di Giancarlo Liuti
Le cronache di queste ultime settimane hanno posto in evidenza a Macerata il rapporto non propriamente idilliaco fra il sindaco Romano Carancini e il rettore dell’università Francesco Adornato a proposito dell’utilizzo dei locali ex Upim situati nel cuore della città. Ed io vorrei rilevare che il buon nome di Macerata non dipende esclusivamente dalla presenza dell’università ma che essa, coi suoi 12.580 iscritti da varie parti d’Italia , è in grado di dare al centro storico un prestigio anche a livello nazionale che altrimenti non potrebbe avere e in effetti non ha avuto in passato. Condivisibile quindi il progetto di Adornato, che consiste nel potenziamento delle strutture universitarie, e inaspettatamente condivisibile anche da gran parte della gente comune – così la pensano, ad esempio, gli esponenti del commercio, ovviamente interessati allo sviluppo del centro storico – ma pare che non la pensi esattamente così il sindaco Carancini, forse nel timore che l’ateneo abbia il sopravvento su qualsiasi altra inclinazione civile della città, la qual cosa, se fosse vera, la temerei anch’io.
Non bisogna tuttavia ignorare la diversità di carattere, di cultura e di esperienza anche politica che esiste fra i due personaggi, entrambi laureati in giurisprudenza – Carancini a Macerata, Adornato a Roma – ma l’uno, il sindaco, più esperto in questioni locali, mentre l’altro, Adornato, ha vedute notevolmente più ampie che gli derivano dalla frequentazione di ambienti e personaggi autorevoli anche a livello internazionale. E per quanto concerne il carattere? Beh, a me pare – ma forse mi sbaglio – che Carancini sia un po’ permaloso, o, meglio, troppo geloso del proprio ruolo in città, la qual cosa, oggigiorno, rischia di non essere una virtù.
Tuttavia dopo l’ultima apertura da parte dell’amministrazione e la spinta politica bipartisan di tutte le forze politiche della città credo che alla fine si supereranno i problemi tecnici sull’illuminazione e l’Università potrà tornare sui suoi passi. La speranza di tutti è che quei locali dell’ex Upim, da troppo tempo abbandonati, torneranno a prendere vita.
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Diceva Leonardo da Vinci: la teoria (qui Università) senza la pratica (qui Comune) è sterile, la pratica senza la teoria è pericolosa.
Vorrei ragionare su tante decisioni che si prendono a Macerata. E’ possibile che ci sia “una cupola” (o più) che decide ciò che si può o non può essere fatto? E’ possibile che le scelte più importanti della Giunta vengono portate come già prese? In merito all’ex Upim è possibile che ci sia qualcuno che non abbia interesse che l’università prenda i locali? La storia di decenni di Macerata potrebbe confermare questa tesi?
Sono domande che mi vengono spontanee.
“Segui la linea dei soldi”. Forse perché a Macerata vi fate sempre le stesse domande a cui rifiutate di dare risposte più ovvie dell’umidità dell’acqua, che siete così riflessivi?
Se l’upim si mette a riflettere sul proprio fisico o sul proprio morale, scopre quasi sempre di essere malato.
Johann Wolfgang Goethe