Guardare al mercato cinese con occhi nuovi e con molta prudenza, perché il Paese è uscito per primo dalla crisi sanitaria e sta investendo molto per sostenere la ripresa dei consumi e delle produzioni. Segnali che lasciano intendere che la Cina potrebbe essere la sola grande economia al mondo a non essere vittima della recessione post Covid-19 o a subirla in modo più leggero. È positivo il messaggio che esce dall’Abbadia di Fiastra a Tolentino, dove ieri si sono confrontati imprenditori, export manager, consulenti (non solo marchigiani) e direttori di istituti di credito: il focus era dedicato al ‘China International Import Expo’ di Shanghai, gigantesco appuntamento fieristico post emergenza dedicato esclusivamente all’importazione di prodotti e servizi.
LA GRANDE DIFESA – Non usa mezze parole l’avvocato Francesca Papitto, esperta in Diritto Internazionale e Commercio con l’Estero, che ha organizzato la tavola rotonda: «Stiamo parlando di un mercato insidioso, dove la debolezza dell’economia italiana potrebbe essere facilmente preda dei cinesi. Va difeso il Made in Italy, tutelate le nostre produzioni di fronte alla loro aggressività economica e a eventuali attacchi informatici». Senza contare che la pandemia ha modificato il mercato cinese, «oggi diverso da quello che avevamo conosciuto fino a settembre dello scorso anno».
Più varietà, più qualità, più tecnologia e più prudenza, «perché è rimasto immutato l’obiettivo portare la Cina, entro il 2049, a essere al massimo della sua forza economica». Cosa significa, più concretamente, per le imprese della nostra regione? «Che non devono essere vittime dei cinesi, ma piuttosto, sfruttando le buone relazioni che sono state costruite tra Marche e Pechino, essere in grado di ricostruire prima dei competitor nuove e corrette relazioni commerciali».
IL DOPPIO BINARIO – Dodicesimo mercato di sbocco per i prodotti della nostra regione e anche uno dei Paesi dove il made in Marche è arretrato più sensibilmente nel primo trimestre di quest’anno (53,3 milioni di euro, -15 % rispetto allo stesso periodo del 2019), per esperti e consulenti la Cina, pur di fronte a un rallentamento della sua crescita, mantiene inalterate le potenzialità di partner commerciale, anzi la pandemia e la chiusura forzata hanno portato al termine del lockdown uno stimolo nei consumi: se ne sono accorte alcune nicchie della manifattura marchigiana, a cominciare dai produttori di beni di lusso della calzatura e della pelletteria, sia con brand propri sia per conto terzi.
Come riprendere il filo del business, dunque? Dall’Abbadia di Fiastra arrivano due leve da attivare possibilmente in contemporanea: la partecipazione alle fiere in presenza più importanti che si svolgono in quel Paese e una spinta decisa e definitiva verso le piattaforme di vendita online.
OFFLINE & ONLINE – Nessuno nasconde le difficoltà del momento, a cominciare dal blocco dei visti voluto dal governo cinese: «Ma il Padiglione Italia alla fiera Shangai è stato confermato e confido che entro novembre si possa riprendere a viaggiare, altrimenti bisognerà affidarsi a contatti locali». È ottimista Marco Bettin, segretario generale della Camera di commercio italo-cinese, che ricorda a tutti quanto sono importanti soprattutto in questo momento gli investimenti su progetti di internazionalizzazione, tra l’altro sostenuti per il 50% a fondo perduto da Simest. Risorse che si possono utilizzare anche sul fronte della digitalizzazione dei processi di internazionalizzazione, visto che la pandemia ha cambiato le modalità di acquisto di beni e servizi e non solo in Italia: i consumatori sono passati dall’offline all’online e conviene che anche gli imprenditori marchigiani ne prendano atto velocemente.
L’avvocato Francesca Papitto
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Cavoli qualcuno comincia ad accorgersi del nostro destino, che purtroppo è ormai segnato…
Esportiamo beni di qualità/lusso in Cina per cento lire ed importiamo beni (dalla media qualità a quelli di bassissima qualità) per 5 mila lire
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La forza delle imprese (non solo marchigiane) era costituita da aziende a “bassa tecnologia” (più delle macchine era l’uomo) ma -il lavoro dell’uomo- può essere facilmente copiato, cosa che è successo.
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Calzature, abbigliamento, pelletterie,ecc, ecc: 20 anni fa quelli cinesi facevano schifo, oggi sono uguali a (quel poco che resta) della produzone italiana.
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E non a caso 20 anni fa (per tutta una serie di prodotti) il marchio di qualità -a livello mondiale- era “made in italy”; oggi è “made in china”
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Se altrove, fuori dell’Europa, la forza lavoro viene pagata 1/7 di quella che si paga in Europa (ed i diritti dei lavoratori, la sicurezza degli ambienti di lavoro, ecc ecc non ci sono) non c’è nulla da fare: i prodotti cinesi, vietnamiti, messicani, filippini, ecc ecc costeranno (a parità di qualità) sempre di meno degli stessi identici prodotti italiani.
E noi saremo sempre fuori mercato…
Abbiamo dimenticato che la Cina era decenni fa il “pericolo giallo”. Non solo, caro Gianfranco, sottoscrivo ciò che scrivi, ossia che i Cinesi sono sotto il tallone di ferro del migliore comunismo, dove una oligarchia politica, militare e poliziesca si è arricchia della nomenklatura di geni affaristici miliardari che si stanno comprando l’Italia, l’Europa e il Pianeta intero, comprese le terre africane. Ho saputo che i cinesi si sono comperati un noto commercio in provincia. Ovviamente non entrerò più in quell’esercizio, andando quindi in uno gestito ancora da italiani. Da tempo, a casa mia ci serviamo il più possibile di prodottyi italiani, anche se più costosi. Tra poco il mondo parlerà cinese, come parla inglese, e la chirurgia plastica ci farà gli occhi a mandorla.
Noi siamo occidentali, con una formazione filosofica, religiosa, culturale e artistica occidentale. Apprendisti stregoni del centrosinistra che ancora pontificano hanno abbattuto la diga che si opponeva al “pericolo giallo”, facendoci invadere con prodotti a basso costo a causa di una manodopera a basso costo. 5 Stelle e PD c i hanno venduto ai Cinesi. Noi, invece, dovremmo legarci sempre di più all’Occidente e agli Stati Uniti di Trump, difendendo l’integrità fisica di Israele, l’ultimo caposaldo occidentale che impedisce l’invasione mediorientale e orientale dell’Italia e dell’Europa.
Saremo presto in pericolo fisico e vittime della fame. Una spallata a PD e 5 Stelle potrebbe allontanare il pericolo per un po’. Ma sembra che il destino delle popolazioni italiche sia da duemila anni quello di essere servi sfruttati da qualcuno: adesso è giunta la Cina. E non possiamo farci nulla: noi siamo, per destino, lacchè sempre di qualcuno.