di Luca Patrassi
In prima linea nell’emergenza coronavirus. Si fa presto a dire che è la conseguenza del lavoro che fai e che magari hai scelto quando in realtà ti piomba addosso all’improvviso un’emergenza storica quale il Covid 19. Così capita che i cittadini utenti visualizzino meglio il concetto di assistenza sanitaria coniugandolo al volto di chi rischia la vita per rispondere alla missione di un lavoro particolare, medici ed infermieri che siano. Maria Giacinta Manfroni è la coordinatrice infermieristica dell’unità operativa di Medicina e di Ematologia dell’ospedale di Civitanova. Lavora a Civitanova da 33 anni.
L’emergenza ha riversato negli ospedali tanti contagiati, anche gravi. Quali sono stati i sentimenti iniziali provati nel trovarsi di fronte un virus sconosciuto?
«Da quando sono arrivata a Civitanova ho visto molte facce di questo ospedale trasformarsi, ma mai come questa volta a causa del coronavirus. L’ospedale di Civitanova ha iniziato dal 15 marzo scorso ad assistere pazienti Covid-19 positivi. Tutto il personale disponibile è stato utilizzato per fronteggiare questa emergenza; si è iniziato con una formazione circa i protocolli, i percorsi sporchi/puliti e sulle modalità di vestizione e svestizione del personale. Certo è che tutti inizialmente erano un po’ timorosi sia per la nuova riorganizzazione da apprendere velocemente ed in modo corretto, ma anche perché si doveva affrontare un nemico invisibile e molto minaccioso. Il timore però non è stato un limite, anzi si è trasformato in professionalità ed empatia. Successivamente il Covid-19 ha assunto un volto ed un nome».
La sua esperienza in corsia tra i pazienti l’ha portata a rilevare differenze di comportamento tra i malati ‘normali’ e quelli Covid? Più fragili, più ansiosi o altro?
« I pazienti erano spaventati, timorosi di affidarsi a persone che non conoscevano, condizione che molto frequentemente ci troviamo ad affrontare, ma questa volta non riuscivano a vedere neppure il volto di chi si occupava di loro; queste situazioni hanno portato il personale a compiere non solo il loro dovere professionale, ma ad aiutare con gesti concreti i pazienti; c’è chi sul camice ha scritto il proprio nome, chi ha messo la propria foto. Tra i ricoverati ci sono stati pazienti che hanno compiuto gli anni e per festeggiarli c’è stato chi ha preparato un dolce e chi ha portato le candele. Abbiamo conosciuto le famiglie dei ricoverati tramite delle videochiamate grazie ai tablet che sono stati donati: tutto questo per rendere il più normale possibile una situazione che di normale non ha nulla. Oltre i tablet, sono pervenute altre donazioni: le uova di pasqua dalla Ferrero, le brioches e la pizza tutti i giorni fornite dal panificio Gazzani, presidi di sicurezza per gli operatori; ringraziamo tutti per la solidarietà dimostrata. Ci terrei particolarmente ad inviare un messaggio, per quanto possa essere di conforto a tutti coloro che in questa guerra hanno subito la perdita di in un familiare. Nessun paziente è stato lasciato solo, ed è stata tenuta loro la mano».
Emergenza sanitaria di portata storica ma è anche vero che mai come oggi avete il pieno sostegno dell’opinione pubblica, pensa che possa e debba rimanere in futuro?
«Tutti oggi descrivono gli operatori sanitari come gli eroi o gli angeli del Covid. In realtà qui di eroico c’è stato poco niente, se non il grande senso del dovere, la deontologia che guida la professione e che ci chiama a non arrenderci di fronte alle paure ed alle difficoltà mettendo anche a rischio la nostra salute e sacrificando anche gli affetti più cari. Questo stesso personale, una volta spenti i riflettori sul Covid19, continuerà a lavorare con lo stesso impegno e dedizione professionale di sempre».
Qualcuno ha detto che oltre ai grazie si aspetta buona memoria al tempo del rinnovo dei contratti.
«E’ stata promessa una valorizzazione economica per tutto il disagio, ma a prescindere e per tutto quanto appena detto, rivolgo un ringraziamento a tutto il personale per l’impegno, ed alla direzione per la costante presenza e guida».
Grazie
Grandissima Giacinta, professionista di rara umanità
Grande Giacinta
Grazie di tutto ....persona di rara umanità...purtroppo mio padre è morto e io ero li in quel periodo del cambiamento....nn posso che ringraziare ❤❤❤
Grande professionista grande donna
Complimenti Maria Giaginta e a tutto il reparto !!! <3
Un saluto a tutto il reparto di ematologia
Grandissima persona e professionista Giacinta... Non dimenticherò mai le sue parole di incoraggiamento all'inizio del mio percorso terapeutico
Complimenti e di nuovo un grande abbraccio per tutto quello che fate
Ciao M.Giacinta mi ha fatto piacere rivederti impegnata come sempre nel tuo lavoro.Sei stata sempre la numero uno nel tuo lavoro a maggior ragione ora ,un grande abbraccio a te e la tua famiglia
Complimenti a tutto il reparto Ematologia di Civitanova
Brava Giacinta!!!
Grazie
GIACINTA SEI GRANDE!!!!!!!
Complimenti,e un abbraccio
Brava giacinta, sempre forte! Un abbraccio
Non è facile
Bravissimi
Grazie di tutto ....persona di rara umanità...purtroppo mio padre è morto e io ero li in quel periodo del cambiamento....nn posso che ringraziare
Grande reparto un eccellenza
Grazie
Complimenti Maria Giacinta e a tutto il reparto !!! <3
Grazie
Grande Giacinta
Grande la nostra caposala
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Non desisdero spendere ancora ammirazione per ciò che gli operatori sanitari di Civitanova Marche (e pure di altri ospedali) hanno fatto e stanno facendo contro questo Covid terrorista. Il virus ci ha fatto accorgere dell’importanza di una sanità organizzata e previdente, oltre al valore e all’importanza dei suoi operatori. Attualmente siamo impegnati a valutare positivmente e negativamente il Covid di Bertolaso. Si sta solo facendo una critica di parte, a favore o contro. Sarebbero dovuti essere gli operatori sanitari a dire dove e come fare un centro anti Covid a regola d’arte. Non c’è stato il tempo. Ma c’è qualcosa che mi sta più a cuore dire. E riguarda la parte psicologica di chi sta affrontando il Coronavirus.
I pazienti, innanzi tutto, avranno delle profonde ferite nell’animo. Malgrado tutta la buona volontà e umanità degli operatori sanitari, gli “appestati” si sono sentiti soli, senza la vicinanza delle persone care, sia che abbiano superato la pandemia, sia che siano morte. Pure senza il conforto religioso, qualora fossero credenti. In occasione di tragedie più gravi del passato (spagnola, peste, colera) l’assistenza religiosa era presente e penso pure quella familiare. Ho un carissimo amico ancora ricoverato a Civitanova Marche. Ebbene, pur essendo un uomo coraggiosissimo, abituato a rischiare la vita, è in uno stato di assenza psichica. Non sono uno psicologo, nè uno psichiatra, ma ho l’impressione che voglia tirare i remi in barca. Fa strani discorsi pure con altri suoi amici. I quali si rivolgono a me per avere conferme sulla salute mentale del nostro comune amico.
Credo che, pur abituato alla sofferenza e alla morte di pazienti, il personale sanitario che sta combattendo il Covid si trovi in una situazione psicologia nuova, diversa da quella alla quale era abituato. Inoltre, i nostri sanitari sanno che stanno rischiando la vita essi stessi, come le cronache ci dicono. E con quale riconoscimento concreto in retribuzione e in caso di morte per gli eredi? Forse la cosa mi è sfuggita. Forse la politica non ne ha parlato. Ma dovremmo, oltre alle mascherine, alle tute e a quant’altro, dare qualcosa di più dell’ammirazione e delle pacche sulle spalle a questi eroici combattenti, nostri concittadini italiani.