di Fabrizio Cambriani
Bisognerà che, prima o poi, qualcuno qui nelle Marche si incarichi di riflettere su una congiuntura che nel volgere di pochi anni ha assunto contorni quantomeno preoccupanti: perché il centrosinistra viene regolarmente bocciato dagli elettori? Una condizione che appena un anno fa ha condotto, quasi per inerzia, al governo regionale, una destra del tutto inadeguata al ruolo che le hanno consegnato gli elettori. Nei due comuni maggiori in cui si è votato (San Benedetto e Castelfidardo), questo centrosinistra non ha toccato palla, riuscendo capace – circostanza singolarissima – di non andare nemmeno al ballottaggio in nessuno dei due. Un’umiliazione mai registrata dal dopoguerra a oggi, a cui i mammasantissima del Partito Democratico hanno risposto buttandola in penosa cagnara e scambiandosi vicendevoli accuse. Tuttavia, si consolano postando selfie sui social accanto ai vincitori di turno delle grandi città. Quasi a voler in qualche modo esorcizzare le loro incapacità politiche nei propri territori. Evidentemente, stare vicino a chi vince li fa elevare al rango di statista. Quando la loro vera attitudine è quella di personalità portata a un meno che mediocre e prosaico mercimonio. Ormai il centrosinistra, almeno quello legato ai partiti politici, si rivela agli occhi degli elettori per quello che è: un bubbone fetido e purulento da cui stare il più possibile alla larga.
I marchigiani – e a oggi lo stanno dimostrando – hanno un’idiosincrasia, perfino alle facce di tutta lo loro classe dirigente. Un senso di istintiva repulsione che tende al voltastomaco. Di questo, tutti – nessuno escluso – dovrebbero prenderne atto e abbandonare il campo. Invece, nei loro deliri onirici, in nome del bene del partito e di tutta la regione, se ne stanno scandalosamente aggrappati ai loro (ormai) piccoli e insignificanti ruoli. Impedendo il naturale corso degli eventi. E, peggio ancora, una sana rigenerazione di classe dirigente. I pochi che, nell’immediatezza della Caporetto dell’anno scorso, hanno provato ad alzare timidamente un dito, oggi si sono rinchiusi in un attendismo tattico che volge all’appecoronamento più vile e al decorso fatalistico di ogni evento. Senza l’ambizione di diventarne protagonisti. Mai per loro fu più azzeccata la preghiera di De Andrè: “tu che mi ascolti insegnami un alfabeto che sia differente da quello della mia vigliaccheria”. Il prossimo appuntamento sul calendario è quello del congresso regionale del Pd per individuare l’erede del segretario Giovanni Gostoli che oltre a non essersi mai dimesso ha tenuto per un anno il partito nel congelatore. E in tutto ciò nessuno ha mai analizzato le cause della cocente sconfitta del settembre 2020. In teoria, un’occasione unica per azzerare organigrammi ed elaborare risposte alle tante domande – fin qui sempre inevase – di tantissima gente in difficoltà. Nei fatti, si rivelerà una semplice corsa per uno dei pochissimi seggi rimasti disponibili in parlamento. In mezzo qualche cortina di fumo per anestetizzare ogni dibattito serio su qualsiasi contenuto.
Eppure, mai come adesso, ci sarebbe bisogno di una proposta politica alternativa alle destre che da un anno a questa parte, non solo non hanno combinato niente, ma si sono solamente distinte nel criticare ogni azione del governo Draghi per contrastare l’epidemia. Una sorta di opposizione a una parte di loro stessi che, sottotraccia, sta aprendo crepe sempre più evidenti nella loro maggioranza. Tanto che già, apertamente, si parla di rimpasto in giunta (parole di Ciccioli in vista del 2022). Ci sarebbero tutte le condizioni affinché, attraverso un’opposizione mirata e puntale sul merito delle scelte, prendesse corpo e sostanza un progetto che possa invertire la tendenza. Invece, si preferisce inseguire il mainstream del momento, alimentando feroci polemiche su temi e argomenti lontanissimi dalle istanze della gente comune. Del tutto convinti che strappare qualche titolo di giornale a sei colonne sia la massima aspirazione di un politico. Sintomo di un’evanescenza improduttiva e, a tratti, sempre più pericolosa. Il crescente numero dei non votanti dovrebbero convincerli dell’esatto contrario, ma – ahimè – temo non se ne rendano nemmeno conto.
La situazione, qui nelle Marche, è davvero molto grave. Ugo Bellesi, su questo giornale e attraverso dati ufficiali, ogni tanto ci riporta alla nuda e cruda verità. Da isola felice ad arcipelago che si sta sempre più frantumando e allontanando dal centro, per diventare lontana e dimenticata periferia (leggi l’articolo). E tutto ciò sta accadendo sempre più in fretta. Senza soste e tempi di recupero. Dalla politica oggi i marchigiani tutti attenderebbero risposte immediate e capaci di invertire la rotta. Invece, ed è notizia di oggi, dal consiglio regionale hanno annunciato, non senza trionfalismi e dichiarazioni con tanto di commenti a latere, che è stata approvata addirittura una legge sul saltarello (leggi l’articolo). Dopo due anni di pandemia, era quello che manifestamente tutti richiedevano a gran voce. Ma in fondo, è un po’ come nella rappresentazione del Titanic: anche noi, nel momento in cui affonderemo nel nostro arcipelago, avremo la consolazione di ballare non già uno snob valzer viennese, ma – legati alle nostre radici e tradizioni – il saltarello marchigiano doc. Picchiando, felici e contenti, le mani sui cembali.
Assegnazione dei fondi del Pnrr, le Marche in coda con il 3%
Il saltarello come tradizione connotante delle Marche: approvata la legge in Regione
Ma San Benedetto è restato alla destra?
Balliamo il saltarello a bordo del Titanic che sta affondando, come le Marche
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
La sinistra marchigiana e’ morta e sepolta.
Caro Fabrizio, anzitutto mi complimento per il tuo articolo. Dice la verità e, dunque, non è “politicamente corretto”. Ancora complimenti per il coraggio che, sempre, ha mosso la tua scrittura. Di questa, e da qualunque osservatorio arrivi, vi è davvero bisogno. Noto, ma è sotto gli occhi di tutti, che i “commentatori”, parlino una lingua comune ed “omogenea”. I pubblicitari, e Goebbels ieri, avevano e hanno compreso che la “ripetizione” giova alla “dimostrazione” di una cosa che non è. La ripetizione “serve” a stabilire la “verità” ( del prodotto da vendere, si intende…). Da qui il grande filosofo Bacone che invitava a non adeguardi agli “Idola fori”, oggi TV. In questo senso quanto tu scrivi, non solo è vero, ma incontrovertibile. Un saluto da Guido.
Articolo molto ben scritto…una sola nota “stonata” secondo me…definire “isola felice” le Marche è una forzatura, io me ne sono dovuto andare se volevo continuare a fare il mio mestiere…non vorrei che pecchiamo di troppo ottimismo…
Comunque Castelfidardo è M5S
Caro Cambriani, troppo sforzo per cercare delle parole per descrivere il comportamento della classe dirigente del PD marchigiano. Prima si dovrebbero usare quelle del dramma, poi quelle della tragedia ed infine quelle della farsa. Anzi siamo oltre la farsa, ma non so cosa ci sia poi. L’unica domanda seria alla quale le chiedo una risposta è la seguente: ma perché Letta non interviene con l’ascia a dare il benservito alla varie camarille che tengono in ostaggio il partito? Spero che non lo faccia solo per il fatto che le Marche non interessano a nessuno ed il loro peso nel quadro nazionale tende a zero. Qualsiasi altro motivo sarebbe il sintomo di una guida nazionale altrettanto debole ed imbelle.
Quando si vince con il 40% dei votanti la cosa mi lascia perplesso ma dove vivono sti politici sulla luna.Qui’ sta andando tutto a scatafascio ultimo esempio ditta di Osimo 80 dipendenti 35 licenziati avanti così che andiamo bene ma per favore andate tutti e dico tutti (politici) a fare in …..
Necessario rendersi conto che a fronte dei profondi cambiamenti in atto legati alle politiche mondiali tutte le forze politiche italiane sono in affanno per il motivo che l’attuale classe dirigente è in larga parte inadeguata e poco propensa ad approfondire le nuove problematiche,nascondendo la polvere sotto il tappeto e pigiando sull’assistenzialismo basato sul debito pubblico in termini dissennati.Ma molto attenta a conservare i propri privilegi ben poco giustificabili.Innaffia abbondantemente solo l ‘antipolitica.