Sicurezza allo stadio, mano tesa dal Questore
“Disponibili a rivedere la viabilità”

L'INTERVISTA - Roberto Gentile spiega il perché delle restrizioni adottate in occasione della gara Maceratese-San Nicolò, torna sugli scontri prima del derby con la Civitanovese e sulle manifestazioni di Forza Nuova e della sinistra

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Il Questore Roberto Gentile

di Filippo Ciccarelli

Ha scatenato un putiferio non solo nel mondo della Macerata sportiva, ma anche nella politica locale (leggi le dichiarazioni del sindaco Carancini e quelle dei consiglieri Guzzini e Pantana) l’annuncio delle dimissioni presentate da Maria Francesca Tardella e dagli altri due componenti del consiglio d’amministrazione della Maceratese calcio, Paola Piangiarelli e Francesco Launo (leggi l’articolo). La situazione di stallo in seno alla società biancorossa non è ancora risolta: al contrario, dalla Maceratese fanno sapere che si sta anche pensando a misure clamorose per manifestare il proprio dissenso nei confronti del Comune e della Questura, portando a giocare fuori provincia o addirittura fuori regione la squadra. La presidentessa Maria Francesca Tardella ha comunque garantito di onorare l’impegno economico fino alla fine della stagione corrente, ma ulteriori sviluppi sono attesi per le prossime ore. Una buona notizia per lei e per i tifosi biancorossi potrebbe arrivare dal Questore Roberto Gentile, finito nell’occhio del ciclone dagli aficionados biancorossi per i provvedimenti troppo restrittivi applicati in occasione di alcune gare di campionato, nelle quali la sicurezza pubblica non è sembrata a rischio.

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Il presidente della Maceratese Maria Francesca Tardella

Questore Gentile, perché in occasione della partita tra Maceratese e San Nicolò è stato chiuso il parcheggio, quando poi i pochi tifosi ospiti sono stati fatti accomodare in tribuna insieme al pubblico maceratese?

“Bisogna considerare l’antefatto, cioè le informazioni che avevamo e sulle quali abbiamo basato le nostre decisioni. Cinque giorni fa abbiamo ricevuto una comunicazione da parte della Questura di Teramo, dove si diceva che sarebbero arrivati a Macerata 50 tifosi del San Nicolò, tra cui moltissimi colpiti da Daspo e che quindi non possono recarsi alle manifestazioni sportive. Nella fattispecie abbiamo ricevuto l’elenco di ben 30 tifosi daspati, residenti nella provincia di Teramo, che avrebbero potuto raggiungere Macerata. Tre giorni prima dell’incontro, ovvero l’8 novembre, l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive ci ha indicato che la nostra partita, cioè Maceratese-San Nicolò, come l’unica di tutta la serie D da ritenersi sensibile, perché verosimilmente sarebbero potuti arrivare tifosi che avrebbero potuto creare intemperanze. Sulla base di ciò ho deciso di fare un’ordinanza che ha impiegato un numero davvero minimo di poliziotti, in totale 22, 18 dei quali in uniforme, ed abbiamo deciso di vietare il parcheggio nella zona dello stadio. Non abbiamo però vietato il transito nei pressi dello stadio o lungo via dei Velini. A differenza di quanto previsto, a Macerata sono giunti solo 10 tifosi, e visto che non c’era nessuno oggetto di Daspo tra di loro, il funzionario dirigente ha ritenuto di farli accomodare in tribuna perché non prendessero la pioggia”.

Ma se anche fossero arrivati 50 tifosi, alcuni dei quali potenzialmente pericolosi, non sarebbe bastato dividere le zone con delle transenne, vendere i biglietti per gli ospiti non al botteghino ma all’ingresso del settore a loro riservato?

“Non usiamo le transenne per fare ordine pubblico. C’è bisogno di una barriera fissa, altrimenti può succedere come accaduto in piazza Mazzini nel giorno delle manifestazioni della sinistra e di Forza Nuova. In quel caso le transenne le abbiamo usate perché la piazza era enorme, e non bastava il cordone di agenti: sono state lanciate contro le forze dell’ordine. C’è poi un altro problema: dalle nostre informazioni i tifosi ospiti avrebbero dovuto raggiungere Macerata con auto proprie. Se fossero giunti in autobus, al limite, avremmo potuto controllarli meglio. Inoltre la serie D, a differenza delle categorie superiori, non ha tessere del tifoso, prevendita dei biglietti, tornelli allo stadio e quant’altro, per cui i tifosi possono presentarsi anche cinque minuti prima dell’inizio della partita al botteghino e chiedere di entrare. Se fossero venuti dei facinorosi che – dopo aver visto perdere la loro squadra – avessero deciso di rifarsi sulle auto parcheggiate? Noi tuteliamo la sicurezza e le auto dei maceratesi. In ogni caso sono assolutamente disponibile a rivedere il servizio di sicurezza”.

Polizia-stadio-2In che modo può essere rivisto?

“Abbiamo quattro livelli di sicurezza per la viabilità: il primo è il più blando. Il secondo è quello adottato nella partita col San Nicolò, e che vieta il parcheggio nelle aree antistanti allo stadio. Si sale poi fino al quarto livello, con divieto di parcheggio e sbarramenti, questo è stato adottato ad esempio nella partita con la Civitanovese. Alla luce del fatto che i match più a rischio si sono già disputati, comunque, sono disposto a sedermi a un tavolo per rivedere  – se ritenuto necessario – le disposizioni sulla viabilità, in modo confacente alle esigenze della tifoseria. Ne ho già parlato con il Sindaco e col Prefetto, ed entrambi sono d’accordo. Quello che non mi piace è il tentativo di criminalizzare un servizio di sicurezza”.

Perché a Macerata, al contrario di molti altri stadi, i tifosi locali vengono chiusi dentro in attesa che escano gli ospiti, spesso e volentieri presenti in pochissime unità?

“Proprio perché sono pochi ci mettiamo meno tempo a far uscire i tifosi ospiti. Chiediamo cinque minuti di pazienza ai tifosi di casa, non di più. Questa è una prassi che è utilizzata anche in mole altre parti d’Italia, è un modo di agire consolidato e che segue la razionalità. Se i tifosi ospiti sono 20 è più facile farli defluire prima, rispetto agli 800 supporter locali”.

tifosi-civitanovese-pancalducciIn occasione del derby con la Civitanovese molti si sono chiesti perché gli agenti a presidio di corso Cairoli avessero fatto transitare lungo il corso – nonostante il divieto – i tifosi rossoblù…

“Noi non abbiamo creato dei presidi con sacchi e mitragliette. Abbiamo messo 4 agenti ai varchi della città e una transenna di traverso. Quando 4 poliziotti si vedono arrivare 50 motorini che aggirano il blocco e buttano la transenna in aria cosa devono fare? Lasciarsi investire? Non potevamo mettere più poliziotti o carabinieri, visto la vastità della zona che dovevamo controllare. Ma le faccio una domanda: alcuni ci rimproverano perché abbiamo blindato la città, altri ci criticano invece per il motivo opposto. Che avremmo dovuto fare? Macerata è una bellissima città. E’ tranquilla e vivibile, ma a volte mi pare troppo polemica”.

piazza-mazzini-scontri2-1024x682Lei prima ha citato i cortei di Forza Nuova e dei centri sociali. Si è pentito di averli autorizzati per lo stesso giorno? 

“No, non mi sono pentito di aver autorizzato quei di cortei. C’è stata una preparazione di ben 15 giorni, con la riunione di due comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica. Abbiamo valutato tutte le possibili ipotesi. L’articolo 18 della nostra Costituzione prevede che tutti abbiano diritto di manifestare liberamente. Il Questore non autorizza le manifestazioni, ne prende atto, a meno che non ci siano motivi ostativi: in quel caso può negarne lo svolgimento. L’indicazione che viene dal Ministero dell’Interno è che, salvo che non ci siano forti motivi ostativi, non bisogna impedire le manifestazioni. Ogni volta che Forza Nuova chiedeva il permesso d fare il corteo, dando i 3 giorni di preavviso, i centri sociali e le altre associazioni facevano altrettanto. Era impossibile fare svolgere in giorni diversi le manifestazioni, perché le richieste erano sempre per lo stesso giorno. D’altra parte, a Rimini, Bologna, ed in tantissime altre città d’Italia si sono svolte manifestazioni e contromanifestazioni di questo genere in modo contemporaneo”.

Lei è da quasi un anno Questore di Macerata. Cosa sta succedendo, per quel che riguarda la sicurezza, al nostro territorio?

“Macerata, come le altre città delle Marche e dell’Abruzzo, purtroppo da un paio di anni non è più un’isola felice, i fatti ce lo dimostrano. Verosimilmente la contingenza economica e la crisi nazionale favoriscono questo andazzo, le bande di criminali non hanno più le possibilità di foraggiarsi e razziano ovunque. Detto questo, non credo che Macerata sia la peggiore delle città per quel che riguarda la sicurezza. I dati, anzi, ci presentano una realtà assolutamente vivibile. Ci sono gruppi criminali, soprattutto composti da stranieri, che a seconda del momento ritenuto più favorevole si incuneano nel territorio e in un giorno possono mettere a segno più colpi, poi spariscono. Con questo non voglio assolvere le forze di polizia, in ogni caso stiamo affinando le strategie. Chiediamo anche la collaborazione dei cittadini, visto che Macerata non è più questa isola di pace: l’appello che rivolgo, specialmente a quelli che hanno  ville, beni, abitano in campagna o in posti isolati è quello di adottare più misure di sicurezza passiva. Bastano degli allarmi, oppure consorziarsi come si fa in tantissimi comprensori, pagare una bassa cifra mensile per poter far controllare l’area da guardie giurate che sono sempre in contatto con le forze dell’ordine, ed aumentare così la sicurezza e la deterrenza”.

 



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