di Federica Nardi
Se non fosse bastata l’omelia anti-aborto del vicario della Diocesi di Macerata Andrea Leonesi a far diventare Macerata e le Marche un caso nazionale (leggi l’articolo), ora è il turno di Marco Ugo Filisetti, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale con la sua lettera agli studenti del 4 novembre, Giornata dell’unità nazionale e delle forze armate. Sulla comunicazione ci sono già ben due interrogazioni alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. La prima di Nicola Fratoianni (deputato Leu e portavoce nazionale di Sinistra italiana), la seconda di Mario Morgoni (Pd). La richiesta è simile: per i parlamentari la ministra deve prendere provvedimenti. «L’inadeguatezza regna sovrana», dice Fratoianni. Morgoni non va per il sottile: «Questa retorica è ciarpame fascistoide. Filisetti va rimosso dall’incarico».
Ugo Maria Filisetti
LA LETTERA – Ieri Filisetti ha inviato un documento a tutti gli studenti marchigiani, su carta intestata del ministero dell’Istruzione. La lettera cita il filosofo Giovanni Gentile, usando toni trionfalistici sui giovani morti durante la Prima Guerra Mondiale. Il testo: «In questo giorno il nostro reverente pensiero va a tutti i figli d’Italia che dettero la loro vita per la Patria, una gioventù che andò al fronte e là vi rimase – dice Filisetti -. Una gioventù lontana dai prudenti, dai pavidi, coloro che scendono in strada a cose fatte per dire: “Io c’ero”. Giovani che vollero essere altro, non con le declamazioni, ma con le opere, con l’esempio, consapevoli che “Un uomo è vero uomo se è martire delle sue idee. Non solo le confessa e le professa, ma le attesta, le prova e le realizza”. Combatterono per dare un senso alla vita, alla vita di tutti, comunque essi la pensino. Per questo quello che siamo e saremo lo dobbiamo anche a Loro e per questo ricordando i loro nomi sentiamo rispondere, come nelle trincee della Grande Guerra all’appello serale del comandante: Presente (scritto tutto maiuscolo, ndr)!».
Mario Morgoni
«FILISETTI VA RIMOSSO» – Mario Morgoni presenterà la sua interrogazione domani. «Dopo le omelie sulla sottomissione delle donne e l’aborto come disastro epocale, adesso la lettera che riprende toni della retorica dannunziana. Nelle Marche siamo messi male sul fronte delle funzioni educative – dice Morgoni -. Si trasforma in diseducazione nei confronto della società e nei confronti dei giovani. Credo che in merito a questa comunicazione di Filisetti vada fatta una valutazione oggettiva: questo dirigente è inadatto al compito che gli è stato affidato, che è comunque un compito educativo. Credo anche che non abbia capito bene o che non abbia studiato la storia. Perché è un po’ diversa da come la racconta lui. La guerra del 16-18 fu definita un’”inutile strage”. E tutta questa enfasi epica, se rapportata alle migliaia di giovani strappati alle campagne, semi analfabeti, che sono andati a combattere in mezzo a stenti miserie e sofferenze, non corrisponde alla realtà. La realtà dei fatti me l’ha raccontata anche mio nonno che è stato in trincea. Questa retorica è ciarpame fascistoide. La prima guerra mondiale non è stata una guerra di conquista, ma un evento tragico per il nostro Paese e oggi festeggiamo il 4 novembre più con l’intento di festeggiare la fine della guerra, possibilmente di tutte. Per cui chiederò al ministro dell’Istruzione di prendere provvedimenti. Credo che Filisetti debba essere rimosso, perché profondamente diseducativo. Spero anche che insegnanti e genitori abbiano un sussulto – dice Morgoni -. Perché non possiamo educare i giovani a questo spirito da “Arditi”. Ma serve una nuova responsabilità verso gli altri, la società e i compiti di cittadino per costruire una convivenza più avanzata. Non queste porcherie che tocca leggere e che purtroppo vengono da un pulpito che ha titolo per essere letto e per avere una diffusione nelle scuole. Chiederò al ministero di prendere le opportune misure perché certi episodi non abbiano più luogo e vengano adeguatamente censurati».
Nicola Fratoianni
«PENSAVO NON FOSSE VERO» – Nicola Fratoianni inizialmente pensava che il messaggio di Filisetti fosse un fake: «Avendo letto il messaggio agli studenti marchigiani diffuso dal dirigente del locale ufficio scolastico regionale in occasione del 4 novembre, non credendo che fosse vero, non sapevo se mettermi a ridere o arrabbiarmi. Un tono e delle parole che stonano – prosegue il vicepresidente della commissione Cultura di Montecitorio – con un’istituzione del sistema formativo del nostro Pese, forse più adatte ad un raduno dei reduci degli Arditi o della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale non certo a dei ragazzi del Terzo millennio. Si dimostra ancora una volta che per occupare dignitosamente posti dirigenziali dello Stato non basta avere il solo merito di aver frequentato riunioni leghiste o essere vicino a ministri della destra. L’inadeguatezza regna sovrana. È per questo che presenteremo un’interrogazione in Parlamento – conclude l’esponente di Leu – e chiederemo un intervento deciso della ministra dell’Istruzione».
Angelo Ventrone
L’ANEDDOTO – A commentare la lettera oggi anche Angelo Ventrone, docente di Storia contemporanea dell’Università di Macerata. Nel suo commento Ventrone ha spiegato, tra le altre cose (leggi l’articolo), che non è la prima volta che Filisetti lo lascia interdetto: «Nel 2018, in un incontro in una scuola a cent’anni dalla fine della Grande guerra, e per ricordare gli ex studenti morti in combattimento, avevo assistito a una scena surreale. Il primo intervento previsto è proprio quello di Filisetti. Si alza – scrive Ventrone -, va al microfono e legge, uno a uno, i nomi dei caduti. A ogni nome, fa seguire il grido: «Presente!». Poi torna al suo posto, senza aggiungere null’altro. Rimango senza parole. Con mia enorme sorpresa, ho appena assistito alla messa in scena del tipico appello che apriva le riunioni dei gruppi fascisti (anche se ora nel messaggio il richiamo sembra essere a D’Annunzio)».
Lorenzo Marconi
«RETORICA BELLICISTICA» – «Non possiamo che esprimere il nostro sconcerto per l’utilizzo di una retorica bellicista, intrisa di nazionalismo che nulla ha a che fare con l’esigenza di stimolare e sollecitare una conoscenza critica della storia nazionale, indispensabile alle giovani generazioni perché siano messe nelle condizioni di riflettere sui costi morali e materiali che le guerre, tutte le guerre, comportano per i popoli che vi vengono trascinati – dice il presidente provinciale dell’Anpi Lorenzo Marconi – Una retorica mistificatrice che elude il ruolo e le responsabilità della Monarchia e delle classi dirigenti di allora che trascinarono al massacro migliaia di giovani. E’ certo che ci furono soldati volontari ma una larghissima maggioranza non fece altro che subire la coscrizione obbligatoria; non solo giovani ma anche persone mature, costrette al sacrificio, “carne da cannone” in una guerra della quale, al di là della retorica roboante, stentavano a capire il senso, mentre se ne stavano al freddo nelle trincee piene di fango, sperimentando ogni giorno la brutalità disumanizzante della guerra, la paura, gli stenti, la nostalgia di casa. Molti non tornarono più, molti tornarono menomati irrimediabilmente nel corpo e nella psiche e incapaci di reinserirsi nella vita da civili. Se riconoscere il sacrificio di quei caduti è un dovere – continua Marconi – è invece sbagliato usare la retorica per esaltare il valore dell’eroismo bellico, disconoscendo completamente il valore della faticosa ed altrettanto eroica costruzione di una cultura di pace, capace di perseguire concretamente il “ripudio della guerra” così come affermato dall’art. 11 della nostra Costituzione, dalla lettura del quale dovrebbe nascere un necessario, utile e doveroso invito alla riflessione e alla ricerca di una migliore conoscenza delle nostre radici. Riteniamo infine di farci parte attiva per informare il Ministro del messaggio inaccettabile inviato, per giunta, in occasione di una ricorrenza nazionale che sottolinea il valore dell’unità nazionale». Critica anche la Cgil: «Non troviamo un passaggio sul ripudio alla guerra sancito dall’art. 11 della nostra Costituzione – aggiunge la Flc-Cgil Marche – non un accenno al differente ruolo svolto oggi dalle nostre forze armate, bensì una evocazione della guerra come fabbricatrice di senso della vita. Fuori da ogni contesto storico e politico, il messaggio di Filisetti sconcerta soprattutto perché proviene da chi ricopre un ruolo di grande responsabilità nel sistema educativo nazionale, che dimentica come la guerra sia un disvalore costituzionalmente sancito. La segreteria vuole ricordare ed onorare tutti coloro che a causa della guerra, qualsiasi guerra, hanno perso la vita o hanno affrontato ingiuste sofferenze. Come sindacato che rappresenta donne e uomini di scuola inorridiamo all’idea della guerra come matrice di senso della vita. Forse sarebbe meglio che Filisetti, anziché citare il filosofo Giovanni Gentile, rammentasse questo breve passaggio del libro “Niente di nuovo sul fronte occidentale” di Erich Maria Remarque: “Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo, l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro».
Maurizio Mangialardi
«DIMISSIONI» – «Parole che fanno tremare i polsi per la violenza, il fanatismo e un disprezzo per la Costituzione repubblicana che lambisce l’apologia del fascismo. In questo mondo contemporaneo, reso così instabile da conflitti, terrorismi, diseguaglianze economiche e da ultimo dalla pandemia di Covid, crediamo che i giovani non abbiano bisogno dei vetusti feticci dell’eroismo bellico richiamanti epoche che non vogliamo più rivivere, ma piuttosto di valori autentici come la pace, la democrazia, la solidarietà, la partecipazione, colonne su cui edificare una società più equa e libera e un futuro di cooperazione tra i popoli». Così il capogruppo regionale del Partito democratico Maurizio Mangialardi. «Non è mia abitudine richiedere dimissioni o rimozioni – conclude il capogruppo dem – ma penso che in questo caso si sia abbondantemente passato il limite, compromettendo la credibilità del nostro sistema educativo. Spero che di ciò mostrino consapevolezza anche il governo e il ministro Azzolina prendendo i provvedimenti che riterranno più giusti».
«Filisetti, dubbia esaltazione del passato Retorica della “bella morte” fuori luogo»
Il direttore scolastico “va in trincea” «Ai caduti in guerra, rispondiamo: presente»
Non ci si crede!
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
15-18, Morgoni, non 16-18… però a parte il buffo dettaglio nozionistico per la seconda volta sono d’accordo con lei…
sarà la vecchiaia?
Da dove è uscito? Neanche il guerrafondaio D’Annunzio ebbe mai questa retorica così pomposa.
Armiamoci e partite.
Franco Pavoni, in realtà l’errore è del giornale . Non avrei potuto sbagliare date anche perché mio nonno che fu tra i tanti nonni .combattenti della prima guerra mondiale ne parlava sempre come la guerra del 15/18!
Per il resto mi fa piacere se siamo d’accordo , vuol dire che non ci sono ostilità preconcette e comunque incontrarsi ogni tanto fa anche bene.
iacobini come da dove è uscito…questo è direttore dell ufficio scolastico regionale …a parte invertite un normale docente ” sinistroide” sarebbe stato lapidato!!!
Marco Ugo Filisetti grande uomo! Onore ai ai caduti! A mio avviso i due parlamentari citati nell’articolo della giornalista Nardi sono due minus habens
IL TESTO INTEGRALE DEL BOLLETTINO DELLA VITTORIA
Comando Supremo, 4 Novembre 1918, ore 12
La guerra contro l’Austria-Ungheria che, sotto l’alta guida di S.M. il Re, duce supremo, l’Esercito Italiano, inferiore per numero e per mezzi, iniziò il 24 Maggio 1915 e con fede incrollabile e tenace valore condusse ininterrotta ed asprissima per 41 mesi è vinta.
La gigantesca battaglia ingaggiata il 24 dello scorso Ottobre ed alla quale prendevano parte cinquantuna divisioni italiane, tre britanniche, due francesi, una cecoslovacca ed un reggimento americano, contro settantatre divisioni austroungariche, è finita.
La fulminea e arditissima avanzata del XXIX corpo d’armata su Trento, sbarrando le vie della ritirata alle armate nemiche del Trentino, travolte ad occidente dalle truppe della VII armata e ad oriente da quelle della I, VI e IV, ha determinato ieri lo sfacelo totale della fronte avversaria. Dal Brenta al Torre l’irresistibile slancio della XII, dell’VIII, della X armata e delle divisioni di cavalleria, ricaccia sempre più indietro il nemico fuggente.
Nella pianura, S.A.R. il Duca d’Aosta avanza rapidamente alla testa della sua invitta III armata, anelante di ritornare sulle posizioni da essa già vittoriosamente conquistate, che mai aveva perdute.
L’Esercito Austro-Ungarico è annientato: esso ha subito perdite gravissime nell’accanita resistenza dei primi giorni e nell’inseguimento ha perdute quantità ingentissime di materiale di ogni sorta e pressoché per intero i suoi magazzini e i depositi. Ha lasciato finora nelle nostre mani circa trecento mila prigionieri con interi stati maggiori e non meno di cinque mila cannoni.
I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli, che avevano disceso con orgogliosa sicurezza.
Armando Diaz
[Spiace constatare la disinformazione del dirigente all’ufficio scolastico regionale riguardo la vittoria alla prima guerra mondiale la prima guerra di massa della storia. Non abbiamo bisogno della retorica della bella morte che è brutture, miseria, sporcizia disperazione. Il linguaggio ha un suo significato e una portata enorme quando viene usato così impropriamente da un rappresentante dello stato dentro il ministero della pubblica istruzione.
Il super homo è passato di moda e pensi il dirigente ad assicurare la presenza dei docenti necessari ad avviare le lezioni in presenza e in sicurezza. Mi domando come può ricoprire un incarico simile un signore che ignora che l unità d”Italia non può dipendere dalle guerre.
Forse la sua nomina è dipesa dalla politica? Come può questo dirigente ignorare che la guerra ora non ha più trincee ma GUERRE super tecnologiche, batteriche,chimiche… si informi e studi e nel frattempo dia l’esempio che faccia una trincea e ci mandi per primi i suoi figli o nipoti poi ci racconterà come è andata . Il motto “armiamoci e partite” è in DISUSO da quasi 100 anni.
I carri armati dell’intolleranza politica si sono mossi in blocco, Felisetti avrebbe dovuto dire ai giovani su ragazzi fatevi un canna e fregatevene oggi – 4 novembre – di quegli imbecilli che morirono in trincea. Non credo che sia Felisetti a dover essere mandato a casa, le guardie giurate del pensiero unico sono molto più pericolose.
4 novembre 1918. Tre lunghi anni di immani sacrifici, umani e materiali, hanno caratterizzato la grande guerra del 1915-1918. L’Italia conquistava la propria unità nazionale, sotto il comando del generale Diaz. Lasciavamo sul campo di battaglia circa settecentomila uomini, oltre a centinaia di migliaia tra mutilati, invalidi, orfani e vedove. Cosa resta oggi di tale immane e supremo sacrificio? Non possiamo neanche immaginare le privazioni, l’abnegazione, il senso del dovere, l’amore per la patria di coloro che attuarono alla lettera, fino al sacrificio supremo, la parola d’ordine generale di quel momento: “Vittoria totale!” Dopo la disfatta di Caporetto del 1917, tutto sembrava perduto: sul monte Grappa e sul Piave, in pieno inverno, le truppe italiane hanno resistito e incarnato la vittoria. Ora, più che mai, c’è bisogno di ricordare quegli eventi: le istituzioni pubbliche, attuando rigorose politiche volte al progresso civile, culturale, sociale ed economico del popolo italiano; e le istituzioni scolastiche preparando le giovani generazioni allo studio della storia ed infondendo i sentimenti di unità nazionale. Oggi ci troviamo a combattere un nemico subdolo, la pandemia che destabilizza le istituzioni, le società intere e che fa presagire ad un nuovo ordine mondiale, politico ed economico: dobbiamo rivendicare che l’Italia e l’Europa sono le radici culturali del mondo intero. L’obiettivo è il riscatto sociale e culturale dei popoli che passa attraverso l’unità nazionale ed europea, così come al tempo della prima guerra mondiale quando nei due fronti opposti, quello di destra (formato dai nazionalisti, liberali di destra, irredentisti) e quello di sinistra (democratici, repubblicani irredentisti, alcune frange socialiste), pur muovendo da famiglie politiche diverse, era chiaro l’obiettivo finale: l’unità nazionale. Occorre la riscoperta, vera e sentita, delle nostre origini, storiche e culturali, perché ciascuno consideri l’Italia e l’Europa delle nazioni come beni supremi da difendere e amare, e perché sia sempre vivo in ognuno di noi il trinomio, unico e inscindibile: onorare la patria, amare la nazione e poi servire lo Stato.
Alberto Tombesi,
Cercherà di fare proseliti tra quelle giovani menti che, incuranti del poco cervello che hanno lo metterebbero volentieri a disposizione della causa come già fanno in molti, di cui qualcuno più intelligente si è già immolato sull’altare del ridicolo.
Poco da fare : questi i prezzi che bisogna pagare per avere libertà e democrazia.
Un conto è giustamente celebrare la fine della Grande Guerra o, come si insegnava una volta a scuola, la nostra IV Guerra di Indipendenza (che comunque, al netto della retorica, fu un immane bagno di sangue e di orrori), altro conto è un patetico e goffo revanscismo di certe persone che non dovrebbero ricoprire incarichi pubblici per inadeguatezza manifesta
Appunti di viaggio n. 13 – Redipuglia
Pubblicato da Alessandra Nardon in Impressioni di viaggio · 17 Settembre 2017
Tags: Redipuglia, sacrario, guerra, appunti
Questo è forse il momento migliore per apprezzare il Sacrario: la pietra bianca, abbagliante e quasi ostile d’estate, poi cupa d’inverno, si adatta sotto il cielo settembrino, luminoso ancora ma già pesante d’autunno.
Attorno, il verde dei cipressi e, più oltre, sul Carso, i primi accenni di sommaco evidenziano il contrasto cromatico. La fine dell’estate è il momento in cui i pensieri si raccolgono e questo stato d’animo predispone il visitatore al silenzio e alla sacralità del luogo.
Dall’ampio piazzale, su cui sono fissate le lastre di bronzo con i nomi dei luoghi delle battaglie, si arriva fino ai sacelli dei generali posti alla base della scalinata e poi si sale percorrendo i gradoni fino in cima: sulle pareti di ogni piano i nomi dei caduti in ordine alfabetico. Cerchi il nome conosciuto – se per caso un lontano parente… – con la serenità e la leggerezza di chi si sente sicuro perché quella guerra è ormai un fatto passato.
Il Sacrario ha un aspetto maestoso, si distende, occupandolo interamente, lungo il pendio del Monte Sei Busi. Con i suoi gradoni, come soldati schierati prima della battaglia, le tombe dei generali simbolicamente al centro, ai lati le linee continue dei cipressi aperte come se fossero un sipario, è la metafora di una grande rappresentazione intesa a generare pietà attraverso un’architettura tutta forza e potenza. Il Sacrario di Redipuglia è un spazio allestito per conservare la memoria di un popolo esaltandone gli eroi. Ma la retorica celebrativa ha un effetto anestetizzante: la ritualità spettacolare conforma e svuota il privato in una dimensione pubblica, di maniera, a volte quasi sfacciata.
Eppure, a dispetto della sua monumentalità, del suo essere dichiaratamente troppo pubblico, il Sacrario rimane un luogo intimo, un posto in cui si è costretti a stare con se stessi e a misurarsi con il proprio destino; a considerare quanto siano fragili le nostre certezze in equilibrio tra l’essere e il non essere; a toglierci di dosso la patina di vanità per prepararci, nel nostro andare, a “viaggiare leggeri”.
Morgoni e Pavoni, questa è la politica che vogliamo e che si deve fare, pur venendo da partiti diversi…il bene lo sappiamo riconoscere tutti anche gli analfabeti con i ciechi e sordomuti, anche il male, non hanno appartenenza politica, basta solo la buona volonta.di applicare questo pensiero e tramutarlo in fatti , come vi siete scritti.
Giovanna Capodarca Agostinelli, lei dice che l’unità d’Italia non può dipendere dalle guerre, ma la storia dice che è stata fatta con le guerre, ben 4, se escludiamo quella che comunque fu una piccola guerra tra Garibaldi e il Regno delle due Sicilie. Se dovessimo ripudiare la retorica della prima guerra mondiale dovremmo ripudiare coerentemente anche tutte le altre guerre risorgimentali, perchè non è che se una guerra ha 60 anni di meno di un’altra allora è meno grave. Io dico che è giusto esaltare anche alle nuove generazioni ciò che i i nostri bisnonni hanno fatto al fronte, volenti o nolenti, perchè se l’Italia è unita lo dobbiamo anche a loro, forse in primis a loro: esaltare col “Presente” il loro sacrificio non è certo fascismo, ma un degno tributo.
Sig. Grifantini , tra esaltare e ripudiare c’è in mezzo uno spazio immenso dove si colloca ad esempio il rispetto dei fatti storici . Il Dirigente Scolastico regionale non dovrebbe dedicarsi ad esaltare alcunché come farebbe un esaltato qualunque . Il Dirigente scolastico dovrebbe guidare gli studenti alla conoscenza e al protagonismo civile e non ad un protagonismo bellico fuori dal tempo , dai valori fondanti delle nostre Istituzioni ( L’ Italia ripudia la guerra…. ) e abbondantemente fuori dal buon senso . Inoltre e’ piuttosto azzardato sostenere che l’ Italia sia entrata nella prima guerra mondiale per realizzare l’ unità del paese . L’ unica unità realizzata in quel conflitto fu quella linguistica grazie alla convivenza nelle trincee di giovani prevalentemente contadini e analfabeti provenienti da territori dove si parlavano i dialetti più disparati e che alla fine della guerra si erano in qualche modo
appropriati di un linguaggio comune.
Per il resto credo che in tema di eroismo nella prima guerra mondiale giova rileggere almeno alcune pagine di “ Un anno sull’ altopiano “ di E.Lussu o anche le pagine di altri testimoni diretti come E. Emingway o Carlo E. Gadda . Ma segnalo anche la “ lettera ai cappellani militari di Toscana “ di un educatore vero come Don Lorenzo Milani.
Informo in conclusione che ho depositato questa mattina una interrogazione alla ministra dell’ Istruzione per conoscere quali provvedimenti intenda assumere in relazione a tale sconsiderata iniziativa del Dirigente scolastico regionale .
Scusi On Morgoni, ma mi risulta fin dalla scuola elementare che l’Italia entrò in guerra per riunire Trento e la Venezia Giulia all’Italia. Politicamente provarono ad offrire all’Austria la neutralità in cambio della concessione pacifica di quelle terre popolate da italiani, ma non avendo ottenuto rassicurazioni entrarono in guerra. 70 anni prima eravamo scesi più volte in guerra, sempre contro l’Austria, per riunire al nascendo stato italiano la Lombardia e poi il Veneto. L’Italia oggi ripudia la guerra come strumento di offesa, ma l’unità d’Italia è stata fatta con la guerra ed il Risorgimento è una storia di guerre, c’è poco da girarci intorno. O si ripudia tutto il Risorgimento, oppure lo si accetta e si ringraziano ed esaltano i giovani che vi presero parte e, volenti o nolenti che fossero, diedero la vita, mezze misure non ne vedo.
COMUNICATO STAMPA
Messaggio per il 4 novembre, chiesta relazione a USR Marche
Il Ministero dell’Istruzione rende noto di aver chiesto all’Ufficio Scolastico Regionale per le Marche una relazione in merito al messaggio inviato alle studentesse e agli studenti della Regione in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate del 4 novembre. Messaggio che ha suscitato forti polemiche da parte della comunità scolastica e non solo.
Il Ministero ha chiesto spiegazioni sul contenuto e sulle finalità della nota in ragione “dei principi democratici che sorreggono l’attività e le finalità del sistema nazionale di istruzione e formazione”.