Da sinistra: Enrico Girardi, Stefano Ricci, Gianni Forte e Cinzia Maroni
Enrico Girardi
di Marco Ribechi
La Turandot è la protagonista del secondo appuntamento con gli Aperitivi culturali agli Antichi Forni di Macerata. Un pubblico come al solito attento ed esigente ha ascoltato Enrico Girardi, giornalista del Corriere della Sera, analizzarne gli aspetti meno conosciuti in un confronto con i registi Stefano Ricci e Gianni Forte naturalmente coordinati da Cinzia Maroni. Spettatori incuriositi da qualche piccola anticipazione di quella che sarà la prima allo Sferisterio che di fatto aprirà oggi “le notti magiche” dell’arena cittadina (ieri il debutto con Shi che però è stato messo in scena al teatro Lauro Rossi). L’analisi di Girardi ha evidenziato gli aspetti problematici dell’opera lasciata incompiuta da Giacomo Puccini ipotizzando una difficoltà compositiva dovuta alla natura mutevole della protagonista. «Il libretto prende spunto da una fiaba teatrale di Gozzi – spiega il giornalista – Puccini prima della morte aveva già ultimato la parte orchestrale tralasciando però il problema della trasformazione intima della Turandot. Questo può significare che lo stesso compositore avesse dei dubbi di difficile soluzione».
Stefano Ricci
Dubbi dati dalla doppia natura dell’opera: da un lato melodramma ma dall’altro anche racconto fiabesco. «Gli aspetti fiabeschi più evidenti sono identificabili nelle regole del gioco dei quesiti – continua Girardi – dal lieto fine nonostante la morte di Liù e dal tempo adimensionale che appunto proietta in una esistenza quasi magica. Allo stesso tempo però la trama originale di Gozzi è stata arricchita da elementi melodrammatici come il personaggio di Liù, inizialmente assente, e dalla semplificazione del libretto». Dal concetto di fiabesco parte anche l’analisi dei due registi che questa sera debutteranno nel mondo della lirica. «La fiaba è una rilettura del proprio vissuto e un tentativo di capire l’essenza dell’individuo – spiegano Ricci e Forte – Questa è la molla che ha spinto la nostra produzione. Una indagine psicoanalitica per delineare una nuova figura di donna che è anche il tentativo che emerge dal lavoro pucciniano. Non ci siamo accontentati del personaggio della donna fredda e glaciale che taglia le teste. Ci siamo interrogati sul motivo del suo potere di seduzione collegandolo all’attualità».
Gianni Forte
E proprio l’isolamento dell’individuo moderno potrà essere una chiave di lettura dello spettacolo che sarà proposto questa sera: «La solitudine del tempo presente è uno degli aspetti principali della nostra analisi – spiega Forte – Siamo partiti dalle ferite di questa donna per dare al pubblico la possibilità di fare un viaggio con elementi riconoscibili ma anche machiavellici, portiamo il pubblico in alto mare e poi lo lasciamo lì a cavarsela da solo. La nostra produzione non vuole rompere con la tradizione poichè siamo stati fedelissimi alla partitura originale. Abbiamo però cercato di far andare a braccetto sogno e realtà». L’aperitivo finale, fatto di prodotti locali e genuini, è stato offerto da “Il Contadino” di Corso Cavour, accompagnato da un buon bicchiere di Ribona. Il prossimo appuntamento con gli Aperitivi Culturali è per domani (sabato 22 luglio) alle 12 con Nicola Berloffa, regista della Madama Butterfly e il giornalista di Repubblica Angelo Foletto per anticipare il debutto della seconda opera in programma allo Sferisterio.
Lo staff de Il Contadino di Corso Cavour
Il pubblico in sala
Francesco Micheli
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