di Monia Orazi
E’ iniziato alle 12,30 lo sciopero della fame di Roberto Pioli, 23enne di San Severino. “Io mi fermerò soltanto quando giungerà alle mie orecchie, che questa riforma sarà di nuovo riconsiderata da un punto di vista tecnico, sarebbe piacevole che Ceriscioli venga, si renda conto di persona, parli con il personale, chieda come vedono questa riforma, si può fare un giro con la macchina tutti quanti insieme andare a vedere i tre punti nascita di Osimo, Fabriano e San Severino – ha affermato il giovane – io resterò qui, dormirò nella mia macchina, ho deciso personalmente di manifestare così il mio dissenso, la Regione deve capire che il problema riguarda tutto l’entroterra”. Insieme a lui alcune decine di persone, tra i quali spicca un gruppetto di studenti dell’istituto tecnico Itis Divini di San Severino.
Andrea Lombardini, rappresentante d’istituto per i 700 alunni della scuola spiega: “Prima di essere studenti ci sentiamo cittadini, siamo qui per difendere l’articolo 32 della Costituzione che garantisce il diritto alla sanità, conosco mie professoresse che hanno partorito qua e se non fosse stato per questo ospedale, i loro bambini sarebbero morti e forse anche loro, nella riforma il ministro Lorenzin aveva dato la possibilità di mantenere aperti i centri nascita delle comunità montane. Dicono che non ci sono soldi e poi si spendono 70 milioni di euro per l’ospedale di Fermo, siamo qui per combattere, perché un giorno anche noi avremo dei figli”.
Presente a sostegno di Roberto Pioli, anche Barbara Cacciolari: “Non si doveva arrivare a tanto, siamo qui per sostenere Roberto, la riforma ha sollevato proteste nell’intera regione, noi ci siamo fatti portavoce con Ceroni, della richiesta di un assessorato dedicato a questa riforma molto delicata, che andrebbe attuata rispettando le necessità dei territori, con l’ottimizzazione delle risorse che ci sono e senza creare discapito a nessuno, la salute non ha colore politico”. Con l’esponente forzista anche il coordinatore comunale di Tolentino Roberto Lombardelli. Stanno preparando la richiesta di referendum abrogativo, la consigliera comunale di Macerata Carla Messi, insieme a Michela Carota: “Qui ne va della salute di un intero territorio, dobbiamo batterci e metterci in prima fila, questo è un territorio difficile e svantaggiato, non vogliamo che sia abbandonato e si cerchi di spopolarlo, costa e montagna vanno valorizzate nello stesso modo. Stiamo promuovendo il referendum abrogativo sulla sanità, entro il 28 febbraio chiederemo a venti consigli comunali di pronunciarsi su questo, non è impossibile”.
Si è presentato con la fascia tricolore, insieme ai colleghi amministratori Mauro Sclavi, Francesco Colosi e Fausto Pezzanesi, il primo cittadino di Tolentino Giuseppe Pezzanesi: “Ho disdetto qualsiasi cosa, quando ho saputo che questo giovane avrebbe iniziato lo sciopero della fame, una cosa molto bella che ci tocca tutti internamente. Siamo tutti impegnati ogni giorno con rabbia e determinazione, contro una sanità che regredisce sul territorio e porta via perle importanti di efficienza, come il reparto maternità di San Severino una delle più prestanti della regione, a Tolentino l’ospedale ce lo stanno smembrando giorno dopo giorno in modo indecente. Possiamo fare a meno di un’amministrazione regionale che fa provvedimenti ad hoc a seconda del colore politico dell’amministrazione sul territorio”.
Presenti anche il sindaco Cesare Martini, il vicesindaco Vincenzo Felicioli, i consiglieri comunali Romina Cherubini ed Alessandra Aronne di San Severino. “Siamo qui per dare il nostro sostegno a Roberto Pioli, atti estremi come questo spero servano per un ripensamento, forse in 48 ore qualcosa si può fare, speriamo che Ceriscioli si renda conto che sta facendo un furto, abbiamo depositato il ricorso al Tar, sapremo nei prossimi giorni della richiesta di sospensiva – ha affermato – ci sono tutti gli elementi giuridici e di fatto, la mediazione politica è in atto, un gesto come quello di Roberto credo che serva per riaprire l’ultimo spiraglio dell’interlocuzione politica che deve risolvere i problemi, questa è una scelta politica, se la valutiamo sotto l’aspetto tecnico è assurda, incongruente e inaccettabile”. Presenti anche i rappresentanti del Tribunale del Malato e del comitato per la difesa dell’ospedale, che hanno organizzato per il 29 una manifestazione pubblica alla quale è stata invitata anche il ministro Lorenzin (leggi). Martini e Felicioli sono subito partiti per Ancona, per un incontro in Regione al quale avrebbe partecipato anche il direttore sanitario dell’ospedale di Camerino-San Severino dottoressa Giovanna Faccenda, ufficialmente per parlare di servizi sociali.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
E’ assurdo che ci si debba affidare ad azioni dimostrative così estreme ( ammiro e sostengo chi le porta avanti con coraggio ed abnegazione),per difendere un diritto sacrosanto delle nostre popolazioni montane,già di per sè svantaggiate per la posizione geografica e climatica.
La struttura di San Severino è un fiore all’occhiello della nostra sanità locale e il solo pensare che un manipolo di burocrati pidioti,in nome di chissà quale principio di ottimizzazione (non certo economica poichè non si risparmia nulla,nè qualitativa poichè i reparti dell’ospedale di Macerata non mi sembrano così all’avanguardia rispetto quelli che si vogliono chiudere) mi fa solo aumentare la pressione arteriosa.
Ricordatevi alla prossima occasione di questi sciacalli politici pidioti regionali e nazionali e lasciateli a casa ,soli con la loro ideologia bacata e intellettualoide,piena di spocchiosità e buonismo di facciata!!
Credo che sia riduttivo è poco intelligente “fissare” un “tot” di nascite, come unica logica, per tenere aperto o chiudere un ospedale
(stesso indicatore, riduttivo e poco intelligente, sarebbe se, al posto del numero delle nascite ci fosse un “tot” numero di operazioni, un “tot” numero di ricoveri, ecc.)
senza tenere minimamente conto:
– della morfologia del territorio
– della densità di popolazione
– della facilità ( o, meglio, difficoltà) di raggiungere un altro ospedale, magari d’inverno e con la neve (e con l’elicottero sanitartio che, tramontato il sole, NON vola nemmeno per le urgenze urgenti e urgentissime)
Comprendo che il momento economico (da anni!!!) non sia dei migliori (nonostante i mezzi d’informazione dicono che c’è sempre una ripresa dietro l’angolo; ma non spiegano di quale angolo si tratta) e che quindi sia necessario “tagliare”.
Ma se bisogna tagliare non si può intervenire, con la mietitrebbia, dove l’operazione deve essere chirurgica….
Lungo la costa le vie di comunicazione sono migliori ed è raggruppata anche la maggioranza della popolazione marchigina; ma chi vive all’interno NON può e NON deve essere abbandonato a se stesso.
Bravo Pioli.
Ma scusate, per che cosa state a manifestare? non sapete che Ceriscioli ha già affermato che sui punti nascite non si torna indietro! anzi nella direzione del PD di Ancona si è addirittura espresso anche per la chiusura in tempi brevi di una delle strutture tra Macerata e Civitanova, con un innalzamento della qualità dei servizi che comporterà anche un aumento della spesa (e badate bene non contenimento). Gli amministratori locali del PD sanno già in maniera ben chiara quale sarà il destino a breve dei vari ospedali maceratesi, per cui è inutile che il sig. Martini (sindaco di S.Severino M.) continui ad alimentare speranze mal riposte! Al punto in cui è arrivata la questione, dal basso della mia ignoranza in merito quasi quasi spero che la struttura di S.Severino venga chiusa completamente, e nel giro di pochi mesi si faccia avanti una società privata che si proponga di gestire la struttura sotto forma di clinica privata convenzionata con l’Asur, perchè diversamente prevedo una lenta e inesorabile decadenza del nosocomio con conseguente deperimento anche strutturale e successivo abbandono a sé stesso dello stabile settempedano. Mi auguro di sbagliare alla grande le mie previsioni, ma secondo me questo è l’unico futuro che spetta all’ospedale di S. Severino M.