Apiro, c’è una struttura idonea
per ospitare profughi

FRONTALE - L'amministrazione comunale ha verificato, su richiesta della prefettura, l'idoneità di un immobile in via della Figuretta per accogliere i rifugiati politici. Il sindaco Ubaldo Scuppa: "L'integrazione non sarà un problema, ogni piccolo comune deve fare la sua parte"

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via della figuretta apiro

Via della Figuretta a Frontale (Apiro)

di Leonardo Giorgi

Migranti in difficoltà potrebbero arrivare nei prossimi mesi a Frontale, piccola frazione del comune di Apiro. La prefettura di Macerata infatti, su richiesta della cooperativa sociale La Gemma di Ancona, ha chiesto all’amministrazione comunale apirese l’idoneità di un edificio privato in via della Figuretta di Frontale, per l’eventuale accoglienza di rifugiati politici. Otto in tutto. «Su questo arrivo – dichiara il sindaco Ubaldo Scuppa – il Comune non ha assolutamente autonomia. La prefettura ci ha semplicemente chiesto di controllare se la struttura fosse agibile ed adatta alla vita di queste persone. Come amministrazione comunale comunicheremo l’effettiva idoneità di questo stabile». La palla passa di nuovo alla prefettura.

ubaldo scuppa

Ubaldo Scuppa

«Sarà la provincia – continua il sindaco – a decidere sulla conferma dell’arrivo e sull’identità di queste persone. Potrebbero essere uomini, donne e bambini. La prefettura potrebbe chiamarmi un pomeriggio e dirmi che il giorno dopo arriveranno. Non più di otto. In tempi di emergenza, ogni piccolo comune deve fare la sua parte». Sulla disponibilità dei cittadini, Scuppa non teme polemiche: «Non ci saranno problemi ad integrare questi rifugiati nella popolazione di Apiro. Qualche tempo fa si era scatenato un certo allarmismo attorno la questione, ma era riferito ad un altro centro accoglienza che sarebbe potuto nascere a Pian dell’Elmo, sul monte San Vicino, e che avrebbe dovuto ospitare ben sessanta profughi. Questa possibilità però per ora è stata scartata visto che abbiamo stabilito la non idoneità della struttura scelta per essere convertita in centro accoglienza, sia per problemi relativi all’edificio in sé, sia soprattutto alla posizione: la zona sarebbe stata infatti troppo isolata dal centro abitato e l’integrazione di sessanta persone sarebbe risultata difficilissima».



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