L’intervento del 118
La morte della famiglia Canullo, resa ancora più tragica ora che si è appreso come è avvenuta grazie ai risultati dell’autopsia, una perizia che è stata conclusa, a causa della complessità degli accertamenti, a distanza di quasi 8 mesi. L’indagine sulla morte di Eros Canullo, del figlio Alessandro, e della moglie, Angela Maria Moretti, al momento resta aperta e gli inquirenti dovranno far luce su tutti gli aspetti di questa vicenda.
Questo al di là di come sono morti, che l’autopsia ha chiarito stabilendo che circa due mesi prima del ritrovamento (il 6 settembre), Eros ha avuto un malore, si tratterebbe di un ictus (anche se non è morto subito), la moglie (bloccata sul letto) e il figlio sono morti di inedia. Risultati che non potevano non destare sconcerto vista anche la grande eco che la vicenda ha avuto, perché così tragica e figlia di mali moderni come la solitudine.
Risultati dell’autopsia che, dice Angelo Sciapichetti, segretario provinciale del Pd «non possono non riapre una ferita ancora sanguinante» e questo «impone a tutti, operatori del sociale, amministratori pubblici e privati, cittadini, una profonda riflessione senza puntare il dito ma facendo in modo che non succeda più. Nel 2021 una famiglia intera muore da sola; muore di stenti, di fame e di sete e il resto del mondo se ne accorge mesi dopo. È accaduto dentro casa nostra, a Macerata, città di poco più di 40mila abitanti.
Alessandro Canullo
La solitudine è la malattia del nostro tempo, sta in qualche modo minacciando i legami anche sociali e sono tante le persone sole e fragili della nostra comunità. Colpisce, forse in modo inaspettato fino a poco tempo fa, anche chi sta nei piccoli centri». Secondo Sciapichetti bisogna fare di più, «Le istituzioni da sole non bastano, se ne esce recuperando il welfare di prossimità; il welfare della persona della porta accanto, del condominio, del volontariato che sa e conosce la tua situazione e ti aiuta quotidianamente ascoltando una telefonata, un ricordo, un pensiero, questo è il futuro che abbiamo davanti a noi se vogliamo davvero sconfiggere questa solitudine e recuperare la bellezza delle relazioni sociali, la bellezza del prendersi cura sapendo che prendendoci cura degli altri, ci prendiamo cura di noi stessi». Obbligati a pensare a un nuovo welfare, dice ancora Sciapichetti, anche per il «gravissimo problema dell’invecchiamento della popolazione».
Angelo Sciapichetti
Ancora, secondo il segretario Pd «I termini di riferimento futuri possono poggiare su due principi: il non sradicamento delle persone dall’ambito dove sono vissute, un’assistenza che sia flessibile, integrata più efficace e meno onerosa. Le leggi di settore vanno profondamente riviste. Prevale l’impostazione sanitaria su quella assistenziale. Invece vanno aiutate e incentivate iniziative di “prossimità”. Ciò non significa privatizzare ma valorizzare e mettere insieme risorse pubbliche e private, sia in termini di strutture, che in termini di prestazioni. Possono essere immaginati condomini solidali, di vicinato, piccoli ambiti territoriali nei quali le risorse sono messe in comune e utilizzate da più persone, con la presenza di operatori qualificati e altro personale familiare creando una vera e propria rete solidale fatta di parenti, vicini, volontari qualificati».
David Miliozzi
Anche il consigliere comunale di Macerata David Miliozzi (Macerata Insieme) interviene sulla tragedia dei Canullo «Al tempo avevamo chiesto una commissione d’inchiesta, per verificare la segnalazione che era arrivata in Comune a maggio. Ma questo non è il momento di recriminare, questa tragedia agghiacciante è un dolore atroce per l’intera comunità. Ci spaventa la totale incapacità di intercettare le tante situazioni di emarginazione – continua il consigliere -, non può spezzarsi in questo modo il rapporto tra la realtà con le sue situazioni più dolorose e la cosa pubblica. È evidente l’importanza del terzo settore, i servizi sociali sono il perno, queste tragedie invisibili vanno intercettate e curate prima che diventino irreversibili».
(redazione CM)
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Servono degli sportelli sociali disponibili, cosa che in Emilia ho trovato
serve l'empatia con il bisogno dell'altro, serve non mettere confini e non alzare muri, serve educare all'accoglienza di chi chiede e non ha da dare in cambio denaro o cose materiali.....una città accogliente si vede da come accoglie i bisognosi - disabili, senzatetto, mendicanti, disoccupati - non da come accoglie i turisti! Vorrei che ci fosse una lapide in città per la famiglia Canullo, si può morire d'inedia dove opera il Banco Alimentare, la Caritas, le associazioni di volontariato, ma dove non c'è uno che provi compassione come il buon Samaritano....
Serve un passo indietro...
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Siamo diventati ognuno per sé e Dio per tutti. A fine anno ne vedremo delle belle purtroppo per noi .Qui’ va tutto a scatafascio esempio(non si può abbassare il cuneo fiscale perché non ci sono I soldi) voglio vedere quando le aziende cominceranno a licenziare perché l’energia costa troppo altro che costo del lavoro. Fare la guerra alla Russia sul campo economico non ci porterà niente di buono anche se Putin si trova dalla parte del torto essendo invasore.P.S ma il modello Alto Adige non si poteva applicare al Donbass nel 2014?
Il problema sociale principale è e lo sarà sempre di più l’invecchiamento degli italiani,sia per fattori economici legati agli inadeguati trattamenti pensionistici nella maggior parte dei casi,che non consentono chiedere servizi a pagamento,sia per la frantumazione dell’istituto famigliare.Far conto sui buoni sentimenti del prossimo non mi sembra la strada migliore al giorno d’oggi.Un problema che prima o dopo riguarderà tutti,la vecchiaia e la solitudine arriverà per tutti,non si può restare sempre giovani e forti.
Purtroppo, non si capisce bene per quale recondito motivo, c’è un po’ la tendenza a “prendere tempo” di fronte ai problemi che – spesso anche a fatica – chi è in difficoltà manifesta, magari anche più di una volta. Vigono più agevolmente gli incoraggiamenti o gli indirizzamenti a terzi (che sono gratis…), oppure un improvviso e violentissimo attacco di sordità. Le coscienze si possono agevolmente sgravare “dopo”, con il celeberrimo pianto del coccodrillo: quando cioè il problema è risolto, anche se non è detto che si sia risolto nel modo auspicabile.
Se si mettesse una bella manina sulla coscienza, hai voglia quante situazioni conosciamo tutti quanti fingendo in scioltezza di non poter fare nulla. E questo vale proprio per tutti: singoli e istituzioni. Specie nella piccola città (non quella di Thornthon Wilder).