Una Valleverde di lacrime

L'APPROFONDIMENTO - Il problema degli insediamenti non produttivi nei lotti produttivi. La Cgil è già andata a segno, mentre Confindustria spinge

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bommaritodi Giuseppe Bommarito

Si era levato alto nei giorni scorsi il grido di dolore del valleverdiani per la mancata presa in consegna da parte del Comune di Macerata delle opere di urbanizzazione realizzate nella inutilmente faraonica lottizzazione di Piediripa.

In effetti la questione sembrava essere stata risolta con la frettolosa e la surreale inaugurazione risalente allo scorso novembre, effettuata mestamente dinanzi a pochi intimi in una triste e plumbea giornata di pioggia. Ma poi si era scoperto che si era trattato solo di un falso allarme, quasi di una messinscena, poiché quella presa in consegna era solo provvisoria, della durata di cinque o sei mesi circa, in attesa del passaggio definitivo delle opere al Comune di Macerata. Solo adesso, a quanto sembra, il Consorzio sarebbe riuscito ad arrivare a questo risultato, dopo che il Consorzio Valleverde e i valleverdiani di complemento avevano ripreso a lamentarsi pubblicamente per la presunta inerzia del Palazzo di Piazza della Libertà.

Stefano Di Pietro, e Graziano Pambianchi con Monaldo Andreozzi e Narciso Ricotta durante la presentazione del Comitato per il sì allo svincolo di San Claudio (clicca sull'immagine per leggere l'articolo)

Stefano Di Pietro, e Graziano Pambianchi con Monaldo Andreozzi e Narciso Ricotta durante la presentazione del Comitato per il sì allo svincolo di San Claudio (clicca sull’immagine per leggere l’articolo)

E per farlo Graziano Pambianchi, per un decennio abbondante Presidente dello stesso Consorzio, nonchè Stefano Di Pietro, l’ex assessore delle Giunte Meschini che a suo tempo si battè come un leone per l’infausta operazione di inutile aggressione al territorio che ormai è sotto gli occhi di tutti ed oggi – evidentemente ancora non pago di tanto inconcludente scempio urbanistico e naturalistico – riposizionatosi come Presidente del Comitato per lo svincolo di San Claudio, ci avevano ricordato a mezzo stampa (escluso il nostro giornale Cronache Maceratesi che ovviamente non è stato contattato, in quanto ritenuto ostile per il semplice fatto di aver raccontato nei mesi scorsi la verità nuda e cruda sulla vicenda) che i chilometri di strade inutili realizzati nell’inesistente polo produttivo di Piediripa sarebbero stati persino approvati sul piano tecnico, a riprova della loro perfezione, da una società veronese specializzata nel collaudo delle piste degli aereoporti.

Un’argomentazione involontariamente un po’ esilarante quella dei due uomini politici del PD (oggi entrambi autorevoli e certamente credibili rottamatori renziani), se solo si pensa che la maggior parte delle critiche, ondeggianti tra lo sdegnato e l’ironico spinto, arrivate negli ultimi tempi addosso alla scellerata operazione Valleverde aveva evidenziato proprio che di fatto il Consorzio, sacrificando inutilmente una delle più belle aree verdi della periferia maceratese, avesse realizzato, anziché le infrastrutture necessarie ad un insediamento produttivo di notevoli dimensioni, del quale sin dall’inizio mancavano con ogni evidenza le ragioni ed i presupposti, esattamente le piste di atterraggio per il futuro aereoporto di Macerata. Pseudo-piste di atterraggio poi puntualmente rimaste a servizio del nulla, visto che il polo produttivo che lì doveva sorgere (a detta dei nostri grandi scienziati dell’urbanistica maceratese, il più grande ed importante delle Marche) non è mai partito e giammai – con ogni probabilità – partirà.

L'inaugurazione della sede della Cgil di Valleverde (clicca sull'immagine per guardare il video)

L’inaugurazione della sede della Cgil di Valleverde (clicca sull’immagine per guardare il video)

Tant’è che su 67 lotti produttivi e commerciali-direzionali previsti, i cantieri partiti sono solamente tre o quattro, tra cui quello della CGIL di Macerata, il primo arrivato – sia pure faticosamente – in porto, inaugurato poche settimane fa dalla segretaria nazionale Susanna Camusso e subito dopo visitato anche da Maurizio Landini, il combattivo leader della Fiom-Cgil.

A questo proposito, e con tutto il rispetto per un importantissimo sindacato da sempre in prima fila nella tutela dei lavoratori e nelle battaglie per la legalità, viene da chiedersi se i dirigenti locali della CGIL abbiano riferito ai loro leader nazionali che la nuova sede, peraltro stranamente non dotata di parcheggi propri e quindi costretta a gravare sull’area a parcheggi condivisa con altri lotti limitrofi, rappresenta un caso quasi da manuale di snaturamento della “destinazione urbanistica produttiva” del nuovo grande insediamento, peraltro effettuato ai danni dei coltivatori diretti che avevano partecipato al Consorzio Valleverde riservandosi per loro le aree a destinazione commerciale-direzionale, le uniche che, nel nuovo insediamento, sarebbero state vendibili a mercato libero (e in tal senso certamente non sanato dagli oneri poi versati al Comune per il cambiamento di destinazione d’uso).

ValleverdeUn brevissimo riepilogo qui si impone. I lavori sull’area di Valleverde hanno interessato un’area assurdamente enorme – frutto di un palese, voluto e strumentale sovradimensionamento – di oltre 57 ettari, di cui 18 ettari occupati da strade, verde e parcheggi, e i restanti 39 ettari per circa il 60% destinati ad insediamenti produttivi (per 43 lotti), da vendere ancora non urbanizzati al prezzo convenzionato di 14 euro a metro quadrato, e per il 40% a zona commerciale e direzionale (per 19 lotti commerciali e 2 direzionali, quelli rimasti appunto nella disponibilità degli orginari proprietari coltivatori diretti), che potevano invece essere venduti a mercato libero.

E proprio con tale “esca”, e quindi con il miraggio di fare il più grande affare della loro vita, questi ultimi erano stati a suo tempo indotti ed esortati dai vertici del Consorzio e dallo stesso Comune di Macerata ad entrare nell’operazione Valleverde, anziché farsi espropriare le aree in questione. Altri tempi, siamo a circa dieci anni fa, quando la disponibilità di un’area utilizzabile per insediamenti abitativi o produttivi e vendibile a prezzi liberi equivaleva ad avere un piccolo tesoro in cassaforte!

Lo scorso dicembre l'inaugurazione della lottizzazione Valleverde

Lo scorso dicembre l’inaugurazione della lottizzazione Valleverde

Ebbene, è evidente che allora nessuno, forse solo qualche premio Nobel dell’economia, avrebbe potuto prevedere che di lì a qualche anno, a causa della terribile crisi in atto, quelle aree, e non solo quelle, avrebbero avuto una appetibilità pari a zero. Ma ancora meno sarebbe stato possibile prevedere il giochetto nefasto realizzato dal Comune di Macerata e dallo stesso Consorzio ai danni degli originari proprietari dei terreni. Il Comune, infatti, essendosi trovato ben presto a fare i conti con il sin troppo prevedibile flop dei reali insediamenti produttivi destinati a collocarsi nell’area di Valleverde, decise negli anni scorsi di non guardare troppo per il sottile e di andare oltre la destinazione realmente industriale-artigianale per i due o tre lotti che sono realmente partiti, fregandosene altamente dei diritti e delle aspettative dei poveri proprietari originari dei terreni e così autorizzando insediamenti non produttivi nella zona destinata ad insediamenti produttivi, quella dove si vendeva a prezzo controllato e quindi più basso, quella dove era possibile acquistare al ben più favorevole prezzo di 14 euro al metro quadrato.

valleverde nuovaE qui torniamo alla CGIL. Nel gennaio 2007 la Giunta Meschini decise infatti di consentire l’insediamento di questo potente sindacato, che con ogni evidenzia non è un’azienda né industriale né artigianale, in uno dei lotti a destinazione produttiva, deliberando, con una disinvoltura che veramente lascia a bocca aperta e che sa di vera e propria presa in giro, che l’area Valleverde, “oltre a risultare comprensiva sia di attività artigianali che industriali e commerciali, fosse fisiologicamente tendente ad estendersi ad attività di servizio di vario genere, riferibili persino … ad attività di amministrazioni pubbliche”. Tutto vero, peccato però che nell’area Valleverde fosse appositamente prevista una parte destinata in maniera specifica ad attività di servizio, esattamente quella commerciale-direzionale.

Certo, la nuova sede della CGIL sarebbe costata di più acquistando all’epoca uno di questi lotti a mercato libero, ma i patti, le convenzioni e le delibere comunali in teoria esistono per essere rispettati, e non per essere furbescamente aggirati dai sindacati e dalle istituzioni con deliberazioni che, a seconda delle convenienze, dicono tutto ed il contrario di tutto. Ed altrettanto, quanto al fatto di non azzeccarci per nulla con la destinazione produttiva, potrebbe dirsi, come è stato più volte già rilevato, anche per l’altro insediamento in corso già autorizzato, quello della Dinamica s.r.l., operante nel settore del marketing e dei servizi.

Comunque, siccome al peggio non c’è mai fine, ora lo stesso schiaffo alla legalità i valleverdiani lo pretendono dalla Giunta in carica per il futuro insediamento della nuova sede della Confindustria provinciale, ovviamente da effettuare negli insediamenti a destinazione produttiva con il prezzo rigidamente convenzionato.

E da qui ulteriori lamenti dei renziani di Valleverde per le esitazioni del Comune a guida Carancini, che questa volta ci sta pensando un po’ troppo prima di autorizzare una faccenda che non è proprio autorizzabile, visto che la Confindustria, pur associando imprese industriali di ogni tipo, non può certo essere definita di per sé un’industria. Però – intendiamoci – a Macerata tutto è possibile, come purtroppo insegnano le vicende di via Trento, della cittadella dello sport, del polo natatorio di Fontescodella, di piazza Pizzarello, dell’IRCR …

Nel frattempo il Consorzio ha deciso ancora una volta di forzare la situazione, formalizzando in una recente assemblea dei soci la propria messa in liquidazione e nominando quale liquidatore l’attuale Presidente, l’imprenditore di Corridonia Enzo Reschini.

Ma, posto che la liquidazione è pur sempre anticipatrice dello scioglimento definitivo, il Consorzio potrebbe da qui a breve essere ragionevolmente sciolto? Evidentemente no, visto che ad oggi non risultano adempiute tutte le obbligazioni che lo stesso Consorzio Valleverde ha nei riguardi del Comune. E tanto più che alcuni soci (che ancora attendono l’invio di copia del verbale assembleare di messa in liquidazione, pur avendone fatta formale richiesta e nonostante le promesse della massima trasparenza formulate dal neopresidente Reschini al momento del suo insediamento) non sono affatto d’accordo su tale accelerato e forzato epilogo.

Ad esempio, la convenzione prevede che il Consorzio curi la manutenzione delle aree a verde per tre anni a partire dalla messa a dimora delle essenze arboree. Con il Consorzio in liquidazione, e in prospettiva sciolto, chi curerà l’adempimento di tale obbligo, visto anche lo stato di totale abbandono delle aree verdi interne e limitrofe al perimetro stradale della lottizzazione? Ci dovrà forse pensare il Comune a spese della collettività?

Per non parlare della polizza decennale a favore del Comune a garanzia per gravi vizi e difetti eventualmente destinati ad emergere in futuro, ancora non consegnata sebbene sia obbligatoria. Sul punto – come è noto – è in corso un arbitrato tra il Consorzio Valleverde e l’impresa esecutrice dei lavori, la Socab s.r.l. di Porto San Giorgio, per stabilire chi dovrà sottoscrivere tale polizza e ovviamente sopportarne i costi. Ma nel frattempo il Comune non ha niente in mano, e non si tratta certo di una carenza di poco conto, visto che proprio facendo leva su questa polizza che ancora manca all’appello lo stesso Comune, quando l’Ufficio Tecnico era diretta dall’ing. Cesare Spuri, si oppose formalmente almeno in un paio di occasioni, con diffide belle e buone, ai precedenti tentativi di mettere in liquidazione il Consorzio. Ed oggi il Comune, partito Spuri verso altri lidi, che cosa intende fare, assistere inerte alla intempestiva liquidazione e al successivo scioglimento del Consorzio, oppure farsi parte attiva, almeno in questo frangente, a difesa degli interessi della collettività?



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