Incarichi professionali per il Pnrr
«A Macerata 2,6 milioni in due anni,
scelte politiche o del dirigente?»

FONDI - Le domande dell'ex dirigente Gianluca Puliti sugli affidamenti diretti (come previsto dalla legge) di attività di progettazione, di direzione dei lavori, d’indagini sismiche, geologiche, geotecniche, di assistenza archeologica, di fattibilità ambientale, fino alle indagini a supporto della valutazione del cosiddetto rischio bellico residuo

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Gianluca Puliti

«Negli affidamenti diretti di incarichi per il Pnrr la politica è intervenuta e in che misura? Oppure ha lasciato questa stimolante incombenza alla piena discrezionalità del dirigente?» Sono le domande che si è posto e che inevitabilmente rivolge all’amministrazione del Comune di Macerata l’ex dirigente Gianluca Puliti. 

«I fondi legati al Pnrr assegnati al Comune di Macerata  – spiega – sono assai considerevoli, di dimensioni mai viste dalle nostre parti. Parliamo, a spanne, di oltre 100 milioni di euro che riguardano principalmente lavori pubblici. E’ bene sapere che la realizzazione di un’opera pubblica richiede, preliminarmente, l’individuazione di tecnici e professionisti in grado di svolgere le prestazioni professionali propedeutiche alla sua esecuzione. Si tratta di attività di progettazione, di direzione dei lavori, d’indagini sismiche, geologiche, geotecniche, di assistenza archeologica, di fattibilità ambientale, fino alle indagini a supporto della valutazione del cosiddetto rischio bellico residuo.

Ebbene, in questi ultimi due anni sono stati conferiti un centinaio d’incarichi professionali di questo genere, per un ammontare di oltre 2.600.000 euro (diconsi 2 milioni e 600mila euro), con importi che variano dalle poche centinaia di euro a parcelle che viaggiano nell’ordine di decine di migliaia di euro, fino a superare i centomila euro. Un’altra caratteristica di questa vicenda è che l’individuazione di questi professionisti è avvenuta per affidamento diretto, ovvero il dirigente del servizio ha attribuito l’incarico professionale senza ricorrere a una gara o a una selezione. Si badi bene, questa pratica è consentita dall’ordinamento. La legge prevede che sotto un determinato importo i servizi di ingegneria e architettura, l’attività di progettazione e le altre prestazioni professionali possano essere assegnati direttamente senza bisogno di espletare procedure selettive, fermo restando il rispetto del principio di rotazione».

Puliti sottolinea quanto sia cambiato, rispetto al passato, la mole di assegnazioni: «Il valore degli incarichi conferiti in via diretta, sia nel 2022 (1 milione e 500mila euro) che nel 2023 (1 milione e 100mila euro), è stato fino a dieci volte tanto rispetto a quelli assegnati nel 2021. Il pregio dell’affidamento diretto è la celerità della procedura d’incarico, di grande utilità quando occorre provvedere rapidamente. Il difetto è l’ampia discrezionalità che lo connota e il fatto che tale modalità, a differenza della selezione a evidenza pubblica, incoraggia le incursioni della politica e si presta a critiche e retro pensieri.

Il fatto di affidare tanti incarichi, senza avere troppi vincoli nella scelta, può anche indurre a pensare che la politica provi a orientare la decisione, non necessariamente per obbedire a logiche clientelari, ma perché ritiene di avere il nome più adeguato per la migliore realizzazione dell’opera, o magari per entrambi i motivi. Il principio di separazione tra la funzione d’indirizzo politico-amministrativo, propria degli organi di governo, e la funzione di gestione tecnico-amministrativa, che appartiene ai dirigenti, sta scritta nei codici, ma posso testimoniare che la realtà è spesso diversa e ci racconta di un’incessante interlocuzione e interpolazione tra amministratori, dirigenti e funzionari, e lo sconfinamento è sempre possibile.

L’ex dirigente contesta la scelta dell’amministrazione di non dotarsi di ulteriori criteri da accostare a quelli di legge: «Non ha deciso, per esempio, di replicare la metodologia che il Comune si è dato per assegnare degli incarichi legali, attingendo dall’elenco periodicamente aggiornato di professionisti del settore, secondo procedure e regole predeterminate.

Ha preferito, evidentemente, tenersi le mani libere. E quindi, anche se è doveroso presumere buona fede e correttezza da parte di tutti, una domanda ci sarà comunque consentita: la politica è intervenuta e in che misura, sia sui nomi che ci sono, sia su quelli che invece mancano (che, naturalmente, sono assai di più), oppure ha lasciato questa stimolante incombenza alla piena discrezionalità del dirigente? E’ possibile che qualcuno non sia contento di essere stato tagliato fuori dalla partita, mentre gli altri hanno potuto esercitare la loro influenza? In attesa di una risposta, quale che essa sia (andrebbe benissimo uno sdegnato “No, la politica è rimasta fuori da tutto”), non sfugge ad alcuno che stiamo parlando della gestione di un potere vero, di grande rilevanza (come dimostrano i numeri), tale da spiegare il nervosismo e l’irritazione che sembra ispirare talune recenti prese di posizione».

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