di Gianluca Ginella
«Ho la casella di posta intasata di messaggi di plauso e condivisione di persone che mi dicono “ha fatto bene a ricordare quelle cose”. Fascismo? Oggi c’è chi ha il vezzo di etichettare tutto, le mie parole erano per ricordare il sacrificio di tanti giovani in guerra, non era un messaggio fascista né una esaltazione della guerra». Il direttore dell’Ufficio scolastico delle Marche, Marco Ugo Filisetti, spiega il perché di quella lettera inviata agli studenti in occasione del 4 Novembre. Un messaggio in cui si ricordano i soldati caduti, si dicono frasi come “combatterono per dare un senso alla vita”, e a concluderla c’è la parola che più di tutte ha destato reazioni: “presente”, tutto maiuscolo e col punto esclamativo, come risposta ai nomi di ogni soldato caduto. Parole che sono state definite come «una chiamata alle armi» da parte del direttore dell’Usr e che hanno suscitato una lunga catena di reazioni. In serata (successivamente all’intervista), è arrivata una nota del ministero dell’Istruzione. Il ministero ha chiesto «una relazione in merito al messaggio inviato alle studentesse e agli studenti della Regione in occasione della Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate del 4 novembre. Messaggio che ha suscitato forti polemiche da parte della comunità scolastica e non solo. Il ministero ha chiesto spiegazioni sul contenuto e sulle finalità della nota in ragione “dei principi democratici che sorreggono l’attività e le finalità del sistema nazionale di istruzione e formazione”». Dunque da Roma attendono spiegazioni su quanto scritto da Filisetti. Che intanto oggi in una intervista ha dato la sua versione.
C’è chi ha visto nel contenuto della sua lettera una apologia del fascismo…
«Il contenuto del messagio è solo quello che c’è scritto – spiega Filisetti -, mi dispiace se si vuole dare una visione distorta. Il mio è stato un ricordare il sacrificio reso dai giovani di allora, che combatterono la Grande guerra. Un sacrificio reso, al di là di come ciascuno la pensasse, in adempimento ad un senso del dovere. Si è ribadito quello che diciamo sempre agli studenti: essere persone autentiche, fedeli a se stessi, anche a costo di dover compiere un sacrificio, per questo bisogna essere coraggiosi, per essere fedeli a se stessi».
Però quelle parole sono state viste come un messaggio che veniva da altri tempi, come una esaltazione della guerra…
«Come uno lo voglia interpretare non lo so. Ma non c’è scritto “Viva la guerra e abbasso la pace”. Ricordiamo il sacrificio dei tanti giovani di allora, il loro senso del dovere verso la patria. Ricordiamo agli studenti di coltivare lo spirito di coscienza critica, di essere fedeli a se stessi. Anche a costo di assumere sacrifici, come fecero i ragazzi di allora che per essere fedeli al loro senso del dovere andarono al fronte. E aggiungo una cosa…».
Quale?
«Oggi c’è un po’ un vezzo di volere etichettare qualunque cosa, e mi sembra un po’ stucchevole. Che si voglia etichettare il messaggio come una formazione fascista, non so. Siamo un Paese libero e ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero e di mettere etichette. Credo però che forse ci siano cose più importanti a cui dedicarsi in questo periodo. Però è giusto che ognuno metta come prioritario ciò che ritiene lo sia».
A parte le etichette, sono state anche annunciate due interrogazioni parlamentari…
«Se un parlamentare ha un dubbio, è giusto che lo esprima e faccia le interrogazioni».
In particolare ha destato scalpore un termine che ha usato: “presente”. Perché lo ha utilizzato?
«Su questo dico che “Presente”, è una parola che si ritrova scritta migliaia di volte sul sacrario Redipuglia (in Friuli, ndr), dove sono conservate le spoglie di migliaia di giovani morti nella Prima guerra mondiale. Su ogni lapide c’è la scritta “Presente”. Per quanto mi riguarda comunque è una parola che mi colpì da bambino con i racconti che mi faceva un mio anziano zio, ormai morto da tempo, che a 18 anni partì per la Grande guerra con i gradi di sottotenente. Raccontava che la sera faceva l’appello e quando veniva letto il nome di un soldato caduto i compagni rispondevano “Presente”. Mi colpì questa cosa che facevano i soldati e credo sia per quello che al sacrario Redipuglia sia scritto “Presente” sulle lapidi».
Un messaggio comunque che continua a suscitare reazioni e critiche…
«Ho ricevuto anche tantissime dimostrazioni di apprezzamento per quella lettera. Ho la casella di posta intasata di messaggi di plauso e condivisione, persone che mi dicono “ha fatto bene a ricordare quelle cose».
La lettera, il discorso sul sacrificio, è legato ai tempi che stiamo vivendo?
«In realtà no, non ci avevo pensato. Però mi è stato fatto notare che poteva essere interpretato a quel modo. Nel messaggio del 4 novembre ricordiamo ai nostri bambini e ragazzi che a volte bisogna fare sacrifici, e ritengo doveroso ricordarlo. A volte è così: sii fedele al tuo dovere, anche se questo ti comporta dei costi. Ricordando magari con l’occasione e guardando in giro: pensa magari al passato, guarda al passato e forse ti renderai conto che qualcuno ha fatto ben più sacrifici di quelli che chiedono a te».
Oggi i sacrifici sono quelli di indossare la mascherina, fare attenzione ai contagi. Com’è la situazione nelle scuole delle Marche?
«I dati ci dicono che le nostre scuole non possono essere considerata dei cluster. Tuttavia la mobilità che implica accedere alle scuole, secondo come è stato valutato da chi di dovere, può essere fonte di contagio. All’interno delle scuole ci sono protocolli talmente severi che il rischio di contagio è oggettivamente basso. Quando un bambino risulta positivo in questo caso i compagni di classe sono considerati contatti stretti, sono posti in quarantena per la verifica della positività. Finora nelle Marche nella maggior parte dei casi i compagni di classe del bambino positivo al Covid non sono stati a loro volta contagiati, ciò significa che i protocolli funzionano».
Nell’ultimo decreto è stato disposto che gli studenti da sei anni in su tengano le mascherine a scuola anche stando al banco, ci sono state criticità su questo?
«No, al momento difficoltà non sono state segnalate. Se poi un bambino, un ragazzo ha problematicità che rendono critica la possibilità di portare la mascherina, questo viene preso in considerazione, si sta comunque attenti se ci sono delle incompatibilità a indossare la mascherina».
«Filisetti, dubbia esaltazione del passato Retorica della “bella morte” fuori luogo»
Il direttore scolastico “va in trincea” «Ai caduti in guerra, rispondiamo: presente»
Complimentissimi Direttore !!!
Grande direttore!
E cambia la pettinatura che questa non va più di moda!
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…con quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così, sembra il classico tipo dell’ “Armiamoci e partite!”.
ha i capelli come Tramp….e non solo.
I nostri maestri del pensiero sono passati dall’orgasmo filosofico al commento razziale dell’immagine.E il Ministero dei banchi a rotelle non aveva altro cui pensare.
Manca il coraggio di dichiarare di essere un fas…..
Dopo don Leonesi, ecco un altro che deve rettificare quanto scritto. Pensare prima e soppesare le parole, è un esercizio difficile? O pensiamo di fare tweet futili? Abbiamo proprio una classe dirigente poco preparata,no?
Non mi interessa quello che ha detto il direttore scolastico e pertanto non esprimo giudizio, ma mi riallaccio al significato che ha dato per i giovani, coloro che dovranno sostenere questo squinternato ambiente intriso di cose negative. Certamente avrebbero bisogno di un sostegno una guida che ora la scuola e la famiglia hanno “dimenticato” Per noi ventenni il periodo del servizio militare era un “colpo al cuore” ma le cose negative e positive del periodo di leva certamente ci hanno formato e maturato
Quando sono andato al sacrario di Re di Puglia e ho visto tutti quei nomi con accanto scritto PRESENTE ho pensato che era doveroso onorare il sacrificio dei nostri combattenti.
Ancora adesso, nella ricorrenza del 4 novembre, ritengo che sia doveroso rendere omaggio ai nostri nonni che hanno versato il sangue per la Patria.
Anch’io sono stato nell’ormai lontano 1959, con mio padre e mio nonno che ha partecipato alla I° guerra mondiale rimanendo ferito durante la liberazione di GORIZIA, a visitare anche il sacrario di REDIPUGLIA dove fra le migliaia di soldati caduti c’è anche il fratello di mio nonno di cui conservo una foto militare dell’epoca ed anche la medaglia di Cavaliere di Vittorio Veneto che ho ritirato io al cinema Rossini per mio nonno Giovanni. Ricordo bene la grande scalinata a gradoni con i nomi dei militari e sopra una fila continua di marmo con la parola PRESENTE.
Ritengo che l’intervento del direttore scolastico abbia voluto onorare e ricordare ai giovani studenti di oggi la memoria dei tanti militari caduti e che le polemiche dei sinistrati siano solo strumentali.