La Rata da Mosca a Spalletta,
dieci presidenti in 25 anni

ALBUM BIANCOROSSO - Gli imprenditori locali e quelli venuti da lontano che hanno guidato la società dal 1991 ad oggi. E il domani è sempre più incerto

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Maurizio Mosca

 

di Mauro Giustozzi

Presidenti che vanno e presidenti che vengono, tra imprenditori locali e figure che invece sono arrivate da lontano dove, storicamente, sempre se ne sono ritornate. E’ la storia della Maceratese degli ultimi venti anni: da Maurizio Mosca a Filippo Spalletta, guarda caso proprio da un presidente maceratese purosangue e amatissimo ancora oggi dalla ‘torcida’ biancorossa ad un imprenditore venuto addirittura dall’estero, dalla Svizzera, ma con radici siciliane e moglie originaria di Cagli. Dieci sono stati i presidenti che, dal 1991 al 2017, sono stati alla guida del club che proprio quest’anno ha festeggiato i 95 anni di attività. Con alterne fortune passate tra vittorie e sconfitte, promozioni e retrocessioni, in un caso anche con l’onta del fallimento. Uno spettro che i tifosi vedono aleggiare all’orizzonte anche in questo periodo, nonostante le rassicurazioni che a più riprese la dirigenza biancorossa ha esternato negli ultimi giorni.

MAURIZIO MOSCA (1991-1996) – E’ lui, alla guida di una cordata di imprenditori locali, a guidare la rinascita del calcio biancorosso dopo la non iscrizione della Maceratese 1922 al campionato sul finire degli anni Ottanta. Dal Macerata Calcio di Molinari e Cervigni in Promozione riparte la scalata del calcio cittadino al professionismo che arriva nel breve volgere di un triennio. Prima l’Eccellenza, subito dopo la serie D e quindi il ritorno in C2. Profeta di quella indimenticabile scalata è Massimo Silva che inizia proprio in biancorosso la sua carriera di allenatore di rango. Ma al popolare ‘Momo’ va anche dato atto dell’intuizione di lanciare un altro tecnico che di strada ne farà, Giovanni Pagliari, con cui risale dalla serie D dopo l’amara retrocessione di Cecina e pone le basi anche per un nuovo assetto societario.

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Stefano Monachesi

STEFANO MONACHESI (1996-2001) – Proprio il ritrovato entusiasmo della piazza e l’affacciarsi al calcio che conta porta l’imprenditore titolare della Smea all’epoca a gettarsi a capofitto nell’avventura della Rata. All’inizio sono tutte rose e fiori. La squadra inanella un campionato fantastico in C2, duellando con Ternana e Livorno sino alla fine e perdendo poi lo spareggio playoff per la C1 a Reggio Emilia proprio contro i toscani. Nonostante l’amarezza finale resta un campionato indimenticabile, contraddistinto anche dai contrasti col tecnico Pagliari che verrà esonerato e sostituito da Nobili. L’avventura di Monachesi alla Rata porta stabilità di categoria e societaria, nonché una profusione di risorse economiche davvero notevole ma con risultati non all’altezza delle aspettative. Troppi allenatori e direttori sportivi cambiati e, a fronte di grandi attese scarsi risultati. Fino al punto che la parabola di Monachesi si completa nell’infausta sconfitta per 4-0 ai playout a Faenza che segna la retrocessione nei dilettanti e anche il suo distacco dal club biancorosso.

MARIO BONSIGNORE (2001-2002) – Arriva da Messina ed è il primo presidente che viene da fuori che si pone alla testa della Rata che disputa la serie D. Un passaggio veloce, non lascia tracce, ma segna solo l’inizio della parabola discendente del club maceratese.

GIANNI ROVELLI (2002-2004)  – Continua la serie di patron che vengono da lontano. Stavolta dalla Sicilia ci spostiamo a San Marino, da dove approda a Macerata Rovelli. Le sue due stagioni alla Maceratese sono contrassegnate da problemi finanziari e da due retrocessioni in Eccellenza, la prima delle quali evitata grazie ad un ripescaggio.

GAETANO MALAVOLTA (2004-2006) – Altro passaggio di consegne stavolta nelle mani dell’imprenditore piceno che raccoglie la squadra in Eccellenza e al primo colpo, con Spadoni e Nacciarriti in società, centra il ritorno nella categoria superiore e, l’anno dopo, disputa i playoff per la promozione in C2 uscendo però al primo turno.

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Umberto Ulissi e Andrea Barcaglioni

ANDREA BARCAGLIONI (2006-2008) – La Rata torna nelle mani di un imprenditore locale già noto come sponsor della Lube volley. Barcaglioni chiama in società come direttore generale Fabio Macedoni ma la sua avventura biancorossa, seppur contraddistinta da buone intenzioni e anche sforzi economici importanti, non è delle più fortunate. Due noni posti in serie D prima di passare la mano.

UMBERTO ULISSI (2008-2009) – Arriva sul ponte di comando l’imprenditore edile con promesse mirabolanti ed una situazione societaria che, però, precipita rapidamente. Rimborsi spese non pagati, collette dei tifosi per terminare la stagione che si chiude in modo amaro col 17° posto, la retrocessione in Eccellenza ed il fallimento della società indebitata.

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Massimo Paci

MASSIMO PACI (2009-2011) – A salvare almeno il titolo sportivo che vale comunque l’Eccellenza regionale e non la sparizione dal calcio è Massimo Paci che, sostenuto dietro le quinte dal solito Maurizio Mosca, evita al calcio cittadino un’onta ulteriore dopo quella del fallimento. Con Paci alla guida la Rata disputa due anonimi tornei di Eccellenza, che servono però ad avvicinare alla società Maria Francesca Tardella che prepara il terreno alla sua ascesa ai vertici del sodalizio.
MARIA FRANCESCA TARDELLA (2011-2016) – E’ la prima donna a sedersi al vertice del club più prestigioso del capoluogo. Lo fa raccogliendo la squadra nel playout vinto contro il Real Metauro e portandola in 5 anni fino alle soglie della serie B nel playoff persi contro il Pisa. In mezzo una serie di vittorie esaltanti in un crescendo rossiniano: dall’Eccellenza alla serie D, poi i playoff, fino al trionfo degli ‘Invincibili’ di Magi di due stagioni fa e il ritorno dopo 42 anni in Lega Pro. Un campionato da incorniciare con Bucchi al timone e poi la costruzione della nuova squadra affidata a mister Giunti che sta ottenendo risultati ben al di sopra delle attese della vigilia.
FILIPPO SPALLETTA (2016) – L’imprenditore del legno italo-svizzero acquista il club nello scorso novembre dopo una lunghissima trattativa. Il resto è storia recente: con la rivoluzione in società affidata a collaboratori che arrivano da fuori e soprattutto la querelle giudiziaria innescata con la precedente proprietà. Oltre al mancato versamento della nuova società degli stipendi a giocatori ed allenatore che costeranno una nuova penalizzazione alla Rata.

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Filippo Spalletta e Maria Francesca Tardella

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