Flop piscine, l’opposizione al Consiglio:
«Istituire una commissione d’inchiesta»

MACERATA - Riccardo Sacchi e altri nove consiglieri hanno firmato una proposta di delibera che sarà portata nella prossima assise per chiarire tutti gli aspetti della vicenda e del rapporto tra Comune e Fontescodella spa

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Riccardo Sacchi

 

Caso piscine, l’opposizione chiede al Consiglio di istituire una commissione d’inchiesta. Continua a Macerata la polemica sul tanto discusso polo natatorio che avrebbe dovuto realizzare la Fontescodella spa. Oltre dieci anni di mancate promesse, rinvii e ultimatum scaduti che hanno portato a un vero e proprio buco nell’acqua, fino alla la transazione firmata qualche settimana fa dal Comune con la società, con la quale è stato riconosciuto all’ente un indennizzo di poco più di 700mila euro. E così dopo la proposta dell’ex dem Bruno Mandrelli di istituire una commissione d’indagine, la richiesta è diventata ufficiale per mano dei consiglieri d’opposizione. A firmare l’atto con cui si impegnerebbe il Consiglio a istituire un’apposita commissione sono stati: Riccardo Sacchi (Forza Italia), Maurizio Mosca e Gabriele Mincio (Città viva), Paolo Renna (FdI), Anna Menghi (Comitato Menghi),  Francesco Luciani e Deborah Pantana (Idea Macerata), Roberto Cherubini, Carla Messi e Andrea Boccia (M5S).  In particolare l’opposizione chiede che venga istituita una «commissione consiliare speciale di indagine sull’attività dell’amministrazione comunale in relazione a tutte le questioni connesse ai rapporti intercorsi tra il Comune e la società già concessionaria della costruzione e gestione degli impianti natatori di Fontescodella, che dovrà essere composta da dieci membri, in ossequio all’articolazione tra maggioranza e minoranza e tenuto conto della consistenza numerica dei gruppi consiliari, con la presidenza affidata ad un componente della minoranza e con obbligo di riferire al Consiglio entro tre mesi dal suo insediamento».

Ecco invece nello specifico i temi che la commissione sarebbe chiamata ad approfondire:

la congruità, per il Comune, della transazione (e del suo ammontare) relativa al ristoro della totalità dei danni subiti dall’ente e conclusa nei giorni scorsi, nonché dei termini e dell’articolazione dell’accordo stesso;

la transazione relativa alla gestione (in particolare le utenze) della piscina di Viale Don Bosco;

i costi e/o ai danni economici per la mancata realizzazione degli impianti (ricomprendenti anche gli interessi passivi pagati sul mutuo acceso inutilmente, le spese di consulenza legale e tecnica, le spese di validazione del progetto modificato in corso d’opera, le spese per presentare in un incontro pubblico a Milano il progetto de quo, i costi del personale comunale impegnato per anni a seguire tutto l’iter procedimentale), al danno d’immagine patito dalla città, nonché ai danni sociali derivanti dalla mancata realizzazione degli impianti;

i motivi per i quali l’amministrazione comunale non ha preteso il rispetto dei termini previsti nell’originario contratto, stipulato nel giugno 2009, per il deposito del progetto esecutivo e per la consegna dell’opera (termine, quest’ultimo, scaduto il 13 giugno 2011);

i motivi per i quali, scaduti i termini, l’amministrazione non ha immediatamente risolto il contratto di concessione con la Fontescodella spa bandendo una nuova gara (oppure prendendo contatti con la società Filarmonica di Macerata per valutare le possibilità di un’intesa volta alla sistemazione/ampliamento dell’impianto di Via Valenti);

i motivi per i quali il sindaco Carancini, nei primi mesi del 2011, senza consultarsi né con la maggioranza né tanto meno con l’opposizione, ha tentato di inserire, all’ultimo minuto nel bilancio preventivo, la somma di 1.500.000 euro aggiuntivi per il polo natatorio;

i motivi per i quali, nell’agosto 2011, l’amministrazione comunale ha deciso di riconoscere, comunque, alla società concessionaria un aumento del prezzo pari ad 1.500.000 euro poi concretizzatosi in un ridimensionamento del progetto per il valore corrispondente;

i motivi per i quali, nonostante tutto quanto sopra, la situazione di immobilismo si è ulteriormente protratta dal 2011 al maggio 2015;

i motivi per i quali, nel maggio 2015, due settimane prima delle ultime elezioni comunali, l’area prevista per l’opera venne formalmente delimitata e consegnata alla società concessionaria, la quale avrebbe dovuto completare i lavori entro 19 mesi da allora, ovverosia entro la fine del 2016, e ciò nonostante fossero già sin da allora note le difficoltà della società concessionaria nel procedere materialmente ai lavori, nonché nell’ottenere i necessari affidamenti;

i motivi per i quali, alla fine del 2016, l’amministrazione – seppure ben consapevole che i lavori non fossero mai neppure iniziati – non ha provveduto a risolvere il contratto di costruzione e gestione a fronte del mancato rispetto dei termini essenziali di consegna dell’opera;

i motivi per i quali l’amministrazione comunale, sino ad oggi, non ha restituito all’Università di Macerata quanto da questa versato per la propria quota/parte di mutuo, pari a circa 330.000 euro; i rapporti intercorsi tra la società concessionaria o i soci o i legali rappresentanti della stessa, e l’attività professionale del sindaco o di professionisti  operanti nello suo studio professionale (il riferimento è alla moglie di Carancini, Betty Torresi, ndr).

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