Omicidio Pamela, chiesta l’archiviazione
dell’indagine bis sui complici di Oseghale

MACERATA - La procura generale di Ancona aveva cercato eventuali altre persone coinvolte con il nigeriano nell'uccisione della 18enne romana, ma non sarebbero emersi elementi tali da far proseguire l'inchiesta. La famiglia ha fatto opposizione e il Gip dovrà fissare l'udienza per valutare il da farsi

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Innocent Oseghale durante il processo di appello ad Ancona

 

di Gianluca Ginella

I complici di Innocent Oseghale non ci sono. Questo ha di fatto concluso la procura generale di Ancona chiedendo l’archiviazione del fascicolo bis aperto sul delitto di Pamela Mastropietro. Una indagine partita nell’autunno del 2020, aperta dall’allora procuratore generale delle Marche, Sergio Sottani (oggi a Perugia), insieme al pm Ernesto Napolillo che ha poi continuato le indagini con il collega Salvatore Campochiaro. Nel fascicolo erano stati iscritti due indagati. Si tratta di stranieri, persone che in passato non era state indagate. Sul loro conto però non sarebbero emersi elementi validi a sostenere abbiano avuto un ruolo nel delitto della 18enne romana, uccisa il 30 gennaio del 2018.

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Pamela Mastropietro

La procura generale aveva avocato a sé un fascicolo contro ignoti per concorso in omicidio per cui la procura di Macerata aveva chiesto l’archiviazione (la famiglia aveva fatto opposizione).

Questo accadeva nell’ottobre 2020. La procura generale aveva ritenuto vi fossero aspetti meritevoli di approfondimento. L’inchiesta era ripartita per cercare gli eventuali complici del 33enne nigeriano. Due persone erano state iscritte nel fascicolo di una indagine che si è basata sulla rilettura delle carte e approfondimenti ma che alla fine si è concluso con una nuova richiesta di archiviazione. La famiglia di Pamela, assistita dall’avvocato Marco Valerio Verni, ha fatto opposizione all’archiviazione e ora il gip del tribunale di Macerata dovrà fissare una udienza per decidere se archiviare o se disporre ulteriori indagini. La famiglia ritiene che il nigeriano non possa aver ucciso, fatto a pezzi, sistemato in una valigia il corpo della 18enne tutto da solo.

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L’avvocato Marco Valerio Verni con i genitori di Pamela, Stefano e Alessandra, prima dell’udienza in Cassazione

Starà ora al gip del tribunale di Macerata valutare il da farsi. Nel frattempo deve essere fissato il processo d’appello a Perugia per valutare se sussista o meno la violenza sessuale. Oseghale dopo essere stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado, in Cassazione è stato riconosciuto colpevole dell’omicidio ma sulla violenza sessuale (che fa salire la pena all’ergastolo) hanno deciso di rimandare ad un nuovo processo in Appello, che si svolgerà a Perugia.

Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, Oseghale, il 30 gennaio del 2018, aveva ucciso Pamela nella sua casa di via Spalato 124, a Macerata, per timore che la ragazza lo andasse a denunciare per violenza sessuale. Per l’accusa il nigeriano, 33enne, avrebbe colpito la 18enne con due coltellate. Poi per nascondere l’omicidio avrebbe fatto a pezzi il corpo per poi disfarsene maldestramente lasciandolo dentro due trolley sul ciglio di una strada a Pollenza (un luogo dove si era fatto accompagnare in taxi).

 

 

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I carabinieri in via Spalato nel corso degli accertamenti legati al delitto di Pamela

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