Le spine nel fianco del Consorzio Valleverde
E le vere priorità di Macerata

Svincolo di San Claudio? Perchè invece non costituire un comitato per lo svincolo di Campogiano?

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bommarito-giuseppedi Giuseppe Bommarito

Due sono le spine nel fianco per i consorziati di Valleverde: la mancata presa in consegna delle opere di urbanizzazione da parte del Comune di Macerata e lo svincolo di San Claudio che sempre più sta svanendo all’orizzonte, in quanto ormai passato decisamente in secondo piano nella scaletta delle priorità sia dei Comuni di Macerata e Corridonia che della Provincia di Macerata. Si tratta di problemi diversi, anche se tra di loro sicuramente connessi, in quanto la soluzione di entrambi appare come decisiva per consentire agli ideatori di questa superdimensionata e disgraziata megalottizzazione di uscire dall’attuale situazione di impasse e di salvare in qualche modo la faccia.

Andiamo per ordine e cominciamo dal primo aspetto. La presa in consegna delle opere di urbanizzazione sembrava cosa fatta già nella primavera dell’anno scorso. Le opere erano state infatti positivamente collaudate a fine maggio 2011 da un tecnico nominato e retribuito dal Consorzio con il benestare dell’Ufficio Tecnico Comunale di Macerata (e qui sorvoliamo sui conflitti di interesse che anche oggettivamente possono crearsi in situazioni del genere – purtroppo consentite dalla normativa vigente – laddove il controllore viene pagato dal controllato), e pochi giorni prima, in una affollata conferenza stampa all’Hotel Claudiani di Macerata, l’avvocato Graziano Pambianchi, all’epoca ancora Presidente del Consorzio stesso, con malcelata soddisfazione aveva presentato alla cittadinanza i risultati apparentemente finali dell’intera vicenda Valleverde, iniziata – come è ormai noto – nei primissimi anni 2000, allorchè nell’ambito della prima Giunta Meschini si decise di dare il via ad una enorme lottizzazione produttiva di cui la città di Macerata in effetti non aveva alcun bisogno.

 

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La lottizzazione Valleverde (foto Picchio)

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, la parola “fine” su Valleverde e dintorni non poteva ancora essere scritta (e non sarà scritta per chissà quanto tempo ancora), tant’è che, proprio a collaudo avvenuto, iniziò un serrato confronto tuttora in corso tra i tecnici comunali, quelli del Consorzio e lo stesso collaudatore. L’ente pubblico lamentava in buona sostanza una serie di criticità e il mancato adempimento di taluni obblighi scaturenti dalla convenzione che aveva consentito l’avvio dei lavori. Per rimanere alle cose principali (e prendendo spunto da una fonte non sospetta, cioè dalla relazione dello stesso Consorzio allegata all’ultimo bilancio), il Comune sostanzialmente riteneva: non completata la rete di distribuzione del gas metano, mancando il tratto di collegamento alla presa principale dell’Italgas; non realizzati i muretti di recinzione dei singoli lotti verso la proprietà pubblica; non fornita la polizza decennale postuma prevista dalle leggi vigenti a copertura del rischio di gravi vizi e difetti che potrebbero emergere nei dieci anni successivi alla consegna dell’opera.

Incompletezze peraltro ancora più delicate (e rischiose anche a titolo di responsabilità personale per i dirigenti comunali in ipotesi di incaute prese in consegna dei lavori) a fronte di un’altra polizza colpevolmente fatta scadere a fine 2010, proprio quella fideiussoria congiuntamente rilasciata per il Consorzio dalla Banca delle Marche e dalla Banca Popolare di Ancona a favore del Comune di Macerata a garanzia della completa, corretta e regolare esecuzione di tutte le opere di urbanizzazione previste nell’intera lottizzazione (polizza comunque assurda e di zero utilità sin dall’inizio per il Comune, visto che in essa era incredibilmente prevista la possibilità per il Consorzio di bloccarne l’operatività per la sola “insorgenza di contestazioni, ancorchè sommariamente indicate”: evidentemente in Comune a qualcuno è consentito di tutto e di più, mentre ad altri si cerca pure il pelo nell’uovo).

Ma torniamo a concentrarci sugli ultimi sviluppi della vicenda, che possiamo collocare nei primi mesi di quest’anno, a ridosso del nevone di febbraio. E’ proprio in questo periodo che, nel tentativo di forzare la mano all’Amministrazione Comunale con la tattica del fatto compiuto e comunque nella piena consapevolezza delle “criticità” sopra elencate e ancora non risolte, il Consorzio decideva una mossa a mio avviso un po’ azzardata: la convocazione per il giorno 29 febbraio 2012 dell’assemblea straordinaria dei soci per la propria messa in liquidazione, come se tutto fosse stato ormai realizzato e non vi fosse più nulla da portare a termine in relazione alle opere di urbanizzazione oggetto di convenzione. Qui però accadeva l’imprevisto, che rompeva l’unità di intenti apparentemente esistente all’interno del Consorzio. Succedeva infatti che un consorziato, in disaccordo con l’ipotesi di sbaraccare il Consorzio prima del tempo e nel timore che per quanto rimasto in sospeso il Comune potesse poi rivolgersi a ciascuno dei soci, dava lettura di una nota del dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale, l’ingegnere Cesare Spuri, nella quale si ribadivano le incompiutezze più significative nelle opere realizzate nonché la mancanza della polizza postuma decennale a garanzia di eventuali vizi e difetti sopravvenuti e si evidenziava, per tali motivi, la conseguente impossibilità della messa in liquidazione del Consorzio.

valleverde_alto-4Apriti cielo! A questo punto, come se fosse stato doveroso per il Comune accettare la presa in consegna di opere incomplete e senza polizza assicurativa a garanzia di vizi e difetti e come se fosse oltraggioso per lesa maestà il fatto che qualche consorziato avesse iniziato a ragionare in maniera autonoma, l’avvocato Graziano Pambianchi, evidentemente punto sul vivo da uno sviluppo della vicenda così inaspettato, rassegnava polemicamente le proprie dimissioni dalla carica di Presidente del Consorzio, carica ricoperta sin dal 2003.

E qui, almeno sull’aspetto del passaggio al Comune dei lavori di urbanizzazione, la storia si è poi tristemente arenata. Nominato infatti un nuovo Presidente nella persona di Enzo Reschini, imprenditore di Corridonia, all’interno del Consorzio si sta tuttora discutendo su chi debba farsi carico della spesa, circa 80.000 euro, per il completamento delle rete di distribuzione del gas, visto che alcuni soci, già sfiancati dal notevole aumento dei costi registrato in corso d’opera, non sono affatto d’accordo a tirar fuori altri soldi. Così come, dopo aver inutilmente provato a sostenere che la polizza decennale postuma non sarebbe dovuta, nelle alte sfere del Consorzio si sta ancora cercando di risolvere pure questo problema (anche se la soluzione in verità appare lontana, stante l’indisponibilità della SOCAB, l’impresa realizzatrice dei lavori, a farsene carico).

Tutto questo per dire che tanto polemizzare da parte del Consorzio, dei suoi dirigenti e di alcuni consorziati per la mancata presa in consegna delle opere di urbanizzazione appare francamente fuori luogo. Il Consorzio prima faccia tutto quanto per legge e per convenzione è tenuto a fare, e solo dopo, qualora il Comune facesse ancora resistenza, alzi la voce e pretenda la presa in consegna dei lavori. Ma, senza aver prima completato i compiti a casa, le polemiche sin qui sollevate, anche per il tramite di ripetute interrogazioni presentate da alcuni solerti consiglieri comunali facenti parte della sinistra del mattone e quindi particolarmente attenti alle esigenze e alle volontà del Consorzio, si caratterizzano chiaramente come strumentali, arroganti e degne di miglior causa.

Un’ultima considerazione su questo aspetto, prima di passare alla storia dello svincolo di San Claudio. Il ritardo nella presa in consegna da parte del Comune dei lavori di urbanizzazione ha in verità diverse chiavi di lettura anche all’interno del Consorzio. Se esso nuoce a quei pochi consorziati che veramente hanno in animo di costruire nei loro lotti (ma chi glielo impedisce nel frattempo, visto che la presa in consegna rileverà solo a edificazione finita dei lotti, cioè in sede di agibilità?), sicuramente non dispiace ad altri consorziati che sono terrorizzati dall’obbligo, su di loro gravante in base alla convenzione con il Comune, di edificare i propri lotti nel termine di 18 mesi dalla presa in consegna delle opere di urbanizzazione da parte del Comune stesso. E quindi anche all’interno del Consorzio, con uno strano e inespresso gioco delle parti, in realtà c’è, come si dice nel gergo del gioco delle bocce, chi accosta (e quindi privilegia un profilo più basso nelle polemiche, dovendo ricontrattare con il Comune questo termine di scadenza) e chi mena, preferendo lanciare accuse gratuite a destra e a manca.

Sta di fatto che, per un verso o per un altro, sta gradualmente montando all’interno del Consorzio Valleverde il malumore dei soci, sia tra gli imprenditori che tra i proprietari dei terreni, verso coloro che, garantendo all’epoca grandi affari in vista e tempi veloci di realizzazione e dando per scontato ciò che scontato non era affatto, cioè lo svincolo di San Claudio, li hanno portati, con la fattiva collaborazione delle vecchie Giunte Meschini, dentro un’opera inutilmente ipertrofica ed eccessivamente costosa, senza sbocchi, sempre più strozzata nella campagna che costeggia Piediripa e sempre più slegata dalla grande viabilità, un’opera che a conti fatti appare ogni giorno di più in realtà calibrata sin dall’inizio non sull’utilità dei consorziati e della collettività, ma su quella dell’impresa realizzatrice (la SOCAB del gruppo Alici Biondi), dei professionisti che hanno collaborato a vario titolo e dei componenti degli organismi di gestione.

A questo punto, per collegarci all’annosa questione dello svincolo di San Claudio, si innesta una doverosa considerazione sulla compiutezza o meno della lottizzazione Valleverde. L’attuale Sindaco Carancini ha infatti sostenuto nei giorni scorsi su questo giornale che Valleverde non sarebbe l’ennesima incompiuta maceratese (leggi l’articolo), essendo stati (quasi) completati i lavori di urbanizzazione. Egli ha dimenticato però di considerare quel tratto stradale a quattro corsie a monte della lottizzazione che è stato realizzato con quelle dimensioni (e con discreti costi aggiuntivi a carico dei poveri consorziati) solo in quanto esso, nelle azzardate previsioni dei nostri seriosi scienziati dell’urbanistica, era destinato ad essere inglobato nella strada che sarebbe partita appunto dallo svincolo di San Claudio per salire poi, anche con decine e decine di mezzi pesanti che potrebbero provenire pure dall’insediamento produttivo di Valleverde, verso le strozzature che dalla rotonda collocata davanti alla facoltà di Scienza della Formazione conducono verso Macerata (ma questo è un altro gravissimo problema, di cui nulla ovviamente dicono i valleverdiani). Beh, quel larghissimo moncone di strada di oltre un chilometro, a questo punto senza né capo né coda (visto che lo svincolo e la strada a salire verso Macerata rimarranno nel libro dei sogni e che quindi per chissà quanti anni ancora San Claudio identificherà solo una prestigiosa abbazia), come lo vogliamo definire, se non come uno dei monumenti, peraltro tra i più ingombranti e imbarazzanti, della fatale incompiutezza maceratese?

Ribadito pertanto ancora una volta, quanto allo svincolo di San Claudio, che la sua mancata realizzazione da parte degli enti pubblici interessati sembra ormai certa per molti anni a venire, nonostante le pressioni interessate, i comitati costituiti “ad hoc” (leggi l’articolo) e le panzane strumentalmente sparate sulla stampa (mitica quella recentissima dell’ex assessore Stefano Di Pietro – a suo tempo uno dei più accesi sostenitori della lottizzazione produttiva di Valleverde e oggi non a caso uno dei più convinti promotori del neonato Comitato – sui mille posti di lavoro che lo svincolo, ovviamente pagato con i soldi della collettività, farebbe nascere per grazia divina nell’attuale deserto di Valleverde), occorre a questo punto essere estremamente chiari sulle vere priorità della città di Macerata, in questi tempi difficilissimi in cui di soldi ne girano pochi e le prospettive reali vanno afferrate al volo prima che le esigue risorse disponibili vengano dirottate altrove.

Oggi, a mio avviso, in termini di viabilità un’altra è la priorità delle priorità per Macerata. E’ la realizzazione nella superstrada dello svincolo di Campogiano a cura della Quadrilatero (opera già preventivata, che si collocherebbe a metà strada circa tra Piediripa e Sforzacosta e che potrebbe risolvere in un sol colpo i gravi problemi di traffico delle due frazioni) e in contemporanea del tratto stradale di circa due chilometri che da tale svincolo salirebbe sino a via Mattei passando per la Pieve, così spezzando, grazie anche alla galleria e alla prosecuzione verso Villa Potenza, uno storico e nefasto isolamento viario del capoluogo provinciale (tale per quanto tempo ancora?). Proprio per questo svincolo, nonché per questo tratto di strada indispensabile per collegare le due vallate del Chienti e del Potenza, per il quale la Provincia di Macerata, qualificandolo come opera pubblica prioritaria di rilevanza provinciale, ha intelligentemente aumentato di tre milioni di euro lo stanziamento in bilancio, andrebbe in realtà costituito, da parte di chi ha veramente a cuore gli interessi della città di Macerata, un Comitato promotore. E proprio su questo tratto di strada, al punto in cui oggi siamo, andrebbe anche convogliato da parte del Comune di Macerata l’importo preventivato per la lottizzazione Simonetti a Piediripa e inizialmente destinato allo svincolo di San Claudio e alla strada di collegamento con Valleverde, ben due milioni di euro che qualcuno nei palazzi comunali, con dimenticanze che non possono non apparire sospette, sta tenendo fermi (cioè addirittura non riscossi e nemmeno inseriti in bilancio da parte del Comune di Macerata), forse nella speranza che qualche miracolo possa riaprire prima o poi, appunto a favore della lottizzazione Valleverde e di altri ben piazzati nei paraggi, la partita dello svincolo di San Claudio.

Dietrologia spinta? Può essere, forse – è vero – mi sono fatto prendere la mano. Ma badate bene, è già successo che per correre dietro agli interessi dei grandi manovratori di Valleverde (che non potevano certo consentire diversivi rispetto all’agognato svincolo di San Claudio) la città di Macerata abbia mandato all’aria la concreta prospettiva di realizzare lo svincolo di Campogiano e la strada Pieve-via Mattei. Qualcuno se lo ricorderà l’allora Sindaco Meschini che, di fronte alla possibilità che la Quadrilatero realizzasse queste opere con i propri fondi, e quindi a costo zero per le casse comunali (ribadisco affinchè i lettori ricordino bene questo particolare: a costo zero), accampando futili e sciocchi motivi di natura ideologica, in realtà dei meri pretesti, qualche anno fa si levò a dire, fiero in volto e con il cipiglio del grande condottiero che vede lontano: “Macerata non ha bisogno della Quadrilatero. La strada Pieve-via Mattei ce la facciamo e ce la paghiamo da soli (!!!)”.

Il risultato delle spinte lobbistiche dei manovratori di Valleverde si è poi visto: Macerata ad oggi non ha né lo svincolo di San Claudio, né quello di Campogiano, né la strada Pieve-via Mattei. Ora, se lo svincolo di San Claudio si è ormai del tutto dileguato come prospettiva concreta, quello di Campogiano e la strada da lì a salire, sia pure a questo punto con un onere economico non indifferente a carico del Comune (per il quale possiamo affettuosamente ringraziare Meschini & Company), stanno riprendendo quota grazie alla rinnovata ed aumentata disponibilità della Provincia. Vogliamo perdere anche questa occasione, sicuramente l’ultima che si presenterà, per un collegamento veloce tra la superstrada e il centro cittadino, e da qui verso la vallata del Potenza?

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LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA VALLEVERDE:

-La prima puntata (leggi l’articolo)

– La seconda puntata (leggi l’articolo)



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