«Mio padre positivo al Covid,
da 4 giorni fermo in pronto soccorso
Deve andare in un reparto idoneo»

CIVITANOVA - Preoccupazione per il genitore, che ha 65 anni ed è un postino in pensione. «Temiamo possa peggiorare». La primaria Curto: «I tempi di attesa per chi non è in condizioni gravi è in media di 5 giorni. Non dipende da noi ma dai posti letto disponibili»

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L’ospedale di Civitanova

 

di Laura Boccanera

«Mio padre in barella da 4 giorni al pronto soccorso col Covid e una polmonite bilaterale, ma non si sa quando verrà trasferito». E’ preoccupato A.B.: suo padre, postino di Civitanova, ha 65 anni e a seguito di una diagnosi da Covid che si è trasformata in polmonite è stato ricoverato al pronto soccorso di Civitanova in attesa di trasferimento. Ma al momento è dal 30 gennaio che sosta su una barella, senza pasti regolari e solo con panini e il figlio lamenta una serie di difficoltà di permanenza.

ambulanza-118-croce-verde-pronto-soccorso-archivio-arkiv-civitanova-FDM-1-325x217«Mio padre ha scoperto di essere positivo il 20 gennaio, ma il trattamento a casa non ha prodotto miglioramenti e il 30 gennaio si è reso necessario un trasferimento in ospedale perché saturava 92. Non è da terapia intensiva o semi intensiva e per questo in attesa di un posto rimane al pronto soccorso. Però quello non è un reparto adatto ad una degenza prolungata e siamo preoccupati perché non sappiamo quando potrà essere trasferito in una struttura idonea. Capisco la difficoltà del personale, ma passano tardi a svuotare il pappagallo, per spegnere una luce in stanza occorre chiederlo decine di volte ed è ancora su una brandina. Sappiamo che si ciba solo di panini e abbiamo dovuto provvedere noi a portargli un cuscino e tappi per le orecchie necessari per il casco di ossigeno. Nelle ultime notti non ha dormito mai e nelle poche videochiamate che facciamo lo vediamo provato e siamo preoccupati. Non vorremmo che questa condizione producesse anche un peggioramento del suo stato di salute».

La primaria del Pronto Soccorso, Rita Curto, ha confermato di conoscere il caso del 65enne: «purtroppo al momento abbiamo ancora una permanenza quotidiana di almeno 10 pazienti nell’area Covid del pronto soccorso – ha spiegato – e la permanenza media varia dai 3 ai 5 giorni. Purtroppo non dipende da noi, ma quotidianamente ci vengono aggiornate le disponibilità di posti letto. Per i casi più gravi che necessitano di terapia intensiva o sub intensiva c’è posto al Covid hospital, ma per i casi come quello del signore, che non richiedono misure da terapia intensiva, ma ricovero ospedaliero i tempi possono allungarsi fino a 5 giorni. Nelle Malattie infettive il turn over dei pazienti è più lento. Chiaramente anche per noi sarebbe meglio che i pazienti restassero il meno possibile perché il nostro non è un reparto e il personale sta sopperendo ad un lavoro che è quello di corsia e non solo di diagnosi e cura come avviene in un pronto soccorso. A parità di gravità chiaramente appena vengono fornite le disponibilità di posti letto trasferiamo i pazienti arrivati prima. E’ una nota dolente anche per noi, ma cerchiamo di fare il massimo. Rassicuro però i familiari perché il loro caro sta comunque seguendo la terapia e quotidianamente viene seguito con tutte le analisi e i controlli del caso come se fosse in reparto».

 

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