di Maurizio Verdenelli
Ci fu un momento, anche molto prima del caso Moro, che tra Umbria e Marche, Serravalle di Chienti e Muccia furono ‘epicentro’ della piccola, grande storia contemporanea. Il Maceratese richiamava Roma e viceversa. Erano gli anni di Enrico Mattei, Umberto Tupini nato a Roma da genitori ‘della Muccia’ ed erano anni dello stesso presidente della Dc. “Il quale frequentava Serravalle con la sua scorta perché sindaco era il professor Giuseppe Giunchi, il suo grande medico che lo era anche di Capi di Stato, papi, ministri e protagonisti della vita nazionale ed internazionale. A suo nome, non a caso, è intitolato il Cesma, il centro studi marchigiani” ricorda il dottor Giuseppe Accorinti, uno dei ‘ragazzi di Mattei’, giovanissimo dirigente dell’Eni, poi amministratore delegato di Agip. A Muccia, e pure a Macerata, il fondatore dell’Ente nazionale idrocarburi aveva fatto costruire nella primavera del ‘59 uno dei suoi Motelagip che in breve era diventato il crocevia ‘obbligato’ del passaggio tra le Marche e il centro Italia, la ‘strada per Roma’ che s’inerpica sull’altopiano e pure il riferimento di tutte le comunità delle zone interne. Un destino perpetuatosi sino ad oggi ed interrotto dal 24 agosto 2016 con la dichiarazione di inagibilità del grande edificio il cui ‘ruolo’ è tuttavia egregiamente portato avanti da un prefabbricato eretto dal titolare dell’impresa che eroga servizi di bar e ristorazione (la famiglia Carnevali) nell’ampio piazzale sul quale s’affaccia lo ‘storico’ Motel voluto dall’Uomo che guardava al futuro. Lo guardava notoriamente con tale perspicacia che per i ‘suoi’ Motelagip prevedeva delle linee enogastronomiche ‘ispirate’ alle eccellenze locali. Che erano, tra Muccia e Serravalle, ben note anche a Moro, su segnalazione naturalmente del suo medico.
Ricorda Accorinti: “Entrambi pare apprezzassero le ‘meravigliose’ trote al cartoccio di Pericle Mercanti e la ‘cosa’ non era ignota a Mattei. Che infatti a me, che lavoravo a Macerata, disse di ‘segnalare’ (scrisse proprio così: che finezza per l’uomo più potente d’Italia, l’Italian New Caesar, il Time man degli americani!) il nome di Mercanti prima come gestore della grande area di servizio di Muccia (Mattei l’avrebbe voluto in un primo momento aprire a Colfiorito, non trovando poi adesione nel suo ex guardiapesca Quinto Cellini cfr ‘Il futuro tradito’ Ilari editore) poi per lo stesso Motel che si sarebbe dovuto di lì a poco realizzare. Prese tutte le precauzioni, senza dunque farmi riconoscere come un perfetto critico enogastronomico da giornale, andai un giorno da Mercanti ordinando il suo famoso piatto: la trota al cartoccio. Anzi la ‘trotta’, così come allora nel Maceratese veniva verbalmente indicata con il raddoppio della t. Credo che Pericle avesse sospettato la mia missione ed avesse mangiato la…foglia: quel pranzo rimase infatti a lungo nelle mie memorie gustative. Così la fornitura venne assicurata. Anzi, l’area Eni di Muccia divenne presto ancora più ‘appetita’ tra Marche ed Umbria per le trote ‘vive’…da pescare naturalmente all’interno del famoso ristorante con il marchio del cane a sei zampe”.
Come accadeva?
“Semplice, con Pericle Mercanti creammo due sbarramenti. Uno in entrata per l’acqua e le trote, l’altra in uscita per la sola acqua. Così al momento della ‘comanda’, il pesce da fare al cartoccio era freschissimo: andavano a pescarlo ancora ‘vivo’. Fu un successone. Tanta la gente che venne poi all’apertura del Motel Agip: un avvenimento per la montagna umbro-marchigiana”
E qui entra in scena Tupini..
“L’onorevole Tupini, avvocato, genitori muccesi, braccio destro di De Gasperi, deputato dell’assemblea costituente, poi senatore, sindaco di Roma, ministro della Riforma della Pubblica amministrazione, poi Guardiasigilli, ‘padre’ della legge sulle cooperative edilizie, era chiaramente una gloria locale. A lui toccava l’inaugurazione di una struttura turistica, come il Motel Agip, cui quasi 59 anni, l’intera zona affidava tutte le sue chances di sviluppo. L’on. Tupini sperava anche nella presenza dell’ingegner Mattei. Che non l’aveva esclusa, seppure in extremis… E fino all’ultimo il grande uomo della Dc ne attese l’arrivo in elicottero per insieme inaugurare il Motel della catena Eni. Era l’epoca ‘gloriosa’ dei tagli del nastro. Io avevo allora appena 31 anni, ero un dirigente ultragiovane, ma ero stato avvisato che il presidente non sarebbe venuto com’era stato lasciato sperare all’on. Tupini che affiancai all’inaugurazione, indossando il mio abito blu migliore”.
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Tupini come altri notabili dc dovette fronteggiare attacchi e manovre, che si concentravano su presunte condotte allegre o peggio dei rispettivi figli, intorno al caso Montesi. Il figlio Giorgio fu citato nei racconti di Adriana Bisaccia, la quale fu poi condannata per le sue dichiarazioni (era il tempo delle accuse ai “Capocottari”). Peraltro proprio Giorgio Tupini fu indicato da un articolo dell’Avanti del ’54 come uno di quelli, da sottosegretario alla presidenza del consiglio, ad aver veicolato il nome di Piero Piccioni, poi assolto, figlio dell’esponente dc Attilio. Aldo Moro nel suo memoriale dal carcere br, ritrovato a via Monte Nevoso, a pagina 347 parla del ruolo di Fanfani nel caso Montesi, sottolineando come ricevette un vantaggio nell’ascesa politica dopo il coinvolgimento nello scandalo dell’erede naturale di De Gasperi: Attilio Piccioni appunto. Si discute ancora comunque se Fanfani sia stato l’anima nera dello scandalismo giornalistico-giudiziario o piuttosto uno di quelli che mestarono nel torbido per cercare vantaggi o che almeno nulla fecero per evitare il polverone. Quando Giorgio Tupini, il figlio di Umberto, nel ’54 si dimise dal Parlamento (nella seduta intervennero Gronchi e Moro, non dei peones), fu poi sostituito da Elio Ballesi.