Uffici svuotati, dipendenti che preparano gli scatoloni con dentro gli effetti personali: il Ced di Piediripa chiude i battenti e il personale si trasferisce. Qualcuno, nella sede del Centro elaborazione dati che era di Banca Marche e ora è di Ubi Banca, ci ha lavorato per 30 anni e quella era quasi una seconda casa. In molti hanno lasciato la struttura con un po’ di commozione, altri con il rammarico che si potesse continuare ad utilizzare quel centro. Per qualcuno da lunedì la giornata lavorativa inizierà con un viaggio in auto più lungo per raggiungere Jesi. Il trasferimento comunque avviene dopo l’accordo sindacale con l’azienda che era stato raggiunto nei mesi scorsi. La maggior parte dei 95 lavoratori che erano impiegati nel Ced andrà alla sede di Ubi a Jesi. Altri andranno a Macerata e Civitanova. Inoltre chi va a Jesi potrà lavorare fino a 10 giorni al mese nelle sedi di Macerata o Civitanova.
La prima tranche di trasferimenti partirà lunedì. Il resto dei traslochi dei dipendenti avverrà nel corso dei prossimi due mesi. La struttura è di proprietà di Ubi e dietro il motivo di trasferire il Ced ci sarebbero, da fonti dell’azienda, i costosi lavori per il recupero della stabile a cui si aggiunge il fatto che la sede di Fontedamo a Jesi al momento è mezza vuota. Per alcuni dei dipendenti, che per vari motivi (sono part time o rientrano nelle prescrizioni della legge 104) possono evitare il trasferimento lontano ci sarà una ricollocazione in azienda con altre mansioni. Quella del Ced di Piediripa (che si trova all’inizio della frazione, sulla destra, venendo da Macerata) è una struttura storica ed è stata per anni uno sbocco lavorativo naturale per i laureati in Informatica dell’Università di Camerino.
Trasferimento del Ced Ubi a Jesi, 95 dipendenti chiedono la sospensione
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L’ultimo accordo sindacale disattende il precedente di meno di un anno fa che prevedeva nessuno spostamento di mansioni e personale da Piediripa. Ora ‘costosi lavori di recupero’ farebbero superare l’accordo dell’anno scorso. Avendo lavorato nella struttura per oltre 30 anni posso testimoniare che la stessa ha subito frequenti e puntuali lavori di ristrutturazione e mesa a norma altrimenti non sarebbe stato possibile usarla come sede di lavoro anche di 150 tecnici interni ed esterni. È banale pensare a una soluzione a tutto vantaggio di UBI che in un anno sconfessa se stessa. Staremo a vedere la destinazione finale dell’edificio e capiremo di più sulla poco chiara manovra di UBI Banca. Un cantautore diceva: ‘Ma ora che il guaio è fatto… portate via il morto!’ È a morire stavolta sono stati almeno 100 posti di lavoro qualificato a Macerata. Alla prossima puntata!
Ma sollevare una protesta? Cittadini, lavoratori, istituzioni… Sono tante le realtà che sono negli anni sfuggite alla città, in maniera anomala non è stata mai sollevata una protesta. Le strutture che portano impiego vanno difese…
In nome del principio di redditività,valido sotto il profilo tecnico meno sotto quelle sociale, questo succede ed altro potrà ancora succedere,specialmente se prendesse corpo la prospettiva del peggioramento del ciclo economico,come molti indicatori prevedono.E’ l’antico dilemma tra l’economia libera e quella in qualche modo soggetta a condizionamenti,cioè la programmazione a suo tempo frettolosamente accantonata,seppur sostenuta da menti illuminate.Oggi la politica,purtroppo tutta,a me pare che si confronta e si scanna su problematiche diverse,ma molto meno essenziali.