Il cartongesso sui palchi dello Sferisterio
di Luca Patrassi
Sferisterio, un altro argomento divide la giunta. Il progetto “Sferisterio inclusivo” con l’ipotesi di realizzare un ascensore chiudendo con il cartongesso due palchi centrali. L’ultima seduta di giunta ha messo in mostra, per l’ennesima volta, la profonda divisione che persiste nell’esecutivo a guida Sandro Parcaroli. Doveva essere presentato il progetto per l’esecuzione delle opere finanziate con i fondi del Pnrr. Solo che quella che sembrava una soluzione preliminare “di facciata”, indicata per avere in realtà il tempo di ragionare su un intervento in linea con il monumento simbolo della città, è stata invece quella presentata dal dirigente dei Servizi Tecnici, l’ingegnere Tristano Luchetti, in pieno accordo con gli assessori al lavori pubblici Andrea Marchiori e alla cultura Katiuscia Cassetta. In sostanza il Comune pensa seriamente di chiudere due palchi centrali dello Sferisterio, coprirli in parte con delle pareti di cartongesso e farci passare appunto l’ascensore. Sulle prime qualcuno ha pensato a uno scherzo, salvo poi rendersi conto che era la realtà, era la proposta sponsorizzata dall’amministrazione Parcaroli per rendere “inclusivo” il monumento simbolo della città. Immediate e decise le prese di posizione contrarie e l’argomento è stato ritirato dalla discussione per una ulteriore valutazione: peraltro si ricorda come già lo scorso anno l’assessore Silvano Iommi avesse preso le distanze dal progetto considerato troppo impattante per un monumento come lo Sferisterio.
Da capire se il sindaco Sandro Parcaroli intenda sostenere la linea Luchetti-Marchiori- Cassetta facendo passare la proposta in partenza dagli uffici. A favore si sono espressi gli assessori Andrea Marchiori e Katiuscia Cassetta, nettamente contrari Silvano Iommi, Laura Laviano e Marco Caldarelli. Nessuna notizia dal fronte meloniano rappresentato dagli assessori Paolo Renna e Francesca D’Alessandro. Peraltro, forse pensando di conquistare i recalcitranti, l’Ufficio tecnico ha anche allestito i due palchi facendo vedere quale sarebbe il risultato finale con il cartongesso.
Il progetto che era già stato contestato l’anno scorso dall’assessore all’Urbanistica Silvano Iommi: a sinistra la situazione attuale, a destra la modifica
Su Facebook è apparso il commento del maceratese Vincenzo Porzi (melomane con decenni di presenza in Arena) che scrive: «Nei giorni scorsi ho portato alcuni amici della Toscana a visitare le bellezze di Macerata quando, nel visitare lo Sferisterio (dove ho lavorato dal 1977 al 2005), mi sono imbattuto in questa “cosa” alla quale non ho saputo spiegare nell’imbarazzo un bel niente. Forse sarà un artifizio di qualche bizzarra scenografia? Sarà un gioco di prospettiva molto innovativo? Qualche trovata registica? Boh! Non ha saputo dire ai miei amici toscani niente di credibile. Ora chiedo gentilmente a qualcuno del gruppo se mi sa dire a cosa serve ciò? Altrimenti chiederò al sindaco di Macerata (nella veste di presidente dell’associazione Sferisterio, sindaco di Macerata e presidente della Provincia di Macerata) quale “genialata” stanno preparando ai danni di un monumento che ha visto sempre di più ridurre il numero di posti per gli spettatori. Lo Sferisterio non è un teatro come gli altri ma un monumento che necessita da parte di chi amministra e opera tanta sensibilità, amore, e soprattutto intelligenza nelle scelte operative di restauro. Faccio appello a chi di competenza e dovere che non si tradisca lo spirito generoso dei “Cento Consorti” evitando lasciare cadere pezzo dopo pezzo quanto Aleandri ha saputo comporre con grande abilità».
Per la verità in ballo c’erano anche altre ipotesi per la realizzazione di un ascensore nel caso lo si reputi necessario per arrivare alla sala Cesanelli (che, giusto per ricordare, è in gestione a una coop e il Comune paga l’affitto): si parlava di un intervento dal lato della falegnameria (verso l’Asilo Ricci), della biglietteria e del bookshop. Lo scorso anno, in sede di presentazione del bando, il Comune così descrisse le opere necessarie: «Eliminazione del dislivello presente sulla soglia d’ingresso della biglietteria/bookshop tramite realizzazione di scivoli mobili; eliminazione del dislivello presente all’inizio del Corridoio Innocenziano con la realizzazione di uno scivolo permanente: installazione di una piattaforma elevatrice lungo il corridoio Innocenziano che renderà accessibile il Piano Gradinata, il piano del 1° ordine di palchi in cui si trova anche la Gran Sala “Piero Cesanelli” e il piano del 2° ordine di palchi. Per l’installazione della piattaforma le principali lavorazioni da eseguire sono le seguenti: demolizione della volta a crociera posta sul soffitto del Piano Platea, demolizione della volta a botte posta sul soffitto del Piano Gradinata, demolizione del solaio posto tra i due ordini di palchi, realizzazione di una fossa al piano Platea in calcestruzzo armato, rimozione delle porte esistenti in corrispondenza degli sbarchi ai piani della cabina con allargamento e innalzamento dei vani di passaggio, installazione di telai in acciaio zincato fissati con barre alle murature portanti per il consolidamento strutturale delle porzioni interessate dalle demolizioni e per il fissaggio della struttura metallica autoportante della piattaforma elevatrice, chiusura del vano in cui scorre la piattaforma elevatrice nei tratti non protetti, in particolare al Piano Platea dove verrà installato anche l’armadio tecnico che sostituisce il locale ascensore e i due palchi interessati sul lato interno all’Arena verso il palcoscenico, rimodulazione della scala in muratura esistente in adiacenza alla nuova piattaforma con una nuova disposizione dei primi 5 scalini».
Ora la sorpresa del cartongesso per chiudere due palchi centrali del monumentale Sferisterio. C’è chi dice no e prova a immaginare la reazione di chi ha progettato lo Sferisterio, di chi lo ha poi donato alla città. Dal “vissi d’arte” di Tosca al cartongesso è un attimo.
Sferisterio, Iommi boccia il piano: «Troppo impattante, c’è un’altra soluzione»
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Profanare in quel modo, il monumento più importante di Macerata, a mio parere, è da minus habentes!!!
La Società Civile dello Sferisterio Eredi dei Cento Consorti che cosa ne pensa?
lo Sferisterio è della città e non della amministrazione comunale: GIU’ LE MANI DALLO SFERISTERIO!!!!!!!!
Tanto rumor per nulla…
E meno male che tra i melomani e la giunta a guida Parcaroli, “va sempre ricordato”, c’è una sostanziale differenza. I primi vanno allo Sferisterio per l’opera in programma anche se non rigorosamente alla Prima, i secondi invece ci vanno per sfoggiare i nuovi vestiti, per far vedere che sono interessati e magari escono con le mascelle slogate dagli sbadigli maledicendo come fa Rigoletto: ” Cortigiani vil razza dannata”. Poi ritornando piano piano in loro, cominciano a ricordarsi chi sono i cortigiani nella serata particolarmente gravosa verificatosi là per lì.
Un progetto scellerato, di cui si parla da oltre un anno e che andrebbe discusso anche fuori dalle stanze dell’amministrazione. Lo Sferisterio è un monumento unico al mondo e va salvaguardato e valorizzato come tale, non solo per la pur straordinaria opera lirica. Si vuol fare un ascensore per abbattere le barriere architettoniche? Lo si faccia nella maniera meno impattante possibile, e solo se è possibile, altrimenti si valutino altre soluzioni. E soprattutto si apra i lo a discussione alla città.
L’unico che ci capisce qualcosa contesta questa scelta già da un anno ( Iommi ) ma sembra che a chi non ci capisce nulla je ne pò fregar de meno…E poi magari ci si accorge che che dentro l’ascensore ci piove pure…
Ma abbiate pazienza, se l’ascensore non si può fare, perchè mi pare evidente che così come è stato progettato non si può fare, i “diversamente abili” prenoteranno un posto in platea, come è stato sempre fatto.
Ma sono diventati matti?
Questa è un’altra “parcarolata”!!!
Ma per favore, lasciate integro lo Sferisterio!!!
I maceratesi si ricorderanno per molto tempo di questa amministrazione che lascerà tracce indelebili.
Lo Sferisterio ne ha viste e sentite tante, sopporterebbe anche questo. Come tempio laico ha una sua sacralità, che però non riesce più ad arginare la fine di ogni senso del limite. La destra semmai potrebbe chiedersi se vuole misurarsi, ad esempio, con la conservazione del bello, pur senza fisime filologiche, o accomodarsi nella gestione migliore possibile degli imperativi dominanti, tra i quali l’inclusione, che peraltro, invece di riconoscere l’altro, finisce spesso per contenerlo nell’insieme esistente, altro che diversità, appunto.
Come commenta l’A.B.A. di Macerata?