I primi 100 giorni di Acquaroli,
in attesa che inizi a governare

IL COMMENTO di Fabrizio Cambriani - Non si può certo dire che la giunta regionale fino ad ora abbia combinato qualcosa di significativo. Molta ordinaria amministrazione, condita peraltro da scivoloni comunicativi da far impallidire il predecessore Ceriscioli. L'ultima gaffe del governatore l'altro giorno, quando ha anticipato di 24 ore l'entrata in zona gialla. Due i provvedimenti ed entrambi fanno discutere: il taglio di 70mila euro all'Istituto per la storia di liberazione e il no alla pillola abortiva nei consultori, con le dichiarazioni di Ciccioli e la spaccatura emersa in FdI

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di Fabrizio Cambriani

Sono già trascorsi i primi fatidici cento giorni della giunta Acquaroli e a guardarci bene dentro non si può certo dire che il governo regionale abbia combinato qualcosa di significativo. Molta ordinaria amministrazione, condita peraltro da scivoloni comunicativi da far impallidire il predecessore Ceriscioli. Nessuno si aspettava grandi riforme in così poco tempo. Quella, casomai è prerogativa del presidente degli Stati Uniti che, giusto il tempo di firmare un po’ di carte, ed ha azzerato i quattro anni del suo predecessore. Non ci si aspettava un Biden nostrano, ma nemmeno tanta letargia. Se non fosse per le trovate ideologiche, accompagnate da farneticanti commenti di qualche consigliere regionale con manie di protagonismo, saremmo all’encefalogramma piatto.

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Francesco Acquaroli e Giorgia Meloni

Sul fronte covid si naviga a vista. Acquaroli, invece di fare il regista, subisce passivamente ogni provvedimento. Dopodiché, come un astante qualsiasi, se la prende, a turno, con questo o quell’altro ministro. Oppure veste i panni del sociologo della mutua e rende eruditi tutti gli abitanti delle Marche su quanti danni arrechi questa pandemia sul tessuto socioeconomico. Sia detto senza nessuna acrimonia, ma il governatore così, sono capaci di farlo tutti gli avventori di qualsiasi bar dello sport di provincia. Anche perché il lessico da lui usato è proprio da bar dello sport. Indimenticabile la dichiarazione del 16 dicembre scorso nella quale si rendeva disponibile a discutere “una stretta per evitare assembramenti e ammucchiate nelle case private”. Evidentemente, doveva essere stato informato, in via del tutto riservata, che in occasione delle festività natalizie, le nostre dimore sarebbero state trasformate in licenziosi e promiscui postriboli. E che ivi si praticassero accoppiamenti plurimi e finanche riti dionisiaci. L’ultima gaffe è dell’altro giorno. Quando – tutto soddisfatto – annunciava all’universo mondo il passaggio da zona arancione a zona gialla. Peccato che avesse sbagliato la data esatta, anticipandola di ventiquattro ore. Cagionando così, in tutti i marchigiani, incertezza, confusione e sconcerto. Tra i buontemponi, anche ilarità e un meritatissimo dileggio.

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Carlo Ciccioli e Francesco Acquaroli

Tra i provvedimenti importantissimi e inderogabili dei primi cento giorni, due sono degni di nota: il primo il taglio di 70mila euro all’Istituto per la storia e il movimento di liberazione. Evidentemente, agli occhi della giunta regionale, devono essere sembrate disdicevoli e indegne di qualsiasi valore storico le azioni di resistenza al nazifascismo durante la Seconda guerra mondiale. L’altro provvedimento è il rifiuto del protocollo nazionale sulla pillola del giorno dopo e le motivazioni espresse in consiglio regionale dal capogruppo di Fratelli d’Italia, Carlo Ciccioli. La storia è nota: stando alle parole di Ciccioli il divieto di somministrazione sarebbe dovuto al fatto che “siccome la nostra società non fa figli allora possiamo essere sostituiti dall’arrivo di persone che provengono da altre storie, continenti, etnie, da altre vicende”. Aspettiamoci a breve, una legge regionale che tuteli la donna marchigiana – a denominazione di origine protetta – fattrice e pronta a sfornare tanti piccoli figli della lupa. Quindi e ad allattarli da prosperose e picene mammelle. Se Ciccioli sapesse che la grandissima parte delle donne che si rivolge ai consultori per questo genere di servizi è proprio di altra etnia, non incapperebbe in quella che si definisce eterogenesi dei fini. Tra le tante voci di protesta levatesi in difesa dei diritti delle donne, va registrato il pesante silenzio del Movimento 5 Stelle, che in Consiglio regionale conta proprio due donne. E, in politica, vale la regola del silenzio-assenso. Tuttavia, l’episodio ha fatto emergere, proprio nel gruppo di Fratelli d’Italia, quello che finora era uno scontro sottotraccia. Dopo aver assunto rilievo nazionale e presumibilmente con l’okay della stessa Meloni, è stata la stessa collega di partito, Elena Leonardi a zittire e smentire bruscamente Ciccioli, eterno aspirante all’assessorato alla sanità regionale.

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Filippo Saltamartini

A proposito di assessorato alla Sanità, una menzione a parte ne merita il titolare Saltamartini, altrimenti detto Filippo il Vaccinatore, così come si conviene a quegli eroici cavalieri medievali che di pugnetta in pugnetta (nel senso di piccola battaglia) costruivano e difendevano le proprie roccaforti. Una volta appreso dei ritardi nella distribuzione dei vaccini, da parte delle multinazionali farmaceutiche, si è reso disponibile a produrre, qui in terra marchigiana, l’ambitissimo siero e si è prefisso l’obiettivo, niente affatto ambizioso, di raggiungere l’immunità di gregge entro il mese di maggio. Ne prendo atto. Anzi, conoscendolo personalmente, credo sia il suo modo di dire di essere pronto a qualsiasi evenienza per mettere a disposizione di ciascuno di noi, tutto il personale sanitario in questa corsa contro il tempo. Rilevo solo che, in un campo minato da troppe incognite, difetta in prudenza. Virtù che in questo mondo della comunicazione, fatto da troppi titoli che poi si scontrano con la realtà dei fatti, dovrebbe essere più apprezzata e praticata da tutti. Soprattutto da chi maneggia contemporaneamente responsabilità e aspettative. In ogni caso gli faccio i miei auguri e lo aspetto a giugno per verificare se gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti.

«Vogliamo produrre il vaccino nelle Marche, puntiamo all’immunità di gregge a maggio»

 



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