Mario De Rosa, direttore del servizio territoriale dipendenze patologiche
Il monito era stato lanciato durante l’ultimo Consiglio comunale aperto nel corso del quale è rimbombato l’allarme lanciato dal dottor Mario De Rosa, direttore del servizio territoriale dipendenze patologiche di Civitanova che aveva evidenziato come il consumo di droga a Civitanova sia tutto incentrato sulla cocaina, con 9 accessi su 10 legati proprio all’uso e abuso dell’eccitante stupefacente. Un’analisi che aveva messo a fuoco come il fenomeno non riguardi solo le sfere giovanili, ma soprattutto adulti e anche sessantenni, numeri confermano quello che oramai è sotto gli occhi di tutti: Civitanova è una piazza centrale di spaccio e consumo di cocaina.
Sarà proprio questo il tema del prossimo appuntamento organizzato dalla rete sociale “Oltre”, che si svolgerà sabato prossimo 4 marzo, alle 16 nella sala don Lino Ramini della parrocchia di San Pietro (in via del Timone, n.14). Un convegno dal titolo esplicito: “Fiumi di cocaina, testimonianze e prospettive a confronto”.
Giuseppe Bommarito
L’incontro è diretto a conoscere il fenomeno per cercare soluzioni di prevenzione per poter poter intercettare il disagio sociale e psicologico, che spesso, è alla base del consumo e dell’abuso di sostanze. Due i relatori: Mario De Rosa e, con lui, l’avvocato Giuseppe Bommarito, presidente dell’associazione onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”, fondata dopo la morte per overdose da eroina del figlio Nicola nel giugno 2009, da molti anni impegnato nel contrasto al mercato della droga e delle infiltrazioni criminali nelle Marche e che da tempo denuncia con i suoi articoli su Cronache Maceratesi una situazione fuori controllo.
«Le Marche, così anche Civitanova, sono un territorio privilegiato dalle mafie, come dimostrato dall’amplissima diffusione delle varie droghe e dalla incessante attività di riciclaggio – afferma Bommarito – Civitanova è il punto di raccordo nelle Marche delle bische clandestine, del traffico di droga e del riciclaggio organizzato, evidente nella città costiera il fenomeno degli esercizi commerciali aperti e chiusi dopo poco tempo».
A condurre il dibattito sarà Andrea Foglia, animatore della “rete Sociale Oltre”. Nel corso dell’iniziativa ci saranno contributi e testimonianze di persone che vivono in prima linea l’emergenza droga: «Al dibattito sono state invitate tutte le forze politiche e di polizia della città – sottolinea Andrea Foglia – in campo tanti attori del volontariato e del terzo settore che hanno a cuore il benessere e la coesione della comunità locale: l’associazione “Sentinelle del Mattino APS” di Civitanova, la Caritas diocesana di Fermo e la casa della carità di Civitanova, l’associazione “Insieme in Sicurezza” di Macerata, l’associazione “Con Nicola, oltre il deserto dell’indifferenza” di Macerata, la libera associazione “Veder crescere con il dialogo”, Citano alla droga».
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…certo, tutto vero, però che a San Remo, l’ultimo San Remo, si sia “pubblicizzata” la droga e il suo consumo, come mi pare proprio di aver ascoltato, non ne ha urlato nessuno, non si è scandalizzato nessuno, fino a ora!!! Come mai, forse la “maria” non è droga, forse “pubblicizzare” la “maria” è ritenuto il male minore perché c’è ancora chi crede che esistano droghe leggere e droghe pesanti!!? E’ arcinoto, oramai, che chiunque sia diventato tossicodipendente ha iniziato con le “canne” e che quindi sentir dire “la proverò”, oppure “liberalizzala” è assurdo, secondo me (considerando come i nostri ragazzi e ragazzini si stanno devastando con questi veleni), è un messaggio devastante. Del fatto poi che sia venuto il figlio di Muccioli, pochi giorni fa, a spiegare come stanno veramente le cose, ne ho visto, sui quotidiani locali, solo un piccolissimo “trafiletto” in terza pagina della cronaca di Civitanova. Come mai!!? Forse Muccioli non ha abbastanza esperienza, oppure i motivi sono altri!!? O forse “oltre la coca c’è di più”!!? gv
Non solo bische (clandestine), anche sale giochi (d’azzardo e legali) e discoteche.
Verissimo, il modello di sviluppo economico e culturale è appunto riconducibile alla movida sfrenata e senza controllo preventivo e/o in situazione.
Complimenti a Bommarito e a De Rosa, grandi e seri professionisti, che mettono il dito nella piaga cresciuta nel tempo, non più identificabile nei soliti luoghi frequentati dai tossici e inconfondibili ai più. Ora la rete di spaccio attraversa i luoghi di lavoro, le scuole e le discoteche. Il problema viene mimetizzato (vedi gioco d’azzardo)dalle istituzioni che coinvolgono le scuole solo per convegni una tantum.I ragazzi delle scuole medie già sanno tutto sui tipi di droghe circolanti ma sono esposti dal punto di vista relazionale e della coscienza delle proprie emozioni. Hanno bisogno di normalità e quotidianità, dialogo vero, ascolto. Le famiglie dovrebbero essere aiutate a conciliare i tempi di lavoro con la genitorialità. Ripristinate i progetti degli anni 90 che avevano il pregio di essere nella quotidianità. Per i sessantenni la vediamo dura. Mantenere il modello di vita normalizzato dalle TV commerciali e trarre profitto dal commercio della droga perchè non si sa fare altro, oppure giocarsi la pensione al bingo per poi fare la fila ai servizi sociali sono comportamenti sotto gli occhi di tutti, loro hanno bisogno di sanzioni severe e giuste con incontri si autoaiuto diffusi. Le istituzioni non “dovrebbero aprire le porte” alle mafie, ma fare rete cominciando a collegare le telecamere con le forze dell’ordine in tempo reale. Nella rete le scuole che negli ultimi 20 anni hanno “perso” i CIC, i laboratori pomeridiani e l’apertura giornaliera delle scuole ,,tra l’altro ,in maggioranza chiuse al loro interno senza collegamenti reali col territorio. La rivoluzione è culturale non intrattenimento, CULTURA PLURALE.
La Chicago, di Al Capone, nelle Marche !
…GIUSTO, come scrive qualcuno, “le istituzioni non dovrebbero aprire le porte alle mafie”, si si, e soprattutto i porti!!! gv
Gratteri e la droga: https://www.youtube.com/watch?app=desktop&v=UOJPWnpCMdc