di Laura Boccanera (foto Federico De Marco)
Mancano dieci minuti alle 8 del mattino, dal campanile di Cristo Re le campane annunciano l’inizio imminente della funzione eucaristica. E’ la prima volta che i fedeli potranno tornare a messa dopo il lockdown che ha interessato anche le chiese, con lo stop alle funzioni religiose. Dal 4 maggio ad oggi infatti era possibile solo la celebrazione dei funerali in maniera ristretta per i parenti prossimi. Per i fedeli quindi oggi quel suono ha rappresentato il vero ritorno all’essere comunità.
A Cristo Re il parroco don Mario Colabianchi ha allestito le panche con la segnaletica che indica dove sedersi: su ogni panca, alle estremità con lo scotch carta è stata disegnata una X e così via per ogni fila, in maniera scaglionata in modo tale da non avere nessuno davanti o dietro. All’ingresso gel per igienizzare le mani. L’eucaristia viene servita direttamente dal parroco che si sposta, evitando così lo spostamento delle persone. I fedeli rimangono al proprio posto: «Per tutti i parrocchiani tornare in Chiesa significa la ricostituzione della comunità – ha spiegato il parroco – E’ una grande gioia sicuramente, ma siamo consapevoli che le rinunce che abbiamo vissuto sono state in vista del bene comune più grande. All’ingresso abbiamo predisposto il decalogo delle regole e le ricordiamo anche a voce all’inizio di ogni funzione per non far abbassare la guardia. Ogni Chiesa ha un contenimento massimo, per San Pietro è di 120 posti, per Cristo Re di 200 e per Stella Maris di 92. Quando diciamo di scambiarci un gesto di pace basta anche uno sguardo, un cenno del capo. E’ un modo per rieducare ad una corporalità differente, con meno contatto, ma non con minore empatia».
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