Ad agosto 205mila euro di corrente
«Se il governo non interviene,
la situazione imploderà»

L'ALLARME lanciato dall'imprenditore Gabriele Miccini della Giessegi di Appignano, che ad agosto ha pagato il 345% in più di bolletta elettrica rispetto allo stesso mese dell'anno scorso: «Le aziende sono in sofferenza e i listini in continua salita. Speriamo non ci sia bisogno di fermare la produzione»

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L’imprenditore Gabriele Miccini

 

«L’impennata dei costi energetici di agosto, sommata agli aumenti delle materie prime richiederebbe un intervento emergenziale del governo, che al contrario non sta facendo niente. Le aziende sono in sofferenza, i prezzi e i listini sono in continua salita e così la situazione rischia di implodere». Sono le parole dell’imprenditore Gabriele Miccini, che guida la Giessegi di Appignano. Ad agosto di quest’anno la bolletta per l’energia elettrica è stata di 205mila euro, contro i 46mila euro dello stesso mese di agosto, un aumento del 345% in un anno. Se si considera anche il gas-metano, l’azienda nei primi otto mesi di quest’anno ha speso oltre 2,1 milioni, a fronte dei 785mila euro spesi l’anno scorso per lo stesso periodo. Un aumento complessivo del 167%. A cui aggiungere gli aumenti chiesti dai fornitori in quest’ultimo periodo, per esempio i pannelli per fare i mobili sono arrivati a costare anche un 20% in più.

«Speriamo che non ci sia bisogno di fermare l’azienda – aggiunge Miccini – quindi speriamo non ci siano ulteriori impennate dei costi energetici. Per noi la soluzione resta sempre quella di porre fine alla guerra, far ragionare Zelensky e non inviare più armi all’Ucraina e far ragionare anche Putin. D’altronde sembra che in Donbass ci siano più filo russi che ucraini, quindi anche loro avrebbero lo stesso diritto alla libertà che rivendica il resto dell’Ucraina. Sarebbe da andare a risentirsi il discorso fatto da Putin all’Onu nel 2015. E a chi dice: “Se siamo in guerra, allora dobbiamo ballare” (Sallusti, direttore di Libero), rispondo ballate voi se volete, perché per noi ballare significa chiudere le aziende. Inoltre, se fosse vero come si è letto in questi giorni che la Germania sta pagando il gas a Gazprom un terzo rispetto alla media europea a a quello che lo paga l’Italia, è spiegato perché l’Europa non riesce a mettersi d’accordo sul tetto al prezzo del gas, ammesso che sia quella la soluzione. A questo punto sono pure inutili tutte le riunioni che stanno facendo».

La Giessegi sta provando a rendersi indipendente energicamente con il fotovoltaico, ma anche qui la strada è ancora lunga. «Stiamo installando 1.300 kw e ne installeremo altri 1.600 kw entro i primi mesi del prossimo anno al massimo – spiega Miccini – così riusciremo a soddisfare il fabbisogno energetico almeno del 70%. Il grosso limite, però, è che la rete elettrica non è in grado di ricevere l’energia prodotta in surplus nei giorni di fermo dell’azienda. E così quell’energia prodotta in più va sprecata. Se la rete fosse in grado di riceverla, potremmo arrivare ad un’autonomia anche del 90%».

Miccini parla poi delle misure difese da Giuseppe Conte durante la presentazione del programma elettorale del M5S, quando si è presentato sul palco modello Steve Jobs: Reddito di cittadinanza e bonus 110%. «Penso che imprenditori, operai, partite Iva, commercianti, liberi professionisti, cioè tutti coloro che contribuiscono alle entrate dello Stato – sottolinea – siano a dir poco insoddisfatti e arrabbiati per come siano stati gestiti i soldi per finanziare queste misure. Il Rdc andrebbe concesso solo a chi ha veramente bisogno e a gestirlo dovrebbero essere i Comuni. Il 110 ha fatto impennare i costi delle materie prime e adesso ci sono bonus fiscali che nessuno vuole scontare, quindi diversi lavori si sono bloccati. Inoltre ha scoraggiato anche chi avrebbe voluto costruire o ristrutturare casa a spese proprie, visti i prezzi aumentati del 50-60%. Lo stesso dicasi del bonus facciate. Insomma non si possono introdurre misure del genere senza pensare contemporaneamente a sistemi di controllo».

Infine la stoccata al Pd, a chi dice che se il centrodestra dovesse vincere le elezioni, si tornerebbe sull’orlo del fallimento come nel 2011 (il deputato Andrea Romano). E a chi pensa che il Pnrr sia la stella polare (il segretario Enrico Letta). «Nel 2011 avevamo 1.800 miliardi di debito pubblico, oggi si stima arrivi intorno ai 2.700 miliardi a fine anno. Nel 2011 il rapporto debito/pil era del 119% circa, l’anno scorso si è attestato al 150%. Come si fa a dire che oggi stiamo meglio di allora? Allo stesso modo non capisco come possa essere preso come stella polare l’indebitamento. Nessuno vorrebbe indebitarsi per forza, a meno che quei soldi non servano per aumentare gli investimenti e creare le condizioni per ripagare quel debito nel minor tempo possibile».

(Redazione Cm)

 

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