e qualche speranza da mettere in tasca. Si vive anche così a Macerata. In una zona, a Collevario, che la notte piomba in un silenzio profondo. Ed è in questo silenzio che passata mezzanotte, appaiono – come successo la scorsa notte, come succede ormai da mesi – una, poi due, poi cinque, otto figure di uomini che scendono lungo via Prezzolini portando sacche, coperte, cartoni diretti all’ufficio immigrazione. Sono pakistani, richiedenti asilo. Da dodici giorni, dicono, sono arrivati nel capoluogo. «Di venire a Macerata ce l’hanno consigliato degli italiani, persone che abbiamo incontrato in alcune stazioni tra cui Ancona e Civitanova. Ci hanno detto che qui le persone sono buone e ci avrebbero aiutato a trovare da mangiare e da dormire» racconta uno dei pakistani, Irafn.
Su chi siano queste persone la risposta si fa vaga: «Non lo sappiamo, le troviamo in stazione». Irafn racconta i disagi di un’attesa che non sembra finire mai: «Siamo 21 persone, forse ventotto, non lo sappiamo con certezza. Questo clima non è facile per noi, la notte fa freddo. Abbiamo fame, alcuni di noi hanno la febbre e il raffreddore. Ogni giorno la stessa storia, andiamo a chiedere i documenti e ci rispondo: “tomorrow”».
Intanto la prefettura di Macerata ha fatto un bando per assegnare 230 posti che saranno gestiti da associazioni umanitarie. «I nuovi posti non sono 230 ma meno di cento perché alcuni di questi sono stabilizzazioni di quelli che già ci sono – spiega Marco Cacciaguerra, capo di gabinetto della Prefettura –. I posti non sono ancora stati assegnati, siamo in attesa della conferma dell’agibilità da parte dei Comuni interessati». I principali dovrebbero essere, come anticipato da Cronache Maceratesi (leggi l’articolo), Tolentino, con i posti assegnati in un casolare all’Abbadia di Fiastra che verrebbe messo a disposizione dalla fondazione Giustiniani Bandini, e Ussita (in un albergo di Frontignano). Location che al momento Cacciaguerra non conferma. Sui tempi, dice: «Speriamo di risolvere in una decina di giorni». Sui migranti presenti in via Prezzolini: «Siamo a conoscenza della situazione, sono stati identificati, fotosegnalati e sottoposti a visita medica» spiega Cacciaguerra.
Ad aiutare i migranti di via Prezzolini c’è don Alberto Forconi della parrocchia di Santa Croce che ha allestito un dormitorio nei locali dell’associazione Nuovi Amici: «Due sere fa mi hanno segnalato questi ragazzi che dormivano all’aperto in via Prezzolini, per cui sono andato a cercarli e li ho accolti in un locale che abbiamo a disposizione. Facciamo quello che possiamo». Nonostante questo aiuto, ieri sera una decina di migranti erano accampati fra gli alberi dello spazio verde di fronte all’ufficio immigrazione e lì hanno dormito, avvolti nelle coperte e nei cartoni. Un altro aiuto è quello di Franco Moneta della Caritas che dà loro da mangiare. «Stamattina c’era l’interprete. Quando ha chiesto loro se avevano domande le uniche sono state: quanto tempo possiamo rimanere qui e quanto tempo serve per avere la convenzione. Purtroppo, come ho spiegato, Macerata non è più in grado di recepire stranieri tramite la convenzione della prefettura con le associazioni umanitarie. Non si sa chi li porta, ma i ragazzi di quest’ultimo gruppo sono arrivati insieme. Raccontano di aver viaggiato in treno, ma quando sono arrivati alcuni avevano soldi, altri no, è molto strano che siano riusciti a viaggiare così a lungo senza soldi».
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allora facciamo una bella cosa…identifichiamo gli stinchi di santo che danno questi consigli e mandiamo sti sventurati a soggiornare a casa loro…vediamo se i consigli cambiano..
Che molto probabilmente ci fosse un passaparola su Macerata lo avevano capito anche i più distratti…. Strano che ancora qualche Istituzione non se ne sia accorta
In Italia ci sono cento e cento città che potevano/potrebbero MEGLIO (per logistica, facilità di raggiungimento, organizzazioni, ecc.) di Macerata ospitare, organizzare, coordinare…
Se molti, negli ultimi mesi, sceglievano l’amena Macerata (fuori dalla grande viabilità, anche fuori dalle rotte principali ferroviarie: insomma veramente ai confini del Mondo) non bisognava certo essere dei geni per comprendere che c’era puzza di bruciato…
Il Pakistan è di sicuro tra quelle Nazioni dove NON vi è una guerra in atto (al cntrario di Siria, Iraq, Libia…) e quindi queste persone NON possono essere considerati profughi, ma rientano tra quelli richiedenti “protezione internazionale”
(tranquilli: anche per i “richiedenti protezione internazionale” ci sono così tante onus, di buona volontà, che -dietro pagamento- se ne prendono cura)
Pongo l’accento sul fatto che sono persone che, appena entrano nell’ingranaggio degli aiuti diventano invece merci da allocare, oppure pacchi da mettere in magazzino.
Perchè l’assurdità e l’incredibile ipocrisia è tutta qui: queste persone sono una fonte inesauribile di denaro, visto che delle onlus tendono a fare la cresca sui soldi destinati all’accoglienza per pagare stipendi a soci e amici: Mafia Capitale ne è l’esempio più ecclastante ma, non mi meraviglierei, se altrove, accadessero le stesse cose!!
Quindi i profughi-galline dalle uova d’oro devono essere vestiti (al risparmo), allocati (più riesci a pigiarne in una singola casa e più guadagni), deve essere dato loro da mangiare (se di bassa qualità non importa)….
…. Poi dovrebbero anche essere aiutati ad inserirsi, ad imparare l’italiano, a trovare lavoro, dargli le prime nozioni di diritto ed educazione civica: ma visto che tutte queste attività costano, allora si cerca di farle alla membro di segugio (cioè si fanno, male, ma si ha il giustificativo di averle fatte), cosicchè rimangono in cassa maggiori utili da dividere tra i soci…
Con la bandiera della solidarietà quindi ci si sono ammantate tante persone (che, ed è qui l’incredibile, ci passano pure essere brave persone, disinteressate persone, persone umane e accoglienti persone) le quali sulla pelle di queste merci umane ci ricamano sopra stipendi e benefici.
Queste ‘merci’ ricordano da vicino circuiti commerciali virtuali come Sardex, Marchex, Liberex, etc.
http://www.circuitomarchex.net/wp-content/uploads/2014/09/PROGRAMA-2_Ott.pdf