Da sinistra: Carla Moreni, Cinzia Maroni, Riccardo Frizza e Francesco Micheli
Un momento degli aperitivi culturali
di Marco Ribechi
(foto di Fabio Falcioni)
Arturo Toscanini protagonista agli Antichi Forni per l’aperitivo culturale dedicato all’Aida. In occasione dell’attesissima prima di questa sera allo Sferisterio è stato celebrato il 150° anniversario dalla nascita dell’ineguagliabile direttore d’orchestra che diresse le prime mondiali di molte opere. In una lettera egli stesso dichiarava: «Quando lavoro non ho tempo di sentire la gioia» spiegando come il suo lavoro lo sconvolgeva nel profondo, lasciandolo sempre stremato al termine di un’esibizione. A raccontare le curiosità sulla vita del compositore e dello stesso Verdi sono Carla Moreni, giornalista del Sole 24 ore, Riccardo Frizza a cui è stata affidata la direzione dell’Aida e Francesco Micheli. «L’Aida è un’opera grandiosa per vari motivi – spiega Moreni – per prima cosa, su ammissione dello stesso Verdi, segna l’inizio dell’opera dei direttori d’orchestra che diventano assoluti protagonisti. Ha un rapporto idiomatico del suono con la parola grazie alla presenza di grandi spazi associati a momenti di profonda intimità. Inoltre la sua modernità è anche nella storia che in fin dei conti racconta un triangolo amoroso, due donne in conflitto per un uomo. Era la stessa situazione che viveva nella realtà lo stesso Verdi, conteso tra Giuseppina Strepponi e Teresa Stolz, come viene raccontato in un carteggio ancora segreto custodito nel caveau di una banca di Milano».
Cinzia Maroni con Riccardo Frizza e Francesco Micheli
Proprio la modernità dell’opera verdiana ne rende possibile l’attualizzazione: «Sono a favore dell’interpretazione contemporanea – continua la giornalista – Verdi è sempre stato immerso nel suo tempo, non aveva un intento museale. Racconta il passato per parlare del presente e questa contemporaneità è giusto che rimanga nella messa in scena, è inutile ripetere sempre le stesse cose. Era un uomo del futuro e lo vediamo anche nell’invenzione della parola scenica, che già contiene l’atto teatrale». Ad analizzare la parte musicale è Riccardo Frizza che allo Sferisterio ha già diretto Maria Stuarda e Otello. «Tradizione non è adorare le ceneri ma far rivivere il fuoco – dice Frizza – La lettera di Toscanini è assolutamente vera, anch’io di fronte a una nuova orchestra rivivo gli stessi sentimenti di ansia e paura da lui descritti. Nei tempi moderni è anche difficile fare molte prove e la stessa gestualità del direttore è cambiata, oggi è necessario trasmettere più dettagli. E’ inoltre complesso dirigere un’orchestra che la sera prima si è esibita in un’altra opera, a volte si fatica a trasmettere le proprie intenzioni musicali. In questa Aida ho focalizzato molto sul suono, per renderlo più pieno nonostante sia sempre difficile lavorare all’aperto e far arrivare il suono in maniera omogenea senza coprire le voci».
L’Aida del 2014 (foto d’archivio)
L’Aida di Micheli ritorna allo Sferisterio dopo tre anni, con un intervallo che l’ha portata anche a Pechino. «Più passa il tempo e più mi rendo conto dell’immensità di Verdi – spiega Micheli – in Italia il pubblico è preparato all’Aida quindi si può sottolineare di più l’importanza della perpetuazione delle storie, l’alfabetizzazione cibernetica che nasce da simboli codificati che quasi per assurdo sono gli stessi dei moderni computer. Così non c’è molta differenza tra uno scriba che scrive su delle tavolette e un moderno blogger che usa un tablet. In Cina invece era necessario spiegare anche la storia passo passo, questo ci ha permesso di analizzare alcuni particolari che abbiamo assimilato e affinato». L’aperitivo di oggi è stato offerto da Maga Cacao e accompagnato da un bicchiere di Verdicchio e uno di Vernaccia per il dolce. Il prossimo incontro del 4 agosto vedrà come ospite Andrea Panzavolta che analizzerà i vantaggi e gli svantaggi di risolvere gli enigmi.
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