Summit con Guido Bertolaso al covid center
di Monia Orazi
Sono 32 le aziende, una decina quelle marchigiane, impegnate nel maxi cantiere alla fiera di Civitanova. Il Covid center delle Marche con 84 posti letto di terapia intensiva e sub intensiva che nei prossimi giorni dovrebbe iniziare ad accogliere i primi pazienti. Slittata dunque l’apertura che era stata prevista per oggi. Domani comincerà la formazione del personale ed è in programma un sopralluogo del governatore Ceriscioli insieme a Bertolaso e al sindaco Ciarapica.
Ultimi ritocchi alla struttura
Tra l’elenco, reso noto, delle ditte che stanno lavorando alla realizzazione di quella che Bertolaso ha ribattezzato “astronave”, manca la Ip Costruzioni srl di Martinsicuro (Teramo), che insieme alla Promedia di Patrizia Arnosti, che ha curato il progetto affiancandosi a Guido Bertolaso, ha già lavorato al Mazzoni di Ascoli Piceno. Si tratta di un’azienda di costruzione che si occupa di opere edili. Altra azienda che ha una serie di appalti con Asur Marche è la Rekeep spa di Zola Predosa, il nuovo nome assunto anni fa da Manutencoop, che da una decina di anni circa ha vinto diversi appalti dell’Asur Marche, tra cui alcuni anche nelle strutture sanitarie della provincia di Macerata. Altra azienda di rilievo impegnata nel cantiere è Operamed srl, della provincia di Padova, che realizza moduli per unità di terapia intensiva, sale degenze, laboratori, sale ibride, blocchi operatori, in Italia ed all’estero. Nelle Marche ha già lavorato anch’essa al Mazzoni di Ascoli Piceno e all’ospedale di San Benedetto. E’ la stessa azienda che ha lavorato con Bertolaso per allestire il Covid center alla Fiera di Milano. Operamed e Rekeep, tra l’altro, figurano nella lista ufficiale dei donatori, tra coloro che hanno donato beni e servizi alla struttura. «Sul cantiere sono impegnate quotidianamente circa 150 persone divise in squadre di elettricisti (20), idraulici (15), addetti ai sistemi di areazione (15) e di gas speciali (3), di montaggio strutture in cartongesso (50), a lavori di edilizia e finiture (5), alle pulizie 10) oltre alla direzione e coordinamento generale dei lavori. Uno staff che nei giorni scorsi ha anche raggiunto, nei momenti di allestimento delle grandi strutture metalliche, di pavimentazione, di copertura, le 180 unità, sempre garantendo attività sulle 24 ore», si legge negli aggiornamenti dal cantiere postati sul sito del Covid hospital di Civitanova.
La copertura dell’ente fiera
Impossibile avvicinarsi al cantiere, sorvegliato a vista dall’esercito e dal personale del Cisom, il Corpo italiano di soccorso dell’ordine di Malta. Il conto economico dei lavori ammonta a 5 milioni 870mila euro per gli interventi della struttura, di cui 2 milioni e 400mila euro per opere edili, 1 milione 350mila euro per impianti elettrici speciali, 1 milione 250mila euro per gli impianti di condizionamento, 600mila euro per gli imprevisti, 150mila euro per la logistica ed i professionisti, 120mila euro per impianto idrico sanitario. Altri due milioni e 571mila euro sono i costi delle tecnologie sanitarie e degli arredi: la terapia intensiva e sub intensiva (42 posti letto ciascuno) costa 848mila euro, la tac e apparecchiature di radiologia digital 702mila euro, la sala operatoria 251mila euro, gli arredi 770mila euro. Nel quadro economico c’è chiaramente scritto che si tratta di costi stimati per l’ospedale temporaneo. Sino ad oggi sono stati raccolti poco più di otto milioni di euro, al netto dei materiali donati. Una scelta quella voluta da Ceriscioli che ha fatto discutere, ma che si inserisce nell’indirizzo dato dal ministro della Salute Roberto Speranza di costruire delle strutture per affrontare possibili nuove ondate della pandemia, ipotesi già contemplata in documenti di scenario redatti dal comitato tecnico scientifico.
Non tutti, però, hanno scelto Bertolaso e fiere dismesse per realizzare i progetti. In Abruzzo sono stati consegnati a metà aprile i lavori per realizzare un Covid hospital a Pescara, con regolare appalto pubblico indetto con procedura d’urgenza dalla Regione Abruzzo. I lavori sono in corso in una palazzina di proprietà dell’Asl di Pescara. Si stimano in tutto 90 giorni per i lavori, per una struttura permanente che resterà a disposizione in futuro, con 50 posti letto che nelle intenzioni dovrebbero essere pronti in un mese. A vincere l’appalto la Omnia Servitia di Pescara. In Campania la struttura prefabbricata Covid realizzata nel parcheggio dell’ospedale del Mare di Napoli costata poco meno di otto milioni di euro, per 72 posti di terapia intensiva, fa parte di una maxi gara di appalto indetta dalla Regione Campania a metà marzo per realizzare tre differenti Covid center a Napoli, Caserta e Salerno. A vincere l’appalto l’azienda di Padova Manifacturing Engineering Development Med che dal 2003 realizza ospedali prefabbricati. I primi 48 posti a Napoli sono stati inaugurati lo scorso 20 aprile. Anche in Emilia Romagna si è provveduto tramite intervento ed appalto pubblico: investimento di oltre 26 milioni di euro per il Covid Intensive Care, una rete di terapie intensive con 146 posti letto sempre utilizzabile, che si trovano in strutture dell’ospedale Maggiore di Parma, del policlinico Sant’Orsola e dell’pspedale Maggiore a Bologna, del policlinico e dell’ospedale civile di Baggiovara a Modena e dell’Ospedale Infermi a Rimini, la cui realizzazione fa capo alle diverse aziende sanitarie, dei fondi gran parte regionali, 9 milioni e mezzo di euro vengono da donazioni e e attrezzature dedicate fornite dalla Protezione civile nazionale. Gli interventi ed i lavori dovrebbero essere conclusi entro i mesi di maggio e giugno.
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Leggendo di questi Covid center più o meno “intensive care”, non riesco a capire se vengono costruiti all’interno di ospedali, attaccati ad altri ospedali o in qualsiasi punto anche distante dall’ospedale. E’ importante perché ad ognuna delle risposte potrei prendere l’intervista del Gattinari per posteggiare la Ferrari o le impressioni della Conestà, specializzata in sanità pubblica con 30 anni di esperienza internazionale e spalmare le sue impressione sui costruenti center. Immagino che anche tutti gli altri centri avranno avuto una certa accoglienza ed essendo poi affidati ad appalti pubblici, tutti con la sicurezza che nessun centesimo potrebbe essere detratto per scopi diversi, come invece chissà quanti ne saranno spariti nella costruzione del covid fiera con soldi che vengono dal privato, l’accoglienza sarà stata ottima? Probabilmente!!! Una volta si diceva: ” Col pubblico ci si guadagna sempre” e adesso fa piacere sapere che le cose si sono invertite ed è col privato che bisogna andarci con i piedi di piombo mentre con il pubblico oltre a rischiare che il tutto venga come sempre fatto al massimo ribasso con il risultato proporzionato al costo, c’è la sicurezza del come si dice fatto “ ad opera d’arte “ a garanzia in termini di utilizzabilità, durata, affidabilità e sicurezza. Mah !!!
Dato che i medici, facendo le autopsie proibite dal ministero, hanno ormai capito tutto e la malattia si cura a casa, per quella minima percentuale di popolazione che la prende un po’ forte, sfugge la motivazione dietro questa struttura e le similari create in Italia.