Tribunale del malato
difende punto nascita:
“Rivedere il limite dei 500 parti”

SAN SEVERINO - L'appello a Ceriscioli per riconsiderare la chiusura della struttura. Il presidente Veros Bartoloni: "Queste riorganizzazioni servono solo per giustificare tagli lineari, bisogna mettere il paziente al centro del sistema ospedaliero"

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L'ospedale di San Severino

L’ospedale di San Severino

Punto nascita di San Severino: il tribunale per i diritti del malato fa appello a Ceriscioli. Al presidente della Regione viene chiesto di riconsiderare la chiusura del presidio anche sulla base delle dichiarazioni del ministro Beatrice Lorenzin che ha proposto di rivedere il limite dei 500 parti all’anno per la sussistenza dei punti nascite nelle aree montane disagiate. «Finalmente vedremmo riconosciuto il principio per cui un servizio sanitario possa e debba essere erogato in sicurezza in determinate aree geografiche – dice Veros Bartoloni, presidente del tribunale –  pur non rispettando i meri numeri minimi che in questi anni sono parsi più utili a giustificare tagli lineari che a sostenere reali politiche sanitarie di riorganizzazione dei servizi. Sarebbe insomma rimossa la spada di Damocle che ha sostituito al sacrosanto diritto di avere servizi sanitari essenziali erogati in sicurezza, la motivazione, non sempre giustificata e a volte paradossale, che i bassi numeri siano motivo per eliminarli del tutto piuttosto che riorganizzarli». Quello che chiede il tribunale del malato è un’assunzione di responsabilità da parte degli operatori. «Una delle condizioni per il mantenimento dei punti nascite – continua Bartoloni – è il mantenimento dei livelli standard di sicurezza tramite la rotazione delle equipe su più plessi. Il paziente deve essere posto al centro e gli operatori sanitari che ruotano intorno. Bisognerà allora costruire nuovi percorsi di cura come da anni richiediamo e cogliere l’occasione che una riorganizzazione sanitaria di questa portata offre in quanto opportunità».

 



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