La Lega “suona” il Flauto:
«Offesa per i cittadini
che ci hanno votato»

ATTACCO ALLA LIRICA - Conferenza stampa dei rappresentanti e dei parlamentari del Carroccio che continuano a gridare allo scandalo per l'opera di Vick andata in scena allo Sferisterio, tra qualche contraddizione e critiche all'amministrazione comunale: «Qui non si vuole censurare l'arte, ma il pensiero unico che vuole veicolarla in un solo verso»

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Giuliano Pazzaglini, Luca Paolini, Tullio Patassini e Maria Letizia Marino oggi in conferenza al bar Nino

 

di Giovanni De Franceschi 

«Un’offesa ai cittadini», «una strumentalizzazione inaccettabile», «una bieca azione politica». E in un crescendo di toni: «Ma il libretto è stato approvato?», «Il cda sapeva che l’opera sarebbe stata stravolta?». Fino alla conclusione, quasi in coro: «L’arte deve essere libera». Si è mosso su questa contraddizione di fondo l’attacco della Lega al Flauto Magico di Graham Vick, la prima delle opere in scena al Mof di quest’anno. Che parte del pubblico non avesse gradito alcune scelte del regista – il libretto in italiano, due accampamenti di emarginati, la presenza di immigrati, una ruspa gialla al posto del Serpente – era stato chiaro fin da subito, dalla fine della prima rappresentazione allo Sferisterio. E in parte forse previsto. Ma che l’opera sia poi diventata un caso politico lo si deve proprio alla Lega. Troppo esplicito il riferimento a Salvini e alle politiche di accoglienza per passare sottotraccia, secondo gli esponenti del Carroccio. Così Maria Letizia Marino, segretario provinciale, i deputati Luca Paolini e Tullio Patassini e il senatore Giuliano Pazzaglini hanno denunciato quello che a loro avviso è stato un vero e proprio «scandalo».

«Venerdì sera – ha esordito la Marino – abbiamo assistito a una strumentalizzazione politica senza uguali, di una tristezza inaudita, una caduta di stile non indifferente. Una messa in scena che non ha offeso la Lega, ma i cittadini maceratesi che l’hanno votata. C’è delusione per le scelte imposte ai cittadini da una certa intellighenzia di sinistra abituata ai salottini».

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La ruspa nell’allestimento del Flauto magico

Patassini ha quindi spostato leggermente il tiro. «Ci interroghiamo sull’opportunità politica e sociale di mettere in scena proprio in questo anno una regia del genere – ha aggiunto – Comune e Provincia hanno veramente compreso lo stravolgimento di un’opera universale con contestualizzazioni forti ai fatti di Macerata? La questione non è artistica, ma di opportunità: perché questa non è la nostra Macerata, noi vogliamo la nostra Macerata. Il sindaco e la giunta si rendono conto di che immagine avrà la città nel mondo? E poi il cda dello Sferisterio ha approvato il libretto quando è stato deciso di stravolgere l’opera? Quant’è costata alla collettività, qual è il cachet di Vick? Noi in questi mesi abbiamo fatto di tutto per smorzare i toni, ma l’amministrazione di Macerata ha continuato ad alzarli, in ultimo proprio allo Sferisterio». E’ come se sarebbe stata opportuna una sorte di commissione che avrebbe dovuto vagliare prima il libretto, per capire se fosse il caso o meno metterlo in scena. La libertà dell’arte, appunto.

Paolini invece, si è presentato oltre che come deputato anche come ex corista e grande appassionato di Mozart. «Sono indignato – la sua riflessione – Mozart si rivolterebbe nella tomba. Qui non si vuole censurare l’arte, ma il pensiero unico che vuole veicolare l’arte in un solo verso. Qui si è dato un segnale politico forte, con la ruspa il riferimento era chiaro. L’arte è libera quando la fai tu, non quando stravolgi l’opera di un grande. E Vick non è nuovo a questi pugni nello stomaco. Arte vuol dire interpretare non stravolgere, altrimenti caro Vick l’opera te la scrivi e vediamo quanto successo ottieni». E poi il classico discorso secondo cui in Italia l’arte è appannaggio della “sinistra”. «Nel nostro Paese – ha aggiunto Paolini – se vieni da certi settori ha più facilità a fare carriera e non è casuale. Ma questo scandalo può servire proprio per mettere in discussione il nostro sistema culturale, per una riforma che non penalizzi più certi artisti a scapito di altri».

Infine Pazzaglini che ha definito il Flauto di Vick «una bieca azione politica. La Lega – ha continuato – non è contro l’arte e non si sente offesa neanche dai simboli, la ruspa l’abbiamo scelta noi. Quello che stiamo criticando è la strumentalizzazione politica dei nostri simboli. L’opera è stata stravolta per trascinare pubblico e cittadini in una lotta politica a loro insaputa, per condannare una precisa parte politica. Questo è tradimento della fiducia degli spettatori e del mandato elettorale di un’amministrazione, che deve rappresentare tutti. L’entusiasmo del sindaco Carancini per l’opera forse tradisce già quello che vorrà fare dopo, visto che da tempo ha smesso di fare il sindaco».

Ma non vi sembra contraddittorio che da un lato invochiate la libertà dell’arte e dall’altro chiediate se il libretto è stato approvato prima di essere messo in scena? Se l’arte è libera, perché non può fare anche critica politica? E poi non siete forse stati voi a creare un caso politico su quest’opera invece di abbassare i toni? «Noi non vogliamo limitare l’arte – ha risposto Pazzaglini – ci stiamo solo chiedendo se l’amministrazione di Macerata vuole o ha voluto strumentalizzarla». «Il problema – ha aggiunto Paolini – è che se io finanzio un certo tipo di artisti e non altri, l’arte non è più libera. L’intolleranza non è nostra, ma di chi ha scelto un artista che veicola solo certe idee. E qui si è voluto veicolare un messaggio che con Mozart non c’entra niente».

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